Così come le cimici si nascondono negli anfratti di case e alberi per affrontare l’inverno, anche i patogeni si rimpiattano nel suolo in attesa di momenti migliori, cioè quelli in cui le condizioni di temperatura e umidità coincideranno, permettendo loro di scatenare nuove infezioni.

Vero maestro in tal senso è Stemphylium vesicarum, forma agamica dell’ascomicete Pleospora allii. A tali agenti è dovuta la maculatura bruna del pero, la quale pone le basi del proprio ciclo soprattutto in autunno, quando gli pseudoteci di Pleospora si formano su foglie e frutti caduti a terra e colonizzano il cotico erboso. Da questo, alla primavera successiva, partiranno le nuove infezioni alla coltura nelle sue prime fasi di sviluppo. Saranno infatti le prime piogge primaverili, cadute in condizioni termiche ormai favorevoli alla malattia, che faranno diffondere le spore dal terreno alle piante.

A voler ben vedere, purtroppo, l’agente della maculatura bruna non si comporta molto diversamente da certi funghi edibili, alla cui ricerca si va appunto in autunno, ed è quindi in tale finestra temporale che si assiste alla crescita dell’inoculo per la stagione successiva. Tale fase risulta quindi anche la più indicata per intervenire sul patogeno. Alla primavera successiva le infezioni partiranno poi nella fase di post fioritura, proseguendo praticamente fino alla raccolta.

La protezione del pero dalla maculatura bruna deve quindi essere affrontata con l’ottica più ampia possibile, dato che è forse la più temuta avversità del pero, tanto da obbligare i frutticoltori a effettuare 25 e più trattamenti tra fioritura e raccolta. Fatto che peraltro ha contribuito a innescare anche fenomeni di resistenza verso i fungicidi più comunemente utilizzati. Per lo meno verso quelli rimasti, visto che la normativa ha progressivamente eliminato quelli che grazie alla propria azione multisito scongiuravano proprio tali tipi di fenomeni.

La difesa delle colture non può però essere fatta guardando al passato, bensì va impostata con uno sguardo al presente e soprattutto al futuro. Ecco perché le bio-soluzioni offerte da Isagro, come Radix Soil rappresentano un’opportunità da cogliere.
 

Funghi buoni contro funghi cattivi

Al fine di contenere diverse patologie fungine che affliggono le colture agrarie, Isagro ha sviluppato Radix Soil, soluzione biologica contenente ceppi naturali di due funghi antagonisti, ovvero Trichoderma gamsii e Trichoderma asperellum, conosciuto anche come T. harzianum, rispettivamente nei ceppi ICC 080 e ICC012. Entrambi sono indicati in frutticoltura nella prevenzione degli attacchi di Stemphylium alle pere tramite irrorazioni sul cotico erboso in fase pre-infettiva.

I due ceppi di Trichoderma esercitano infatti una forte attività antagonistica verso il patogeno, riducendone fortemente il potenziale infettivo. Dopo l'applicazione al cotico erboso i “funghi buoni” sottraggono spazio e nutrimento a quelli “cattivi” portandoli a disfacimento attaccandone le pareti cellulari per via enzimatica.

L’uso di Radix Soil è quindi da intendersi esclusivamente preventivo, atto cioè a combattere la proliferazione di Stemphylium tramite il riequilibrio della biodiversità del terreno. Le più recenti esperienze di campo hanno mostrato riduzioni dei frutti colpiti che sono arrivate a superare il 50% nei confronti della tesi non trattata.
 

Come applicare Radix Soil

Essendo basato su microrganismi, Radix Soil richiede specifiche modalità di preparazione e successiva applicazione. La soluzione va quindi preparata dapprima in volumi ridotti di acqua, a temperatura ambiente, lasciando passare dalle 24 alle 36 ore prima dell’applicazione al terreno. Ciò consente ai due Trichoderma di germinare al meglio e quindi di esprimersi al Top una volta distribuiti. I volumi di acqua in cui diluire la soluzione concentrata iniziale sono compresi fra i 400 e i 600 litri per ettaro.

Al momento Radix Soil risulta l’unico agrofarmaco registrato su pero per la sanificazione del cotico erboso e va applicato due volte per stagione in ragione di 2,5 kg/ha. Un intervento va posizionato all’inizio della fioritura dei peri, in previsione delle prime piogge, ripetendo poi l’applicazione a fronte di successive condizioni predisponenti