Il vino italiano guarda sempre di più ai mercati esteri. Lo dicono i numeri: nel 2015 il nostro export ha totalizzato 5,4 miliardi di euro di fatturato. Ma coltivare uva destinata alla produzione di bottiglie per i consumatori non italiani richiede una particolare cura al fine di soddisfare le complesse normative internazionali in materia di residui di agrofarmaci.

Il Grape quality agreement (Gqa) è un programma non oneroso ed estremamente flessibile che permette ai viticoltori di ottenere una produzione di qualità sapendo fin dall'inizio quali saranno i mercati accessibili”, spiega ad AgroNotizie Paolo Borsa, technical crop manager di Syngenta. Durante la tappa del GrapeField Tour che si è tenuta a Brindisi i tecnici di Syngenta hanno illustrato ai viticoltori i vantaggi dell'aderire al programma.

L'agricoltore che sottoscrive il Gqa riceve da Syngenta il programma di protezione più indicato per il proprio vigneto tenendo conto di fattori come varietà, areali e clima. A seconda del programma scelto Syngenta è in grado di indicare quali sono i mercati che saranno disponibili tenendo in considerazione le normative dei vari Paesi sui residui di agrofarmaci.

In questo modo gli agricoltori in primavera possono già sapere quali saranno i mercati esteri accessibili, oppure attraverso quale soggetto della grande distribuzione possono commercializzare il proprio vino”, spiega Borsa.

Aderire al Gqa non comporta costi o vincoli, semplicemente non rispettando il piano di protezione proposto cadono le garanzie fornite da Syngenta.