La mosca dell'olivo (Bactrocera oleae) è la principale avversità che colpisce l'olivo (se si esclude Xylella fastidiosa) ed è in grado, se non controllata, di annullare la produttività dell'oliveto. Il 2020 è stato l'ultimo anno in cui è stato possibile usare il dimetoato, un insetticida ad azione curativa su cui si è basata per lunghi anni la difesa dell'olivo dalla mosca.

In questo contesto è necessario passare da un approccio curativo ad uno preventivo.
 
In questo contesto una esperienza interessante arriva dal Trentino, dove nonostante l'olivicoltura abbia una diffusione limitata la mosca rappresenta comunque un serio problema. Ebbene i tecnici della Fondazione Edmund Mach (Fem) hanno spinto gli agricoltori da ormai venti anni ad utilizzare le trappole per la cattura massale della mosca.

Trappole che, come ci spiega il tecnico Fem Michele Morten, devono essere posizionate in campo già sul finire dell'inverno, in modo da intercettare gli esemplari svernanti e quindi frenare la crescita della popolazione durante i mesi più caldi.

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La cattura massale di Bactrocera oleae

In commercio esistono un gran numero di trappole per la cattura massale della mosca dell'olivo. Si tratta di contenitori in plastica, solitamente di colore giallo, all'interno dei quali viene inserita una esca alimentare e un erogatore di feromoni specie specifico.

Quando la mosca entra nella trappola, attirata dal colore, dal feromone e dall'esca alimentare, inizia a girare in tondo posandosi infine sulla parete superiore del contenitore che è trasparente. Parete imbevuta di un insetticida, come la deltametrina, che devitalizza in poco tempo l'insetto.

Il corretto posizionamento di una trappola a cattura massale
Il corretto posizionamento di una trappola a cattura massale
(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)

La trappola ha un costo limitato, ma deve essere impiegata ad alte densità. I tecnici Fem consigliano dalle cinquanta alle ottanta trappole ad ettaro a seconda della presenza "storica" della mosca e dall'estensione dell'oliveto (più è esteso meno trappole servono).

I dispositivi, acquistabili solo da chi possiede il patentino, devono essere appesi a circa due metri di altezza, sulla chioma esposta a Sud, ma in una zona in ombra. La durata del sistema è variabile, da sei mesi ad un anno, e una volta esauste, le trappole devono essere smaltite secondo la normativa vigente (sono rifiuti speciali, come i contenitori degli agrofarmaci).


La cattura massale della mosca dell'olivo

"Perché questa tecnica sia efficace deve essere preventiva, collettiva e tempestiva", spiega Michele Morten. "Preventiva, perché è utile a ostacolare il crescere della popolazione in oliveto. Collettiva, perché deve riguardare tutti gli olivicoltori. E tempestiva, perché le trappole devono essere posizionate già sul finire dell'inverno, al massimo durante il mese di aprile, in modo da intercettare precocemente i primi voli".

D'altronde gli olivicoltori devono procedere ad un cambio di mentalità per quanto riguarda la difesa: da curativa, che aveva nel dimetoato il caposaldo, a preventiva, attraverso l'uso delle trappole, ma anche di prodotti come il caolino (e in generale le polveri di roccia) oppure di esche insetticide.
 
Se l'obiettivo della cattura massale è di togliere dalla circolazione il maggior numero possibile di mosche, tutti gli olivicoltori devono essere coinvolti e occorre che il pubblico e il privato si alleino, facendosi carico anche delle piante abbandonate o di quelle che fanno parte del verde urbano. Una pianta di olivo non gestita può infatti fungere da inculo per un vasto territorio.


Il biocontrollo attraverso inula viscosa

Per completare una strategia di difesa integrata dell'olivo dalla mosca i tecnici della Fondazione Edmund Mach hanno promosso la diffusione sul territorio della specie inula viscosa. Si tratta di una pianta erbacea, piuttosto rustica e diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, che costituisce un habitat naturale per molti insetti utili (imenotteri e braconidi) che possono giocare un ruolo nel mantenere basse le popolazioni di Bactrocera oleae attraverso la predazione diretta o la parassitazione.

Un esemplare di inula viscosa
Un esemplare di inula viscosa
(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)

Ad esempio Myopites stylata depone le uova sui fiori dell'inula viscosa e lo sviluppo della larva porta alla formazione di una galla. Le larve possono a loro volta essere parassitate da insetti come Eupelmus eurozonus, parassitoide generalista anche della Bactrocera oleae. Inoltre l'inula viscosa può ospitare Opius concolor, braconide, endoparassita che attacca primariamente gli stadi larvali di Bactrocera oleae senza interromperne lo sviluppo fino allo stadio di pupa.

Inula viscosa deve essere piantata nei pressi degli oliveti, in zone marginali incolte, ma anche nei giardini e nelle aiuole del verde pubblico.