Il mancozeb sta all'agrochimica organica come il rame sta all'agrochimica inorganica. Per decenni l'alternanza dei due storici prodotti di copertura ha difeso le viti di mezzo mondo dalla peronospora. Entrambi ad ampio spettro d'azione, entrambi multisito, entrambi quindi panacea di molti problemi legati all'insorgenza di fenomeni di resistenza. L'avvento dei più moderni citotropici e sistemici sembrò a un tratto decretarne la fine. Tuttaltro: il mancozeb, come il rame del resto, è alla fin fine stato sempre preso in considerazione nelle miscele a due e tre vie. Qualche malizioso sostiene addirittura che, in fondo in fondo, per qualche miscela commerciale degli anni passati fosse sempre e comunque il veterano della fitoiatria a tenere in piedi quei prodotti. Però, come per ogni altra medaglia, anche il mancozeb ha avuto, per così dire, i propri rovesci. Passato prima al setaccio del processo di revisione europea (inclusione in Annex I nel marzo 2006) ha poi attraversato anche quello della riclassificazione, alla fine del quale ha rimediato la frase di rischio R63: prodotto teratogeno. Ciò ne ha comportato la riclassificazione da Xi, irritante, a Xn, nocivo, per tutti quei formulati che ne contenessero più del 5%. In poche parole, tutti i prodotti significativi dal punto di vista fitoiatrico. A partire quindi dal 1 dicembre 2010 i formulati contenenti mancozeb modificheranno la propria etichetta con l’inserimento della frase R63. Utile sottolineare come il Ministero non abbia previsto alcun periodo di smaltimento scorte per le confezioni a “vecchia etichetta”. Pertanto, tutto il prodotto giacente presso le rivendite dovrà essere accompagnato alla vendita da un fac simile dell'etichetta con la nuova classificazione. Fortunatamente, sapendo cosa bolliva in pentola, le scorte di prodotto giacenti sono molto limitate, vista la cautela negli acquisti che ha dominato la campagna 2010.
Per il 2011 si aprono così scenari per lo meno "interessanti". Al di là dei formulati a base del solo mancozeb, prenderanno la Xn (nocivo) anche tutti i formulati a due o tre vie che contengano mancozeb in ragione superiore al fatidico 5%. Come a dire: se non si ha il patentino sarà sempre più gara dura fare la spesa di antiperonosporici. Per non parlare dei disciplinari di produzione. Al momento, il mancozeb è ancora incluso per il 2011, anche perché, giustamente, i disciplinari sono stati redatti con il mancozeb ancora Xi. A scanso di equivoci però, l'uso dei prodotti contenenti mancozeb sarà svincolato dall'obbligo di scegliere, a parità di sostanza attiva, il prodotto con classificazione migliore. Questo perché di "classificazioni migliori", ormai lo sappiamo bene, molto probabilmente non ve ne saranno più. Si vedrà quindi a partire dal 2011 quali modifiche sopraggiungeranno. Se ne sopraggiungeranno.
Nel frattempo, Cerexagri-UPL continua con il proprio impegno a sostegno della molecola. La visione della società sul mancozeb la si comprende già dalla sua storia: tutto è iniziato nel 1989 quando Elf Atochem Agri acquisì gli impianti di sintesi e formulazione del mancozeb di Pennwalt situati a Rotterdam (Olanda). Nel 2003 con la fusione Elf Aquitaine e Totalfina nacque Cerexagri, la quale proseguì e consolidò la produzione di mancozeb. Nel novembre 2007 venne l’acquisizione di Cerexagri da parte della società indiana United Phosphorus Ltd, la quale ora, con altri due impianti di produzione di mancozeb, consolida ulteriormente la propria posizione a livello mondiale. All’inizio del 2010 Upl ha per giunta acquisito da DuPont il business mancozeb (prodotto puro), come pure i relativi assets e brevetti, nonché il sito produttivo situato a Barranquilla (Colombia). La situazione globale del mancozeb si concretizza in questo modo in impianti di sintesi e formulazione situati in tre continenti, con una capacità produttiva di oltre 100 mila tonnellate. Vista la carne al fuoco, è facile prevedere come Cerexagri-UPL investirà ancora in futuro, anche in quelle ricerche che possano magari ribaltare quella classificazione così penalizzante rimediata in sede di revisione europea.
Le carte in regola per poterci riuscire ce l'ha tutte: Upl è la più grande azienda agrochimica Indiana impegnata nella ricerca, produzione e vendita. Come pure è l'unica realtà nel panorama mondiale i cui processi iniziano dalla materia prima per finire con l’agrofarmaco formulato. Il fatturato globale dell’azienda a fine marzo 2010 è stato di circa 1,1 miliardi di dollari.
In attesa quindi di nuovi sviluppi, dal 1 dicembre rivenditori e agricoltori sono avvertiti: il mancozeb cambia. Almeno per ora.