Le due agenzie europee che si occupano della valutazione dei prodotti fitosanitari e delle sostanze chimiche in generale hanno appena pubblicato degli importantissimi aggiornamenti riguardanti il rame e il glifosate. Vediamo quali.


L'Efsa propone di dimezzare la quantità massima di rame assimilabile attraverso i residui presenti nelle derrate alimentari

Il rame è contemporaneamente un principio attivo ad attività fitosanitaria, un fertilizzante, un elemento indispensabile per gli organismi viventi, una sostanza pericolosa e tante altre cose.

 

Su mandato della Commissione Ue l'Efsa ha preparato una cosiddetta "opinion" sulle quantità minime e massime che l'uomo può assimilare attraverso la dieta per non incorrere in carenze nutrizionali (e quindi valori minimi) o malattie croniche (ad esempio la malattia di Wilson) in caso di eccessi (e quindi valori massimi). L'organismo umano è infatti dotato di un meccanismo di omeostasi in grado di gestire senza eccessivi problemi le quantità di rame assimilate attraverso la dieta, a patto che la quantità giornaliera non sia eccessiva, altrimenti non viene smaltito correttamente e a lungo termine tende ad accumularsi con possibile insorgenza di malattie come quella citata.

 

Avvalendosi della metodologia pubblicata nel 2021, l'Efsa ha stimato l'esposizione umana al rame attraverso la dieta, confermando che il maggiore apporto proviene dalle granaglie, seguite da frutta e derivati, carne e derivati, ortaggi, caffè, cacao, tè, cibi per bambini e infine da latte e latticini. In questo documento l'agenzia ha messo nero su bianco quello che tutti gli addetti alla filiera sospettavano da tempo: il contributo in rame alla dieta fornito da prodotti fitosanitari, additivi alimentari e per mangimi e fertilizzanti è trascurabile.

 

I prodotti fitosanitari a base di rame non sono infatti utilizzati sui cereali (qualche eccezione per il frumento), che sono il maggiore contributore di rame alla dieta. L'agenzia ipotizza tuttavia che il rame ai cereali arrivi attraverso i terreni contaminati, fenomeno dove prodotti fitosanitari e fertilizzanti non sono esenti da responsabilità, anche se in buona compagnia, come ad esempio nelle vicinanze degli allevamenti (non a caso il modello IDMM per valutare il destino ambientale del rame è stato inizialmente sviluppato per il settore zootecnico).

 

Il risultato dell'indagine dell'Efsa è che l'attuale quantità giornaliera che possiamo assumere attraverso la dieta senza avere problemi (Adi – Acceptable Daily Intake), 0,15 mg/kg di peso corporeo/giorno, è troppo elevata: per scongiurare problemi a lungo termine occorre scendere a 0,07 (5 mg al giorno per una persona di poco più di 70 kg), valore che il meccanismo di omeostasi potrebbe gestire senza che si verifichino accumuli.


Se il valore verrà confermato, le autorità si troveranno di fronte a un dilemma di difficile soluzione, vista la probabile inefficacia della diminuzione dei limiti massimi di residuo (Mrl) sulle derrate alimentari, che agisce solo sui prodotti fitosanitari, il cui apporto diretto, come per i fertilizzanti e gli additivi, è stato considerato trascurabile. Occorrerà pensare a provvedimenti a livello globale, ma quali?


Il glifosate assolto ancora una volta dall'accusa di essere cancerogeno

L'Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (Echa) ha pubblicato sul proprio portale la decisione del Rac (Comitato per la Valutazione del Rischio) sulla classificazione tossicologica del glifosate: non esistono evidenze secondo le quali il celebre erbicida possa essere ritenuto cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione, pertanto l'attuale classificazione rimarrà invariata.

 

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La decisione è in perfetta conformità con le conclusioni delle autorità (Svezia, Francia, Ungheria e Olanda) incaricate della valutazione del dossier di rinnovo dell'approvazione UE del glifosate ed è stata presa dopo aver esaminato una quantità di studi scientifici senza precedenti. E lo Iarc cosa dice?


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