Era dal giorno della notizia dell'acquisizione che si attendevano i consequenziali sviluppi autorizzativi da parte delle autorità europee competenti. Il 5 aprile ChemChina e Syngenta hanno annunciato di aver ricevuto l'approvazione da parte della Commissione Europea per la proposta di acquisizione della società di Basilea da parte del colosso statale cinese.

Ciò rappresenta un importante passo verso la chiusura della transazione, la quale dovrebbe avvenire entro il secondo trimestre del 2017 dando origine a uno dei più significativi poli mondiali della chimica e della genetica agraria.

Poli che stanno divenendo sempre meno, peraltro, viste le altre acquisizioni e fusioni in corso d'opera, come quella
tra Dow e DuPont o quella tra Bayer e Monsanto. Fatto che genera paure e perplessità a più livelli, inclusa Coldiretti, dovute all'idea di avere il mondo agricolo nelle mani di pochissimi grandi players.

Poi si leggono i fatturati di Auchan, che sfiora i 55 miliardi di euro operando solo in Europa, oppure di Carrefour che ne annovera circa 77. Per ora, perché se è vero ciò che si vocifera, e cioè che i francesi vogliono rilevare Esselunga, tale cifra potrebbe salire oltre gli 84 di miliardi annui di fatturato. Sempre nella sola Europa, ovviamente. In altre parole, la sola Auchan ha un fatturato simile a quello dell'intero business mondiale degli agrofarmaci. Carrefour ha, e potrebbe avere ancor più in futuro, un fatturato che fa impallidire i più grandi colossi della chimica mondiale, non solo agricola, come Basf o come la futura (forse) Bayer-Monsanto.

In altre parole, di fronte ai veri colossi, quelli della Gdo, i fornitori di alimenti, agricoltori in primis, contano come il due di picche quando la briscola è a fiori. Temere quindi che i fornitori dei fornitori, ultime ruote delle penultime ruote del carro, possano influire sulle scelte globali in tema di cibo è quanto mai bizzarro, visto che società come quelle sopra citate sono chiamate a rifornire gli agricoltori dei mezzi tecnici atti alla produzione di raccolti che siano conformi ai capitolati imposti proprio dalle industrie alimentari e dalla grande distribuzione organizzata. Quelle cioè che durante le trattative sui prezzi da riconoscere loro mettono sul piatto quattro soldi e se ti va bene è così, altrimenti i tuoi prodotti te li puoi anche riportare a casa.

Quando Henry Kissinger, segretario di Stato degli anni '70 ammoniva sul fatto che "c
hi controlla il cibo controlla i popoli" aveva senz'altro ragione. Solo che oggi si è forse perso di vista chi sia il soggetto di cui stiamo parlando.