Non bastavano Diabrotica, Popillia, Anoplophora e compagnia rosicchiante. Ora l'Italia, agricola e non, ha a che fare anche con una cimice. Già, perché il nuovo flagello delle colture è uno di quegli insetti che raramente vengono contabilizzati nel computo dei trattamenti insetticidi a protezione delle colture, scavalcate da afidi, lepidotteri, cocciniglie e cicaline. Invece Halyomorpha halys ha le carte in regola per divenire l'argomento numero uno nei prossimi anni, superando di slancio fitofagi e fitomizi tradizionali.

Per fare il punto della situazione e cercare nuove strategie di contenimento è stato quindi organizzato a Modena un convegno dal titolo "Halyomorpha halys: la cimice asiatica - Un 2015 molto difficile, un futuro ancora incerto"
Modena è infatti la provincia che per prima in Italia ha mostrato presenze importanti e danni rimarchevoli, prima di vedere l'insetto diffondere in altre aree del Nord Italia e lungo le coste adriatiche e tirreniche.
 

Cimici simili, ma diverse

Non c'è italiano che non lo sappia: le cimici in autunno virano di colore e migrano nelle case. Quelle asiatiche hanno però caratteristiche morfologiche leggermente diverse, presentando spine alla base del capo, la cui forma è inoltre appiattita anziché allungata e appuntita come in altre specie. Inoltre, hanno una livrea marmorizzata che le distingue anche a colpo d'occhio.
Trascorrono l'inverno nelle abitazioni e nei magazzini, poi in primavera si spostano sulle piante. Estremamente polifaga, in Asia trasmette diversi fitoplasmi, come per esempio quello che affligge la Paulonia. Non si sa ancora al momento se può far ciò anche con altre piante coltivate e non qui in Italia. Non a caso i francesi l'hanno soprannominata "Cimice diabolica".

Essendo un insetto alieno, di recente introduzione, non ha al momento predatori o malattie specifiche che ne contengano l'avanzata. Gli adulti possono inoltre spostarsi normalmente fino a cinque chilometri, sebbene alcuni individui abbiamo dimostrato di poterne coprire fino a 50. Come altri insetti, peraltro, possono "viaggiare" come clandestini, a bordo di mezzi agricoli o automobili, diffondendosi su tutto il territorio.
In Europa i primi casi si registrarono una decina di anni fa a Zurigo, poi si è espansa in Grecia, in Ungheria, Francia, Austria, Serbia, Romania.  Nell'inverno 2013 vi erano già foto su web che riportavano questi insetti. Appurata quindi la presenza anche in Italia è stata data comunicazione al Servizio fitosanitario prima e alla Comunità europea poi. Ottimo esempio di "citizen science", quando cioè i cittadini fanno foto e mandano informazioni utili a monitorare il territorio.

Già nel 2013 furono segnalati gruppi di più di cento individui, i quali tendono a raggrupparsi grazie a feromoni di aggregazione. Quindi, considerando i tassi riproduttivi, è probabile che queste cimici fossero presenti da alcuni anni. Nel 2014 si è poi reperita Halyomorpha anche in alcune zone di Lombardia, Piemonte, Friuli e Veneto. In prossimità del lago d'Iseo, in provincia di Brescia, ne sono stati trovati raggruppamenti di centinaia di esemplari su olivo, come pure è stata rinvenuta perfino a 1.500 metri di altitudine. La Val d'Adige, invece, pare sia ancora esente. Attualmente sono segnalati in semplici esemplari lungo le due coste fino al Lazio e nelle Marche.

Le analisi effettuate sul dna delle varie popolazioni hanno permesso di ricostruire le rotte d'invasione. Vi sono infatti undici tipi in Italia, sette in Grecia, mentre in Nord Europa sono solo due. Il tipo H1 è il più diffuso nel Sud del Continente, ovvero il medesimo che affligge gli Stati Uniti, da dove pare quindi sia partita l'immigrazione dell'insetto.
Pare quindi vi siano state due invasioni distinte: una al Nord e una al Sud dell'Europa. In Italia, per giunta, sembra che ve ne siano state di multiple. Per esempio, in Piemonte e in Veneto vi sono state più colonizzazioni successive. In Emilia c'è stata una sola colonizzazione, di un solo tipo, ma è quella che presenta i numeri di individui più alti. La strategia di controllo dovrà quindi passare attraverso la caratterizzazione precisa del parassita.
 

Testimonianze dall'America

Nel New Jersey Halyomorpha è presente da oltre vent'anni e ha già prodotto danni per decine milioni di dollari, principalmente in meli e peschi. Non fu messa però sotto quarantena e l'allargamento delle infestazioni si è mostrato particolarmente intenso soprattutto nel 2010. Cioè subito prima che si assistesse all'incremento di casi in Italia. A dimostrazione che il mancato controllo di un parassita o di un patogeno può ripercuotersi perfino a migliaia di chilometri dal luogo di origine. Di ciò ne traggano magari insegnamento coloro i quali considerano Xylella e Phylaenus un problema solo pugliese.

Negli Usa vi sono peschicoltori che hanno perso il 100% della produzione, mentre nelle mele sotto le punture si formano masse suberificate che rendono del tutto incommercializzabili i frutti. Su soia non avviene la maturazione, specialmente ai bordi dei campi: i semi marciscono, ma non sono trebbiabili.
In totale, sono stati riportati 34 milioni di dollari di danni solo su melo nel 2010, nel solo Medio Oriente.
Su pesco si è spesso superato il 50% di danno nel 2013. Unici mezzi di contenimento gli insetticidi, specialmente neonicotinoidi e piretroidi. Ciò crea però problemi però con altri parassiti come afidi e cocciniglie, riemersi in modo importante per la mancanza di nemici naturali. In più, alcuni adulti di Halyomorpha permangono sulle piante spontanee ai bordi dei campi e possono riattaccare le colture. Ogni settimana vanno trattati quindi i bordi. Così facendo, per le esperienze americane, i danni sono risultati uguali a quelli dei campi trattati in modo completo.
La cimice va poi monitorata puntualmente in campo tramite l'uso dei suoi feromoni di aggregazione. La soglia di intervento fissata in America è di 10 adulti per trappola, dopo la quale si deve applicare insetticidi sui bordi.

I predatori principali negli Usa sono Coccinellidi, Nabidi, Reduvidi, Tettigonidi. Questi ultimi predano soprattutto le uova, mentre gli altri attaccano i primi stadi giovanili.
 

Cosa avviene in Italia

Nel Belpaese Halyomorpha presenta due generazioni, con le prime deposizioni intorno a metà maggio e le ultime ad agosto. Sono molto prolifiche e longeve, sopravvivendo quasi un anno. Da metà luglio circa in poi vi è quindi coesistenza di vari stadi e generazioni. Nemici naturali in Italia sono solo generalisti, quindi poco efficaci.

Come prima misura, i Consorzi fitosanitari di Modena e Reggio hanno moltiplicato i monitoraggi. Da ciò si è capito che nel 2014 l'insetto era concentrato soprattutto a Castelfranco Emilia e zone limitrofe, come Nonantola, ove solo poche aziende hanno presentato danni gravi. Alcune, però, hanno perso il 100% delle produzioni frutticole.
Nel 2015 la situazione è però cambiata: la progressione concentrica è proseguita in altre zone dell'Emilia, presentando ovviamente densità di popolazione decrescenti procedendo dal centro verso la periferia dell'area di espansione.
Su pere sono stati registrati i danni più gravi, specialmente su varietà a bucce sottili, come le Williams, per esempio. In post raccolta giungono poi altri danni durante la fase di frigoconservazione, quando si manifestano i danni delle punture effettuate in pre-raccolta. Tali danni possono superare anche il 30% delle pere poste a magazzino. Anche su pesco però la cimice non scherza, producendo deformazioni più o meno evidenti a seconda della fase in cui i frutti vengono colpiti.
 

Metodi di controllo

Fra i metodi possibili e attualmente allo studio si presentano le reti anti insetto, già utilizzata contro Carpocapsa in diverse zone, oppure contro Drosofila su piccoli frutti. Unico difetto delle reti: le cimici nei primi stadi possono passare fra le maglie, le quali fermano solo quelle più grandi e gli adulti.
Sono state inoltre effettuate diverse prove in ambiente controllato, operando su individui catturati in ambiente naturale. I prodotti impiegati sono noti da tempo, come per esempio clorpirifos, metile ed etile, fosmet, spinosad, piretroidi e neonicotinoidi, ovvero quelli tradizionalmente efficaci contro le cimici "nostrane". Le forme giovanili sono ovviamente risultate le più sensibili. I prodotti con le performance migliori sono stati i neonicotinoidi, i fosforganici e i piretroidi, soprattutto quando applicati per contatto diretto sugli insetti. Se le cimici vengono poste su vegetazione trattata l'efficacia per contatto tarsale cala di molto.

Non resta quindi che attendere lo sviluppo di antagonisti naturali specifici, molto più efficaci, come pure nell'integrazione di diversi mezzi di contenimento, come le reti e le applicazioni insetticide, magari posizionate lungo i bordo-campo, come già visto in America.

Il tutto, fino al prossimo alieno. Ovviamente.