In Campania occorre mantenere la guardia alta a difesa delle drupacee estive, degli agrumeti e dell’actinidia. E per gli agrumi arrivano i primi casi di Tristeza virus, segnalati ufficialmente.

E’ questo il messaggio lanciato il 24 aprile 2017 durante il convegno “Fitopatie delle drupacee e cancro del kiwi, novità e aggiornamenti per i territori delle province di Caserta e Napoli” organizzato a Caserta dall'Osservatorio fitopatologico della regione Campania e dal Crea Frutticoltura di Caserta nell'ambito di Fiera Agricola.

“Dalla Sicilia è arrivata una nuova minaccia: si chiama Tristeza virus e colpisce gli agrumeti, con casi già rilevati in provincia di Caserta e Napoli" ha detto al termine del suo intervento Vincenzo Orologiaio, dirigente della sezione di Caserta dell’Osservatorio fitopatologico regionale.

All’attacco dei frutteti campani ci sono anche insetti, come Aromia bungii, un coleottero che fino al 2016 appariva contenuto in provincia di Napoli, ma che è uscito dall’areale di primo insediamento, intorno alla cittadina di Pozzuoli, per essere ritrovato nell’aprile 2017 in due nuovi focolai nell’area del Vesuvio, dove sta attaccando soprattutto l’albicocco: le larve dell’insetto – un rodilegno di importanti dimensioni - distruggono le fruttifere in breve tempo. Ed in Campania sono già oltre 2000 gli alberi abbattuti nel tentativo di contenere l’infestazione.
 
E' stato poi fatto il punto della situazione su Psa o cancro batterico del kiwi: l’infezione, già presente in Campania, potrebbe conoscere una recrudescenza nella prossima stagione estiva, grazie all’inverno freddo e alle recenti gelate, che aprono ferite corticali, le quali favoriscono la diffusione dell’infezione mediante vento e pioggia.
 
Infine si è discusso di Sharka, la virosi trasmessa dagli afidi che non dà tregua alle drupacee estive e che comporta l'abbattimento delle piante infette e, in alcuni casi, dell'intero frutteto colpito.
 

Le relazioni del Crea Caserta su Psa

Dalla relazione tenuta dal batteriologo Luigi Zampella del Crea Frutticoltura di Caserta è emerso come l’infezione da Pseudomonas syringae pv actinidiae o cancro batterico del kiwi in Campania sia presente in tutte le provincie, in particolare a Caserta. Elevato il valore esposto: in regione si coltivano ad actinidia complessivamente 1476 ettari che nel 2016 hanno portato sul mercato oltre 300mila quintali di frutti.

E anche se nel 2016 su 51 frutteti monitorati solo 19 sono risultati infetti, è da ritenere che l’ultimo freddo inverno e le recenti gelate favoriranno l’espandersi dell’infezione, che attraverso l’aria raggiunge tutte le zone del tronco e dei rami che tendono a fessurarsi anche per effetto del freddo.

Psa si combatte in emergenza - su impianti già colpiti – a fine inverno attraverso il taglio e distruzione dei rami infetti, il taglio delle piante gravemente colpite e la disinfezione con composti a base di rame.
In caso di impianti indenni o malati a fine inverno-inizio primavera si può prevenire il male con trattamenti effettuati con prodotti antibatterici e disinfezione con rame. Infine è possibile - a fine primavera-inizio estate - con trattamento ai giovani rami e dell'apparato fogliare con prodotti di contatto, bioantagonisti, induttori di resistenza e biostimolanti ogni 20-30 giorni - tentare di prevenire ulteriormente il ripresentarsi del problema. Tali operazioni vanno eseguite con particolare accuratezza e seguendo i criteri di un apposito piano di profilassi.
 
Nella successiva relazione di Francesco Mastrobuoni, sempre del Crea su “Tecniche diagnostiche utilizzate per il rilievo di Psa in actinidia” è chiaramente emerso che data l’accuratezza delle analisi che oggi è possibile effettuare, conviene sempre far campionare tutte le piante di kiwi, in modo da poter intervenire su eventuali infezioni asintomatiche.
 

Le relazioni dell'Osservatorio Fitopatologico su Aromia bungii e Sharka

Vincenzo Orologiaio, ispettore fitosanitario, dirigente della sezione di Caserta dell’Osservatorio fitosanitario regionale della Campania ha invece trattato due temi: Aromia bungii e Sharka.
Su Aromia bungii è emerso come nell’aprile 2017 siano stati rinvenuti due ulteriori focolai nella zona vesuviana. Uno è situato a Marigliano: su un primo impianto impianto risultano colpiti dal fitofafo 120 albicocchi e 30 susini, su 350 piante. Mentre in un secondo impianto ben 77 albicocchi risultano attaccati su circa 400.

Il secondo focolaio è a Somma Vesuviana: ma si tratta di soli 5 albicocchi in un impianto semiabbandonato, con piante vecchie recanti significative screpolature e lesioni cancerose che favoriscono la ovideposizione da parte dell’insetto adulto.

Il monitoraggio prevede l’ispezione di un'area di 100 metri di raggio dalla pianta infestata. Occorre prestare attenzione ai fori esterni che l’insetto produce e al formarsi di rosume e segatura, al fine di una precoce individuazione di un attacco di questo coleottero. Orologiaio ha ricordato come su Aromia bungii non esista ancora allo stato un Decreto ministeriale che ne disponga la lotta obbligatoria, mentre la regione Campania sta già attuando una politica di contenimento molto repressiva, che culmina con l’immediato abbattimento di tutte le piatte colpite e la cippatura fine del legname, finalizzata alla distruzione delle larve.
 
Sempre Vincenzo Orologiaio ha presentato i risultati del monitoraggio sulla Vaiolatura delle drupacee o più comunemente nota come Sharka, una virosi per la quale invece opera già da tempo il Decreto ministeriale di lotta obbligatoria del 28 luglio 2009. Presente da tempo in Campania, ha dei nuovi focolai nei comuni del casertano di Falciano del Massico, Mondragone, Maddaloni, Caserta, Pastorano, Riardo, Teano e Carinola.

Per la Sharka il decreto di lotta obbligatoria del ministero per le Politiche agricole prevede monitoraggi su tutto il territorio nazionale, sia in vivaio che in impianti di drupacee.
In caso di positività alle analisi l’impianto si estirpa se la percentuale di piante infette supera il 10% del totale, altrimenti vengono estirpate solo le piante colpite. Nell’area contaminata è vietato il prelievo di materiale di propagazione. Lo stesso vale per l’area insediata.
L’area contaminata diventa insediata se dopo tre anni consecutivi continua a riscontrarsi il virus. La malattia è eradicata se dopo tre cicli vegetativi, in quel luogo, non si ritrova più il fitoparassita.