Le piogge di fine agosto e di settembre hanno creato le condizioni ideali per il proliferare della mosca dell'olivo, che ha trovato vita facile negli impianti non debitamente protetti. Con ottobre le temperature più basse hanno rallentato il metabolismo di Bactrocera oleae, ma questo non significa che il raccolto sia salvo. Anzi, in attesa che le olive possano essere raccolte è necessario intervenire per evitare che la mosca faccia troppi danni.

Come abbiamo scritto in questo articolo nella cassetta degli attrezzi dell'olivicoltore ci sono sostanzialmente le esche a base di spinosad e le polveri di roccia, come il caolino e le zeoliti. Mentre gli insetticidi a base di acetamiprid e fosmet, gli unici rimasti dopo l'addio al dimetoato, hanno un tempo di carenza pari a ventuno giorni e quindi, a meno di raccolte molto tardive, sono fuori dai giochi. Quelle elencate sono tuttavia soluzioni preventive, che poco possono quando l'ovideposizione è già avvenuta e la larva sta scavano la polpa della drupa.
 
Ecco perché occorre sempre monitorare l'impianto ed effettuare settimanalmente dei campionamenti. E nel caso in cui la pressione dell'insetto sia superiore alla soglia di intervento, potrebbe essere una buona idea quella di anticipare la raccolta delle olive.


La mosca dell'olivo nella stagione 2020

"Quest'anno la pressione della mosca dell'olivo si è fatta sentire di più nel mese di luglio. Ad agosto invece, causa le alte temperature e la mancanza di precipitazioni, lo sviluppo ha rallentato. Quando poi sono arrivate le piogge a fine agosto-inizio settembre l'insetto ha ripreso la sua attività, ma in assenza di una popolazione numerosa pregressa i danni che ha provocato non sono stati ingenti e hanno avuto una distribuzione 'a macchia di leopardo'", spiega Sandro Nardi, tecnico di Assam (Agenzia servizi al settore agroalimentare delle Marche).

Anche nel mese di ottobre proseguono le infestazioni, anche se le temperature basse hanno rallentato di molto lo sviluppo delle uova e delle larve. La temperatura minima per lo sviluppo degli stadi preimmaginali (uovo e larva) è di 9-10°C e i tempi di sviluppo intorno a 25°C sono di due-tre giorni per le uova, sette-otto per le larve e dieci-undici giorni per le pupe.

A livello generale la situazione non è grave, anche se in alcune aree le infestazioni di mosca possono essere più pesanti. L'agricoltore che dai campionamenti in campo rileva la presenza della mosca sopra la soglia di intervento non ha strumenti curativi (come lo era il dimetoato) per fermare l'avanzata di B. oleae. Se l'insetto ha deposto il suo uovo non c'è modo di fermare la crescita della larva a scapito della drupa. Per questo motivo, nel caso in cui l'infestazione sia sfuggita di mano e non si sia difeso preventivamente l'impianto, una soluzione può essere la raccolta anticipata delle olive.
   

Stabilire il giusto equilibrio tra produzione e qualità

Le larve di mosca dell'olivo apportano danni quantitativi e qualitativi alle produzioni. Quantitativi in quanto si nutrono della polpa, riducendone il volume, e possono causare la cascola delle drupe. Qualitativi in quanto la rottura delle cellule avvia ossidazioni e fermentazioni che causano alterazioni nell'olio, come l'aumento dell'acidità libera, oltre che difetti a livello sensoriale. Inoltre questi insetti aprono la via a microrganismi patogeni che innescano fenomeni di degradazione del tessuto vegetale che si ripercuotono poi sul prodotto.

Se dunque è meglio effettuare una raccolta ai primi stadi di sviluppo della larva è altrettanto vero che non bisogna raccogliere le olive troppo precocemente per non rischiare di portare al frantoio olive eccessivamente acerbe.

"La raccolta delle olive dovrebbe avvenire quando gli indici di maturazione, che variano da varietà a varietà, sono ottimali. In generale bisogna cercare il giusto equilibrio tra produttività, in termini di quantità di olio prodotto, e di qualità, e cioè di presenza di polifenoli, responsabili di quel pizzicore tipico, e di composti organici volatili, che donano il profumo", spiega Barbara Alfei, tecnico di Assam.

"Anticipare troppo non è positivo sia a livello di resa che di qualità. Ad esempio il contenuto in polifenoli cresce col tempo, fino a raggiungere un picco e poi scendere più o meno repentinamente; raccogliere troppo presto significa avere un olio con minor contenuto in antiossidanti rispetto a quelli potenziali e minor contenuto in acido oleico, quindi un olio più pastoso".

Inoltre una raccolta troppo anticipata dopo una stagione particolarmente siccitosa può generare un prodotto con difetto di fieno/legno.

"Posto che l'ideale sarebbe arrivare a raccolta con olive sane e al giusto grado di maturazione, in caso di infestazione di mosca dell'olivo ogni olivicoltore dovrebbe valutare l'opportunità di anticipare la raccolta delle olive, in modo da portare in frantoio sì delle drupe non perfettamente sviluppate, ma sostanzialmente sane", sintetizza Alfei.

"L'alternativa è attendere la maturazione ottimale con l'incognita dei danni, soprattutto qualitativi, che le larve più grandi di mosca dell'olivo, oltre a pupe e fori di uscita dell'adulto, possono apportare con probabile insorgenza di difetti. Si ricorda che la presenza di difetti declassa l'olio da extravergine a vergine o lampante".


Di quanto anticipare la raccolta?

Ogni varietà di olivo ha un proprio modello di maturazione che ogni buon olivicoltore dovrebbe conoscere. Sul momento ottimale di raccolta delle olive si sono scritti numerosi manuali e nuove conoscenze vengono codificate col passare degli anni.

In questo articolo ci limitiamo a ricordare che i diversi fattori che concorrono alla definizione di un olio extravergine di oliva di buona qualità (polifenoli, acidi grassi, sostanze volatili che danno il fruttato e i cosiddetti sentori varietali, tipo mandorla, carciofo, pomodoro….) evolvono durante la maturazione delle olive in maniera diversa.

A seconda degli obiettivi aziendali bisognerebbe dunque procedere alla raccolta nel momento in cui sia possibile ottenere le massime potenzialità di qualità e tipicità del prodotto.

Se prendiamo ad esempio la resa in olio di varietà conosciute in ambito nazionale, vediamo come nel Frantoio il massimo della resa in olio si raggiunga intorno alla metà di novembre, mentre nel Leccino intorno alla metà di dicembre, ma la quantità di olio va sempre rapportata alla qualità e non sempre le due coincidono. Nel caso del Leccino infatti il miglior livello qualitativo si raggiunge ad invaiatura superficiale (buccia nera ma polpa bianca), quando la resa in olio è ancora bassa.

Un elemento fondamentale lo gioca infine la scelta del frantoio. Più è moderno e più il frantoiano può intervenire sui vari parametri tecnologici per preservare la  qualità intrinseca dell'oliva. E dove la qualità non è tanta si possono limitare gli scadimenti.