Quando le richieste sono irragionevoli, gli obiettivi diventano irraggiungibili. Questa l'estrema sintesi degli interventi che si sono succeduti sul palco del Nicolaus Hotel di Bari in occasione della 34esima edizione dei Forum di Medicina Vegetale (*), tradizionale evento dicembrino organizzato da Arptra, Associazione Regionale Pugliese dei Tecnici e Ricercatori in Agricoltura.


Il tema clou del 2022 è racchiuso nel titolo stesso del convegno, ovvero "Transizione ecologica e protezione delle piante - Come coniugare sostenibilità ed esigenze fitoiatriche". Un tema particolarmente caldo da quando Bruxelles ha fissato nel 62% la riduzione negli usi di agrofarmaci chiesta all'Italia.


Durante la prima sessione dei lavori, moderata da Giannantonio Armentano de L'Informatore Agrario, è apparsa unanime l'opinione dei diversi esperti riunitisi sul tema, pur con i distinguo dovuti ai rispettivi ruoli.

 

Simona Rubbi, del Cso Italy - Centro Servizi Ortofrutticoli

Simona Rubbi, del Cso Italy - Centro Servizi Ortofrutticoli

(Fonte foto: AgroNotizie)


Simona Rubbi, del Cso Italy - Centro Servizi Ortofrutticoli, ha manifestato le forti preoccupazioni del comparto agricolo a fronte delle restrizioni proposte in tema di usi di prodotti fitosanitari, lamentando al contempo l'aggravio burocratico per le aziende agricole. Insoddisfacenti, sempre secondo Simona Rubbi, anche le procedure di valutazione degli impatti, anche economici. Un approccio, quello del Farm to Fork, reputato quindi ideologico e semplicistico.


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Nicola Mori dell'Università di Verona

Nicola Mori dell'Università di Verona

(Fonte foto: AgroNotizie)


Nicola Mori, dell'Università di Verona, ha focalizzato soprattutto sulla necessità di moltiplicare gli sforzi in ricerca e sviluppo, al fine di individuare da un lato nuove soluzioni fitosanitarie dai profili migliorativi, sviluppando al contempo programmi di difesa fortemente integrati da tecniche agronomiche sempre più diversificate ed efficaci. Mori ha anche enfatizzato il ruolo delle università italiane in tal senso, ricoprendo queste ruoli molteplici e diversificati in termini non solo di ricerca ma anche di cultura e formazione.


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Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio

Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio

(Fonte foto: AgroNotizie)


Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, ha espresso una posizione favorevole al Farm to Fork e alla sua integrazione con la Pac. Forte l'invito a migliorare l'approccio agroecologico delle pratiche agricole, anche ricorrendo maggiormente al biocontrollo, per una loro maggiore sostenibilità. Critica invece sull'indice di valutazione "Hri 1" voluto dalla Commissione Europea per la valutazione dei risultati del Green Deal stesso. Un approccio che penalizza molto le sostanze utilizzate soprattutto in biologico.


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Riccardo Vannelli, presidente di Agrofarma - Federchimica

Riccardo Vanelli, presidente di Agrofarma - Federchimica

(Fonte foto: AgroNotizie)


Riccardo Vanelli, presidente di Agrofarma - Federchimica, ha sollecitato una miglior coniugazione fra le esigenze di una maggior sostenibilità delle pratiche agricole e le esigenze di una efficace difesa fitosanitaria delle colture. Vi sono comunque già oggi segnali positivi in tal senso, misurabili attraverso gli eccellenti risultati delle campagne di monitoraggio residui, le quali in Italia forniscono dati significativamente migliori rispetto alla già di per sé ottima media europea. Il mondo dell'industria si sta inoltre impegnando su molteplici fronti: dalle biotecnologie alla messa a punto di soluzioni sempre più sostenibili, fino all'agricoltura digitale e ai servizi dedicati al supporto decisionale a favore degli agricoltori.


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Pasquale Falzarano, del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste

Pasquale Falzarano, del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste

(Fonte foto: AgroNotizie)


Infine Pasquale Falzarano, del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Forte la preoccupazione italiana verso alcuni obiettivi del Green Deal e del Farm to Fork, i quali sarebbero stati stabiliti senza tenere in debito conto le forti differenze delle diverse agricolture europee.

 

Diverse infatti le carenze attuative, come per esempio la disomogeneità del livello di attuazione delle misure nei diversi Stati membri. Anche l'applicazione e il controllo dei principi base della difesa integrata risultano mancanti, al pari degli obiettivi quantitativi vincolanti. Scarsa infine la tutela delle acque e della biodiversità. Gli obiettivi di un uso sempre più sostenibile degli agrofarmaci si sarebbero cioè ridotti a un mero taglio dei quantitativi. Questi in Italia sarebbero infatti già diminuiti del 35% negli ultimi vent'anni. Un dato che a Bruxelles avrebbero dovuto tenere in maggior considerazione.


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Se applicata come richiesto, l'agricoltura italiana muore

Facile il calcolo: la sola proibizione di applicare agrofarmaci nelle aree cosiddette "sensibili", cui si sovrappongono parzialmente anche le aree previste da Natura 2000, comporterebbe l'esclusione della difesa fitosanitaria dal 50% circa della Sau italiana. Ciò farebbe quindi divenire realtà le stime teoriche sviluppate da VSafe, spinoff dell'Università Cattolica di Piacenza, la quale nel 2019 aveva redatto un documento che proponeva cali percentuali a due cifre nelle rese di molteplici colture in assenza completa di trattamenti.


Uno scenario considerato da molti irrealistico per la drasticità della sua ipotesi, cioè zero trattamenti, ma che gli attuali orientamenti europei potrebbero in futuro trasformare in realtà per circa la metà della Sau nazionale. Anche le filiere italiane verrebbero pesantemente impattate da simili tagli produttivi, come dimostrato da un secondo report, prodotto anch'esso dallo spinoff piacentino.


Meglio quindi dirlo chiaro e forte: le richieste europee, se applicate acriticamente, affosserebbero gran parte delle produzioni italiane, impattando anche le filiere più nobili come quelle di salumi, formaggi e di una molteplicità di prodotti tipici.


Il peso non è tutto

L'Italia, è vero, ha circa il doppio dei chili per ettaro di agrofarmaci rispetto alla media europea, ovvero poco più di sei chili contro 3,3 della Ue a 27. I motivi ovviamente ci sono, poiché rispetto alla media europea il Belpaese ha oltre il doppio delle colture perenni, cioè vite e frutticole. Si parla di oltre il 18% della Sau rispetto a poco più del 7% di media Ue. Il tutto, a fronte di minori superfici a seminativi (52,8% contro il 61,4%), e a prati pascoli, con l'Italia che si ferma al 28,8% contro il 31,2% europeo.


Del resto, un solo trattamento in frutteto con polisolfuro di calcio implica di per sé 24 chilogrammi applicati. Inoltre, stando a Istat, su 100 chili di agrofarmaci impiegati in vigneto, circa l'80% è rappresentato da zolfo (69%) e rameici (11%). Sono quindi necessari circa 40 ettari a frumento duro per mettere insieme i chilogrammi di agrofarmaci necessari a difendere un solo ettaro di vite.

 

Non è quindi strano che nello Stivale si utilizzino più agrofarmaci della media europea. Gli agricoltori italiani applicano ciò che serve, esattamente come qualunque altro agricoltore europeo. Solo che gliene servono di più.

 

Donatello Sandroni, giornalista e divulgatore scientifico

Donatello Sandroni, giornalista e divulgatore scientifico

(Fonte foto: Arptra)


Tale evidenza è stata condivisa da Donatello Sandroni, giornalista e divulgatore scientifico, che ha fornito dapprima una disamina numerica sui trend degli stock mondiali di frumento, mais e soia, facendo poi seguire un approfondimento dei trend degli usi di agrofarmaci in Italia comparati con quelli demografici e agricoli: una forbice difficilmente sostenibile che mette in evidenza il drastico calo delle superfici pro capite coltivabili, unitamente al dimezzamento degli agrofarmaci negli ultimi decenni, sia espressi come sostanze attive, sia come chilogrammi.


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Indici irrazionali e pericolosi

Nel corso dell'evento barese è stato inoltre citato il report di Global 2000, dal quale emergono le criticità dell'approccio quantitativo insito nell'indice "Hri 1", ovvero l'Harmonised Risk Indicator 1 proposto dalla Commissione Europea per misurare nel tempo i risultati del Green Deal.


Peccato che tale indice consideri solo due variabili: la dose per ettaro da moltiplicarsi per un coefficiente fisso legato al gruppo di appartenenza delle singole molecole. Per esempio, nel primo gruppo sono raccolte le sostanze attive considerate a basso rischio (Wf 1); al secondo appartengono invece quelle incluse nella lista di sostituzione (Wf 16); al terzo quelle non autorizzate (Wf 64), per esempio ammesse solo tramite deroghe temporanee; infine nel quarto gruppo sono incluse tutte le altre (Wf 8).


Il numero incluso nella sigla, 1-8-16-64, altro non è che il coefficiente moltiplicatore della dose per ettaro. Così facendo, però, si ottengono risultati abbastanza sorprendenti. Per esempio, il bicarbonato di potassio è sì in gruppo Wf 1, ma viene impiegato a dosi medie di 7,5 kg/ha. Il suo "Hri 1" è quindi pari a 7.500. Il difenoconazolo, in lista di sostituzione, ha coefficiente 16, ma una dose media per ettaro di soli 56 grammi, ottenendo un "Hri 1" pari a 896, circa otto volte migliore di quello di una sostanza, il bicarbonato di potassio, cui l'agricoltura guarda come possibile soluzione a basso impatto per la difesa delle colture. Soprattutto per quella biologica.


Molto peggio esce lo zolfo nella comparazione con penconazolo: entrambi in gruppo Wf 8, hanno dosi di impiego molto differenti (6,4 kg/ha il primo contro i 32 g/ha del secondo). Ciò genera un "Hri 1" pari a 51.200 per lo zolfo e di soli 256 per il penconazolo: 200 volte di meno.


L'aumento delle superfici a biologico implicherebbe peraltro anche un aumento degli usi del rame. Ottimo per le aziende produttrici, ma meno in ottica "Hri 1". Anche considerando con estrema approssimazione un solo chilo come dose media per ettaro (dosi estrapolate da un formulato al 50% di rame ossicloruro), essendo il rame in lista di sostituzione questi 1.000 grammi verrebbero moltiplicati per 16, salendo l'"HRI 1" intorno a 15-16mila. Dato questo da considerare meramente teorico ed esemplificativo dell'ordine di grandezza del possibile risultato.


A conferma, sempre secondo il Report Global 2000, l'Austria ha visto peggiorare il proprio "Hri 1" mano a mano che la sua agricoltura si è spostata verso il bio. Oggi Vienna contabilizza infatti il 26,4% di superficie a biologico, distribuita nel 22,8% delle aziende agricole austriache, ma il suo "Hri 1" è peggiorato: decisamente l'opposto di quanto il Green Deal intende ottenere.


Quindi, per quanto possa sembrare assurdo a molti, l'indice proposto dalla Commissione Europea penalizza proprio i prodotti che dovrebbero sostenere la transizione a biologico di buona parte dell'agricoltura europea, desiderata al 25% al termine del processo. Dura infatti pensare di diminuire l"Hri 1" complessivo europeo andando a sostituire le molecole di sintesi con quelle inorganiche di derivazione naturale.


Segnali di buon senso

A seguito della levata di scudi di molti Stati membri, fra cui l'Italia, pare ora che la Commissione Ambiente di Bruxelles abbia ammesso che gli obiettivi proposti potrebbero essere irraggiungibili. La matematica fuga però ogni dubbio sul condizionale usato dalla Commissione stessa: non "potrebbero" essere irraggiungibili, bensì lo sono a tutti gli effetti. Si spera che tale timida ammissione possa generare la doverosa marcia indietro di un'Europa che tira righe con la livella e fissa obiettivi che solo dei profani di agricoltura e di fitoiatria potevano ideare.

 

Seconda sessione: la parola alle aziende

Come d'uso, la seconda sessione dei Forum di medicina vegetale ha dato spazio alle comunicazioni delle società agrochimiche con la moderazione di Ivano Valmori, di Image Line®. Molte le proposte tecniche, visionabili scaricando le rispettive presentazioni:


Giuseppe De Pinto - Corteva Agriscience: "Subelus, Inatreq active, Pixxaro e Fontelis: le novità del portfolio Corteva".
Andrea Bergamaschi - Upl Italia: "Vacciplant soluzione innovativa per il controllo delle principali malattie della vite".
Francesco Bourlot - Koppert Italia: "L'uso di nematodi entomopatogeni come valida alternativa ad insetticidi e geodisinfestanti".
Mattia Fumagalli - Syngenta Italia: "Axial One e Azotobacter salinestris, due nuove soluzioni per la gestione dei cereali a paglia".
Francesco Savino - BIOGARD®, divisione di CBC Europe Srl: "Mister L: nuovo erogatore aerosol per il controllo di Lobesia botrana".
Luigi Evangelista - Gowan Italia: "La linea rameici di Gowan Italia".
Alessandro Gruppo - Sumitomo Chemical: "Nuovo approccio al mercato e aggiornamento catalogo".
Roberto Balestrazzi - Nufarm Italia: "Nuove acquisizioni per la difesa di vite e olivo".
Vincenzo Antonio Coscia - FMC Agro Italia: "Exirel® Bait 2022: nuove esperienze ed acquisizioni su olivo e agrumi".
Marco Betti - Euro Tsa: "Microsed Geo: difesa e nutrizione in un'unica soluzione".
Andrea Pedrazzini - Chimiberg: "Nuovo chitosano di origine fungina".
Vincenzo Losacco - Adama Italia: "Stavento: nuova soluzione fungicida di Adama per il controllo della septoria su frumento".
Davide Mosconi - Serbios: "Asset Five a base di piretro naturale - estensioni di impiego e futuro del bio-insetticida ad ampio spettro".
Ivan Di Giorgio - Ascenza Italia: "Innovazione nel controllo dell'oidio con l'introduzione di Carpet e Prev-Am Plus".
Alessandro Arbizzani - Certis Europe: "Mallen®, la soluzione efficace e sostenibile per il controllo della fusariosi della spiga dei cereali".
Giampaolo Ronga - BASF Italia: "Revysion®: nuovo fungicida ad ampio spettro per vite e frutta".
Domenico Maraglino - De Sangosse Italia: "IronMax Pro: il molluschicida biologico efficace come la referenza convenzionale".
Ignazio Romeo, Giuseppe Cortese - Bayer CropScience: "Root to success: sinergie concrete per la gestione integrata in orticoltura".

 

Marco Galli - Geasmart Srl: "Green Atlas: l'intelligenza artificiale a supporto dell'agricoltore".

Giuseppe Valenzano, agronomo, e Francesco Messina, manager Agrimessina Srl: "Progetto Canopies: a collaborative paradigm for human workers and mult robot teams in precision agriculture systems in tablegrapes".

 

Terza sessione: organismi nocivi emergenti

A concludere l'edizione 2022, e moderata da Ilaria De Marinis di Fruit Communication, una terza sessione incentrata sul ruolo del consulente fitosanitario, sulla normativa e sulla gestione degli organismi nocivi da quarantena e sui parassiti di recente diffusione nel territorio pugliese, in special modo i tiflocibini della vite.

 

Alberto Alma, dell'Università di Torino

Alberto Alma dell'Università di Torino

(Fonte foto: Arptra)

 

Queste cicaline stanno infatti creando danni sempre maggiori alla viticoltura del Sud. L'approfondimento sul tema è stato fornito da Alberto Alma, dell'Università di Torino, il quale ha mostrato i gravissimi danni provocati dalle forti infestazioni di tali fitomizi, come pure ha fornito una panoramica delle soluzioni impiegabili per il loro contenimento.


Scarica la presentazione di Alberto Alma

 

Salvatore Infantino, dirigente Servizio Fitosanitario della Regione Puglia

Salvatore Infantino, dirigente Servizio Fitosanitario della Regione Puglia

(Fonte foto: Arptra)


Da parte sua Salvatore Infantino, dirigente Servizio Fitosanitario della Regione Puglia, ha ripercorso le minacce alla sanità delle piante rappresentate da organismi nocivi i cui rischi di introduzione nel territorio dell'Unione Europea sono aumentati a causa della globalizzazione degli scambi commerciali e dei cambiamenti climatici. Obiettivi dell'Osservatorio Fitosanitario, l'intensificazione dei controlli ufficiali, nonché una maggiore sorveglianza del territorio. Il tutto al fine di migliorare la risposta alle emergenze fitosanitarie e la loro successiva gestione.


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Agostino Santomauro del Servizio Fitosanitario Regione Puglia

Agostino Santomauro del Servizio Fitosanitario Regione Puglia

(Fonte foto: Arptra)


Anche il ruolo del consulente fitosanitario ha ricevuto il giusto spazio per mano di Agostino Santomauro del Servizio Fitosanitario Regione Puglia. Di fatto, il consulente deve essere in possesso del certificato di abilitazione alle prestazioni di consulenza in materia di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e sui metodi di difesa alternativi. Il suo ruolo è quindi fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi nazionali ed europei in termini di sostenibilità delle pratiche agricole.


Scarica la presentazione di Agostino Santomauro


Infine, nota di merito per il "Premio Arptra alla carriera" conferito a Ivan Ponti, già dirigente del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna e autore di diversi volumi e pubblicazioni dedicati alle patologie vegetali e alla fitoiatria.


 

(*) L'evento è stato coorganizzato con l'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Bari e l'Università di Bari con il patrocinio e la collaborazione di soggetti istituzionali e associazioni come Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia,  Crsfa Basile CaramiaAipp, Associazione Italiana per la Protezione delle Piante, Giornate FitopatologicheCollegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati della PugliaCollegio degli AgrotecniciAntesia.

 

Media partner L'Informatore AgrarioTerra e VitaAgroNotizie® - Image Line®, FoglieTV, Fruit Comunication - Fruit Journal.

 

Le informazioni saranno disponibili anche sulla pagina Facebook dell'Arptra a questo link

 

 

In occasione della presentazione delle sopra-citate relazioni, sono state correttamente specificate l'avvenuta registrazione o meno dei formulati, le informazioni relative alle estensioni di impiego già riportate in etichette e/o le prove in campo effettuate, nonché le precise indicazioni relative al corretto uso dei prodotti fitosanitari
 
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