Fra i tormentoni che hanno accompagnato l'affaire Xylella in Puglia vi è quello della sostanza organica del terreno come variabile di peso nella diffusione dei disseccamenti. Per quanto un terreno ricco e fertile sia sempre da preferirsi a uno povero, dal punto di vista epidemiologico ciò pare avere influenze dallo scarso al nullo quando si parli di Xylella fastidiosa, agente predominante nella diffusione della sindrome da disseccamento rapido degli ulivi.

Nonostante ciò, uno dei falsi miti che si sono diffusi maggiormente è proprio quello per cui gli uliveti coltivati secondo i criteri biologici non subiscono disseccamenti delle piante. Un falso mito figlio diretto di quella gogna mediatica, oltre il limite dello pseudo-scientifico, operata a danno della chimica agraria, presentata a più riprese quale strega maligna e mortifera.

Ben lungi dall'essere ciò, concimi e agrofarmaci hanno dimostrato la propria estraneità alla sindrome che sta martoriando gli uliveti pugliesi. Non che la cosa stupisca, onestamente, perché quando un patogeno viene veicolato da un vettore, un insetto in questo caso, la chimica agraria c'entra davvero ben poco. Anzi, può essere proprio lei a far si che di vettori ne restino pochi. Un esempio pluridecennale lo si è registrato al Nord con la Flavescenza dorata, veicolata da Scafoideo. Oggi un'analoga epidemia sta colpendo gli uliveti, veicolata da un'altra cicalina, la cosiddetta sputacchina. E stando alle più recenti evidenze, al binomio Phylaenus-Xylella pare importi ben poco se l'agricoltore abbia usato o meno diserbanti o insetticidi, o che abbia lo 0,5 o il 3% di sostanza organica nei suoli: loro attaccano, disseccano e fanno il proprio lavoro.

A conferma, il video condiviso da Infoxylella.it, gruppo di lavoro creatosi proprio per condividere esperienze di campo in tema olivi/disseccamenti. In esso vengono riportate le infezioni di Xylella a carico di uliveti in ottima salute, condotti a regime biologico.

Guarda il video di Infoxylella.it