Oltre ai ditiocarbammati anche folpet è periodicamente oggetto di fustigature in ambito tossicologico e ambientale rinforzate in buona parte da esposizioni mediatiche di tipo sensazionalistico. Queste a loro volta danno la stura a moti locali di protesta spesso più emotivi che fattuali. Il tutto può arrivare a indurre interi consorzi di difesa a perorare cause abolizioniste nei propri disciplinari, dimostrando così di tenere più all'immagine presso l'opinione pubblica che alla qualità dei propri raccolti. Una debolezza che a lungo andare può solo causare severi problemi ai produttori e, quindi, ai consorzi stessi.

Nel frattempo oltreoceano la molecola pare non solletichi particolari apprensioni. Navigando infatti nel sito dell'Environmental protection agency (Title 40 → Chapter I → Subchapter E → Part 180), folpet, che non è registrato negli Usa, mostra un limite residui su uva pari a 50 mg/kg, dieci volte tanto che in Italia. Giusto per fornire un paio di valori di comparazione, sono 25 i mg/kg per captano, il quale risulta invece autorizzato negli States, e 3 per dithianon, per il quale non risulta alcuna registrazione in America a partire dal 2010.

Di sicuro a 50 mg/kg di residuo di folpet il problema non sarebbe del consumatore, bensì dei lieviti, i quali si dubita fortemente che possano partire con il proprio lavoro di fermentazione a fronte di siffatte concentrazioni del fungicida. Di certo, per l'Epa americano folpet è una molecola il cui residuo non pare destare alcuna preoccupazione, con buona pace delle lapidazioni mediatiche che lo penalizzano in Italia.

Sia come sia, la molecola rappresenta oggi uno dei pochi fungicidi "salvifici" rimasti. Grazie alla sua azione multisito continua infatti ad assicurare massimi livelli di efficacia uniti alla capacità di proteggere e scortare molecole ben più nuove e dai profili tossicologici e ambientali più graditi, ma sicuramente più fragili dal punto di vista delle resistenze. Molteplici sono infatti i casi in cui l'efficacia in campo è ben lungi dall'essere soddisfacente utilizzando prodotti che al loro lancio e per alcuni anni avevano illuso di poterci contare a lungo. Casi in cui folpet appare in grado di coprire egregiamente anche le falle altrui.

Anche alla luce di quanto sopra, Adama continua a sostenere folpet sia da un punto di vista normativo, sia tecnico, offrendo ai viticoltori quattro formulazioni differenti atte a coprire le diverse esigenze di campo anche in funzione delle fasi fenologiche della coltura.

In primis Folpan 80 WDG, granulare all'80% di sostanza attiva. Ideale quindi per realizzare anche miscele estemporanee con altri formulati a diverso comportamento e modo d'azione.

Folpan Combi contiene invece il 40% di folpet abbinato al 4,85% di metalaxyl-m, sistemico. Prodotto quindi più specifico nelle fasi in cui la vite si mostra nella sua massima esplosione vegetativa.

Quantum F prevede l'abbinamento di folpet (60%) con dimetomorf (11,3%), unendo un prodotto di contatto come folpet a uno citotropico come dimetomorf.

Infine Vincare, ove si conta la presenza del 50% di folpet e dell'1,75% di bentiavalicarb isopropile.

Un insieme di proposte tecniche fra le quali si possono certamente individuare quelle da adottare in numero consono alle necessità di campo durante la stagione di difesa, beneficiando al contempo di una serie di benefici collaterali, come per esempio l'azione su botrite e la difesa dei meccanismi d'azione monosito, sempre a rischio di cedimenti.

Tutti valori aggiunti di cui sarebbe bene che anche la galassia di disciplinari e di consorzi cominciasse a tenere in debita considerazione, confortati in tal senso anche da quanto avviene in America in termini di residui massimi ammessi. Argomento che spesso viene purtroppo cavalcato solo quando funzionale a specifiche strategie comunicative anziché tecniche.