La spaccatura, o cracking, è una fisiopatia che interessa le ciliegie (ma anche altri frutti, come il melo, il melograno, l'uva e gli agrumi) e rappresenta ad oggi la principale fonte di perdita di produzione della cerasicoltura, insieme agli attacchi di Drosophila suzukii.

Il fenomeno si verifica quando i frutti, assorbendo direttamente acqua piovana per osmosi cuticolare o indirettamente per traslocazione attraverso l'assorbimento radicale, si espandono a tal punto da lacerare l'epidermide. L'entità del danno è più o meno grave secondo l'intensità e la posizione della frattura. I danni maggiori avvengono quando le ferite attorno al peduncolo o all'apice del frutto si estendono lateralmente e internamente alla polpa. La polpa così esposta all'ambiente esterno, diventa territorio di colonizzazione per funghi e batteri che ne compromettono ulteriormente il valore commerciale, anche per l'industria di trasformazione.

In annate con precipitazioni abbondanti durante il periodo di maturazione le perdite di produzione sono normalmente consistenti. Si ricorda ad esempio il 2018, quando le continue piogge tra maggio e giugno compromisero l'80% della produzione in areali vocati come quelli emiliano romagnoli e veneti.

Il fenomeno del cracking caratterizza soprattutto le ultime fasi di sviluppo delle drupe ed è agevolato da:
  • Piogge abbondanti e prolungate.
  • Elevata umidità atmosferica.
  • Irrigazioni squilibrate, specialmente dopo periodi siccitosi.
  • Suscettibilità della cultivar.
  • Potature corte eseguite per ottenere frutti di grandi dimensioni.
  • Innalzamenti termici dopo le piogge (le temperature elevate aumentano la traspirazione e richiamano acqua dalle radici).


La protezione dal cracking

Le lesioni causate dal cracking compromettono il valore commerciale del prodotto nel mercato del fresco e, in caso di attacchi fungini, anche nel trasformato. Per questo è indispensabile proteggere i frutti dallo spacco.

Ad oggi esistono principalmente due strategie: l'irrorazione delle piante con prodotti di contatto che limitano l'assorbimento dell'acqua per osmosi o aumentano l'elasticità dell'esocarpo e l'utilizzo di coperture antipioggia. Non esistono cultivar totalmente resistenti a questa fisiopatia. Tra le più tolleranti troviamo Black Star e Regina.
 


I tendoni antipioggia

La copertura dei ceraseti con teli antipioggia rappresenta oggi la strada principale scelta da quei frutticoltori che vogliono proteggere efficacemente il proprio raccolto.
Il tendone infatti offre numerosi pregi:
  • Evita o riduce sensibilmente il fenomeno del cracking, impedendo che la pioggia raggiunga i frutti.
  • Slega dall'andamento meteorologico le operazioni di campo, come la raccolta.
  • Può avere un certo effetto protettivo dalle gelate primaverili, che possono compromettere l'intero raccolto.

Di contro le coperture antipioggia sono caratterizzate da diversi punti deboli.
In particolare:
  • Rappresentano un investimento importante per l'agricoltore, che può superare anche gli 80mila euro ad ettaro, nei modelli più sofisticati.
  • Richiedono un numero rilevante di ore di lavoro per essere distese e poi richiuse.
  • Creano un microclima caldo e umido al di sotto della copertura che favorisce lo sviluppo di malattie fungine, accelera la maturazione dei frutti nella parte alta rendendo spesso necessaria una raccolta in due tempi e, nelle varietà più sensibili, può addirittura provocare il cracking anziché prevenirlo.
  • La schermatura, specie quando invecchiata e non più trasparente, può avere delle ripercussioni sulla colorazione dell'epidermide e, ben più grave, sulla differenziazione delle gemme a fiore per l'anno seguente.


Le coperture "apri chiudi": vantaggi e svantaggi

Per cercare di preservare i vantaggi delle coperture e al contempo mitigarne gli svantaggi, negli ultimi anni si sono affacciate sul mercato delle soluzioni cosiddette "apri e chiudi". Tecnologie che permettono di stendere i teli velocemente quando è previsto il verificarsi di un fenomeno atmosferico avverso e che poi possono essere ripiegati, sempre in maniera automatica o semi automatica, una volta che le precipitazioni sono terminate.

In questo modo, è l'idea di questo approccio, l'agricoltore ha l'opportunità di evitare il cracking, ma al contempo le piante si giovano di una crescita ottimale in condizioni di pieno campo. Questo significa migliore maturazione del frutto, colore più acceso, consistenza più croccante, ciliegie più dolci. Oltre al diminuito sviluppo di patogeni fungini.

Sul mercato sono presenti alcune soluzioni innovative che hanno catalizzato l'attenzione dei cerasicoltori, eppure anche questi sistemi non sono privi di svantaggi.

Il primo riguarda la resistenza al vento. Negli impianti fissi infatti i teli sono ancorati ad un reticolo di pali e fili a sua volta ancorato al suolo per resistere ai venti forti che spesso accompagnano i fenomeni temporaleschi, specialmente in estate. Ma per essere davvero "apri e chiudi" i teloni non devono prevedere alcun ancoraggio di questo tipo, altrimenti i costi legati alla manodopera necessaria a fissare/rimuovere gli ancoraggi andrebbero a detrimento dell'opportunità complessiva di adottare una soluzione mobile. Tuttavia le esperienze di campo sono ancora troppo limitate per affermare che la resistenza al vento di una soluzione mobile sia uguale a quella di una soluzione fissa.

C'è poi un secondo elemento critico, molto importante, che tuttavia non riguarda la tecnologia in sé quanto gli aspetti inerenti alla difesa fitosanitaria. La cerasicoltura sta infatti attraversando un periodo non facile a causa degli attacchi di Drosophila suzukii, il moscerino dei piccoli frutti in grado di colpire i ciliegi deponendo le proprie uova nelle drupe.

Ebbene, ad oggi il metodo di difesa più efficace è certamente rappresentato dalle reti antinsetto che offrono una protezione elevata da questi moscerini. Tuttavia coperture che per loro natura devono essere fisse e non presentare accessi di alcun genere mal si coniugano con una tipologia di copertura da applicare al bisogno.


Conclusioni

È dunque presto per dire se le coperture mobili avranno un ruolo di primo piano nella cerasicoltura del futuro. Un interessante progetto pilota finanziato dal Psr della Regione Emilia Romagna, che prevedeva un sistema automatico di chiusura e apertura delle coperture in plastica, non ha pienamente convinto proprio per la non sufficiente resistenza al vento offerta dai teli mobili e dalla struttura nel suo complesso.
 

Ma la ricerca non si ferma e interessanti prospettive si stanno aprendo con i nuovi materiali di copertura: non più teli impermeabili ma reti o tessuti in grado di proteggere la pianta dall'acqua e allo stesso tempo garantirle un elevato grado di areazione ed una buona illuminazione grazie alla luce diretta e quella diffusa.

E in un prossimo futuro si potranno forse avere nuovi materiali e sistemi di copertura multifunzione e automatizzati in grado di proteggere le piante, in un'unica soluzione e all'occasione, da pioggia, grandine, gelo, vento, insetti dannosi e insetti vettori, uccelli e altro, con impatti positivi sulla fisiologia dell'albero e lo sviluppo dei frutti ed in grado di ridurre, fino quasi ad annullarli, i trattamenti insetticidi ed antiparassitari.