Importanti indicazioni per gli agricoltori, sulla questione lotta alla cimice asiatica e lotta biologica con il lancio di Trissolcus japonicus (vespa samurai) sono state date nella mattina di mercoledì 29 aprile, durante un affollato webinar organizzato dalla Regione Emilia Romagna. L'evento online è stato seguito da punte di 700 persone, segno che l'argomento è molto sentito. I relatori si sono concentrati sulla strategia dei lanci del parassitoide oofago in particolare in Emilia Romagna, ma la strategia è coordinata a livello nazionale.

Una premessa: la procedura burocratica per avere l'ok definitivo ai lanci di vespa samurai, da utilizzare come arma naturale contro la cimice asiatica, è praticamente arrivata a conclusione ma manca ancora un ultimo tassello e cioè l'approvazione da parte del ministero dell'Ambiente dell'analisi di rischio messa a punto dal Crea Difesa e certificazione di Firenze. Il sì è qualche cosa di atteso ma fino a che non sarà nero su bianco non può essere dato per scontato.

Ricordiamo che il Crea, negli ultimi due anni, ha studiato la vespa samurai (insetto alieno) nei suoi laboratori, in condizioni di quarantena, la premessa necessaria ad avere oggi un'analisi di rischio ambientale pronta e un nucleo di Trissolcus japonicus che sarà utilizzato per la moltiplicazione in diversi laboratori, non solo in Emilia Romagna.
 
Secondo la relazione di Stefano Boncompagni, responsabile del Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna, il primo lancio di vespe samurai dovrebbe avvenire a metà di giugno, il secondo dopo una ventina di giorni. I lanci saranno effettuati al momento giusto e cioè quando, nei siti di lancio, ci sarà un numero sufficiente di uova di cimice pronte per essere parassitizzate.
Ricordiamo infatti che T. japonicus, il più efficace nemico conosciuto a livello mondiale della cimice asiatica, agisce deponendo il proprio uovo all'interno di quello di Halyomorpha halys.

La vespa samurai è un imenottero e, a dispetto del terribile nome che le hanno affibbiato, è innocuo per l'uomo, misura meno di due millimetri e si ciba, in natura, di nettare. T. japonicus è l'unica speranza di riportare sotto controllo la popolazione enormemente cresciuta di cimice asiatica che ha causato, solo in Emilia Romagna, l'anno scorso, un danno stimato attorno ai 350 milioni di euro.

A livello nazionale saranno effettuati lanci in 712 siti (300 dei quali in Emilia Romagna), in ogni sito selezionato saranno liberati 110 esemplari di vespa samurai (cento femmine e dieci maschi). La vespa samurai sarà distribuita in undici regioni in totale più le province di Trento e Bolzano. Da notare che oltre alle cinque regioni che hanno subito danni enormi lo scorso anno, faranno parte dell'operazione anche altre sei regioni del Centro e Sud Italia che non sono state identificate durante l'incontro. "Si tratta del più grande progetto di lotta biologica mai tentato in Italia", ha detto ancora Stefano Boncompagni durante l'evento.

I siti di lancio sono stati individuati seguendo una strategia precisa, illustrata da Luca Casoli, direttore del Fitosanitario di Modena e Reggio Emilia. Le vespe samurai saranno liberate su siepi, boschetti, aree con vegetazione spontanea nei pressi di frutteti, mai dentro i frutteti stessi. Ciò che fino al 2019 era un punto di debolezza, diventerà quest'anno un punto di forza: nelle aree verdi, nei pressi dei frutteti, sarà infatti verificata la presenza della cimice e di ovature e lì potranno moltiplicarsi le vespe samurai, permettendo all'agricoltore di andare avanti con la difesa sempre attuata negli anni precedenti, dentro al suo campo. I Consorzi fitosanitari monitoreranno l'evolversi della situazione, a fine anno stabiliranno se T. japonicus si sia o meno insediato. Ad effettuare fisicamente i lanci saranno i tecnici delle cooperative agricole e i tecnici dei Consorzi fitosanitari.

Ed ecco le importanti indicazioni per gli agricoltori: nel 2020 certamente H. halys farà ancora danni, con i lanci di T. japonicus a metà di giugno non si risolve la questione della prima generazione di cimici, quella svernante. Gli agricoltori, è stato detto durante l'evento bolognese, "devono continuare ad attuare una difesa consapevole". Ciò significa che non si potrà prescindere dalla chimica e dalle reti. Altra importante indicazione: siepi, boschetti, aree verdi spontanee attigue ai frutteti, come sempre, vanno rispettate. I siti di lancio saranno evidenziati cosicché si sappia dove è presente T. japonicus, un insetto molto delicato che, con prodotti di difesa chimica, muore.

I siti di lancio sono stati individuati secondo criteri precisi ed ecco perché non è possibile candidare il proprio frutteto ai lanci, anche se fosse un frutteto biologico. Non è neanche possibile acquistare T. japonicus, come avviene per altri insetti utilizzati nella lotta biologica, la gestione dei lanci sarà coordinata e gestita esclusivamente dalla mano pubblica. Un altro importante chiarimento da tenere presente perché non si creino false speranze: "L'obiettivo 2020 è insediare uniformemente la vespa samurai sul territorio interessato dall'emergenza. A fine anno sarà verificato il risultato anche per orientare l'azione del 2021. L'autorizzazione richiesta al ministero dell'Ambiente per i lanci di vespa samurai vale per più anni perché occorrerà un certo periodo di tempo prima che T. japonicus riporti in equilibrio il sistema", ha detto Stefano Boncompagni.
 
Dunque non bisogna farsi speranze vane, nel 2020 ci saranno danni e forse anche nel 2021. Secondo l'opinione di più relatori il tempo necessario perché la situazione torni sotto controllo è di tre anni, ma si tratta di una stima, dipenderà da come andrà l'operazione con T. japonicus. Se può rincuorare gli agricoltori, Massimo Bariselli, del Servizio fitosanitario regionale ha detto, durante l'evento: "È il primo esperimento, non conosciamo con certezza i tempi, ma visto quello che succede negli altri paesi dove c'è T. japonicus, io credo che funzionerà. Gli agricoltori devono resistere, la vespa samurai è l'unica arma possibile per riequilibrare l'ambiente".

Resistere, ma come? I frutticoltori attendono come manna dal cielo i famosi 80 milioni di euro (i danni però lo scorso anno sono stati 350 milioni solo in Emilia Romagna) stanziati con l'ultima legge di Bilancio per il territorio delimitato a livello nazionale. Perché possano partire le richieste di indennizzo occorre la pubblicazione del provvedimento che dichiara lo stato di eccezionalità dell'evento, sulla Gazzetta ufficiale.

La pubblicazione, ad oggi, non è ancora avvenuta e non è escluso che un peso abbia avuto l'emergenza Covid-19. Dal giorno della pubblicazione infatti scatteranno quarantacinque giorni di tempo per presentare tutta la documentazione e, con l'emergenza coronavirus, i movimenti delle persone sono estremamente limitati. Per quanto riguarda la Regione Emilia Romagna, è stata messa a punto una procedura per la presentazione delle istanze online, senza necessità quindi di andare fisicamente negli uffici. Come ricordato durante l'evento, la soglia di accesso al Fondo di solidarietà nazionale è fissata al 30% di danno.