Nelle drupacee è spesso la Monilia a presentare il conto in post raccolta, causa controlli fitosanitari insufficienti in campo o permanenze troppo prolungate nei magazzini, nei supermercati e nei frigoriferi dei consumatori.

 

Anche le pomacee patiscono però di alterazioni rilevabili soprattutto in fase di frigoconservazione, come per esempio il cosiddetto "Cuore nero". In campo i primi sintomi sono visibili sui frutti in via di maturazione, talvolta già dal mese di agosto, sviluppandosi dei marciumi brunastri all'estremità calicina. Le infezioni partono però da molto più lontano, quando ascospore e conidi infettano gli organi fiorali, restando poi il fungo latente fino alla fase di maturazione.

 

Inoltre, nella successiva fase di caduta petali il fungo attacca anche le foglie, generando su di esse macchie circolari dal diametro di circa mezzo centimetro. Diversa anche la colorazione andando dal margine della macchia, tendente al porpora, fino al centro, più tipicamente brunastro


L'identikit del colpevole

A realizzare questi danni è Botryosphaeria obtusa, fungo ascomicete considerato in passato del tutto secondario, ma che nel tempo è cresciuto per diffusione e gravità nelle aree tipicamente vocate alla melicoltura. La forma conidica è stata a lungo classificata come Sphaeropsis malorum, ma oggi è conosciuta anche come Diplodia serrata.


Favorito soprattutto da stagioni calde e umide, il fungo può arrecare danni fino a un terzo circa della produzione. Anche i cancri rameali e le ferite del legno ne favoriscono la proliferazione, offrendo riparo al patogeno il quale prospera in tal caso saprofiticamente. 

 

Le varietà più sensibili

Fra le mele sono particolarmente esposte alle infezioni di Botryosphaeria obtusa varietà come Braeburn, Fuji, Gala, Elstar, Jonagold e Pink Lady, mentre sulle pere i maggiori rischi li corrono i coltivatori di Abate e Conference, sebbene più raramente.


Metodi di controllo

In primis vanno rimosse da terra le mummie dei frutticini caduti, come pure vanno eliminati i cancri rameali al momento della potatura. Ciò riduce l'inoculo del patogeno minimizzandone poi la presenza in primavera. Un parziale effetto "igienizzante" si può inoltre ottenere con applicazioni di formulati cuprici in autunno/inverno, atti a controllare i cancri rameali. Al momento ammontano a 45 i prodotti commerciali rameici attualmente autorizzati contro Sphaeropsis malorum su pomacee


Quanto a fungicidi di sintesi, non ne risultano a oggi di specificatamente registrati contro questo patogeno. Tiofanate metile, sostanza ormai revocata, è noto possedere una certa efficacia contro questa malattia, ma i suoi usi sono però vincolati a eventuali autorizzazioni in deroga come quella ottenuta su melo dal 5 settembre al 29 dicembre 2022 (Enovit Metile 02).

 

Questo fungicida può quindi essere applicato alla dose di 90-110 ml/hl (1,4 lt/ha), ma contro i cancri rameali (Cytospora spp., Fusicoccum spp. e Nectria galligena), non riportando esplicitamente Sphaeropsis malorum in etichetta. Le sue applicazioni contro i cancri rameali possono però fornire un controllo indiretto anche del cuore nero, visto che il patogeno si avvantaggia della presenza di tali proliferazioni sui rami.

 

Peccato che uno dei migliori momenti di intervento contro il cuore nero sia al suo insediamento, ovvero a fine fioritura, seguito poi da un'altra applicazione in estate. Ciò potrebbe essere un utile suggerimento a chi di dovere per delle eventuali richieste di autorizzazioni in deroga per il 2023. Per lo meno per i trattamenti post fiorali.

 

Anche fludioxonil mostra buoni livelli di efficacia contro il cuore nero. Del resto, i prodotti che contengono questa sostanza attiva vengono applicati per lo più in pre raccolta contro le patologie che si sviluppano durante la frigoconservazione, ovvero Gloeosporium spp., Penicillium spp. e botrite. Ma in etichetta il cuore nero non viene indicato.

 

Queste applicazioni, massime ammesse due da frutto noce a pre raccolta, possono quindi avere in estate un gradito effetto anche su Botryosphaeria obtusa, ma, ancora, non v'è traccia in etichetta di applicazioni post fiorali. Cioè quelle che potrebbero sbarrare fin da subito la strada al patogeno.


Ci si augura quindi che nei prossimi anni si sviluppino nuove soluzioni contro il cuore nero, compensando magari nel frattempo con autorizzazioni speciali per i trattamenti post fiorali.