Le specie di frassino autoctone italiane sono tre: il frassino comune o maggiore (Fraxinus excelsior L. subsp. excelsior), il frassino meridionale o ossifilo, rappresentato da due sottospecie (Fraxinus angustifolia Vahl subsp. angustifolia e Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa (M. Bieb. ex Willd.) Franco & Rocha Afonso), e infine l'orniello o frassino della manna (Fraxinus ornus L.).

 

In questo articolo tratteremo solo gli utilizzi agroenergetici e di bioraffineria delle due prime specie, mentre un precedente articolo era incentrato sulla produzione della manna.

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Il frassino maggiore, ottimo legname da opera

Il frassino maggiore è la specie più studiata perché la qualità del suo legno rende la sua coltivazione potenzialmente più redditizia. Cresce su tutto il territorio nazionale ad eccezione della Sicilia, ma il cambiamento climatico sta riducendo il suo areale perché non tollera né le ghiacciate primaverili né le siccità estive. Di conseguenza, è più frequente trovarlo nei boschi ripariali o collinari nel Centro Nord (Foto 1).

 

Giovane esemplare di frassino comune, forse ibrido, cresce spontaneo nel bosco ripariale dei Laghi di Cinto Caomaggiore (Ve), in associazione con aceri, salici, farnie e carpini

Foto 1: Giovane esemplare di frassino comune, forse ibrido, cresce spontaneo nel bosco ripariale dei Laghi di Cinto Caomaggiore (Ve), in associazione con aceri, salici, farnie e carpini. La popolazione di frassini del bosco in questione presenta una grande variabilità genetica e non si può escludere la possibilità che una parte consistente sia formata da ibridi di frassino maggiore e meridionale, in quanto entrambe le specie sono presenti nella stessa località (6)

(Fonte foto: Mario A. Rosato - AgroNotizie®)

 

Viene governato a fustaia con turni minori di sessanta anni (1, 2), perché alberi più vecchi tendono a sviluppare il "cuore nero", una macchiatura non fungina che però riduce il valore del legno. Nonostante sia una specie pioniera e molto adattabile, è minacciata dal fungo Hymenoscyphus fraxineus (sinonimo Chalara fraxinea) che dalla sua scoperta in Polonia nel 1990 ha causato la morte del 90% dei frassineti Centro Nord europei e potrebbe propagarsi verso l'area del mediterraneo (3).

 

Ovunque predilige ambienti con buona disponibilità d'acqua, come si trovano negli impluvi, nei versanti freschi o lungo i corsi d'acqua dove è in contatto con l'ontano bianco o nero e colonizza i prati abbandonati. Tollera terreni acidi con pH 5.5 ma cresce meglio su suoli carbonatici, preferibilmente drenati. Tollera il ristagno idrico stagionale, ma predilige suoli umidi e drenati (4).

 

In natura non forma mai boschi puri, per questo motivo viene coltivato perlopiù in impianti misti con la farnia o il noce, anche consociato con specie d'accompagnamento da governare a ceduo con turno breve (robinia, cloni di pioppo, ontano, salice), o costituendo gruppi puri. Nel caso di impianti puri i distanziamenti iniziali possono partire da 3x3 o 4x2,5 metri, prevedendo il diradamento fino a raggiungere le densità finali a fine turno. Nel Centro Nord Europa è usuale impiantare il frassineto con densità di 4mila- 6mila piante/ettaro. È reperibile come semenzale di uno, due anni, in contenitore o a radice nuda.

 

Per ottenere tronchi dritti e legname da opera di buona qualità è necessario potare i rami più bassi a partire dal momento in cui il diametro del tronco raggiunge i 10 centimetri. Indicativamente, per ottenere tronchi di 60 centimetri di diametro e 12,8 metri di lunghezza con un turno di sessanta anni, la densità finale deve essere minore di 61 alberi per ettaro. Per ottenere tronchi di 50 centimetri di diametro e 12 metri di lunghezza con un turno di cinquanta anni, la densità massima è di 85 alberi per ettaro (5). Nella consociazione con altre specie - più consona alla biologia del frassino - la distanza fra i frassini (alberi principali) sarà sin dall'inizio quella del fine turno, compresa fra 9 e 12 metri. L'interasse verrà piantumato con alberi secondari, a più rapido accrescimento - ad esempio pioppi - e fra gli alberi secondari è possibile intercalare specie arbustive accompagnatrici. Nella pratica, ogni fila del bosco policiclico è come una siepe (Le siepi campestri, una tradizione da recuperare, Prima parte e Seconda parte). I turni di ceduazione più corti delle specie consociate consentono ai giovani frassini di svilupparsi velocemente all'inizio per poi guadagnare vigore dopo i successivi diradamenti.

 

Sebbene non sia un fenomeno frequente, il frassino maggiore si può ibridare spontaneamente con il frassino meridionale, dando individui con caratteristiche intermedie e dalla produttività e qualità incerta (6, già citato). Poiché il frassino si riproduce prevalentemente da seme, è dunque importante accertare la provenienza delle piantine.

 

Frassino meridionale, più adatto per la produzione di legna da ardere

Il frassino meridionale è una tipica specie di pianura comunemente presente nei popolamenti ripariali, cresce su suoli umidi o paludosi tendenzialmente acidi (da cui il nome ossifilo, sinonimo di acidofilo) insieme a salici, pioppi, querce e olmi. Tollera molto bene i terreni argillosi sopportando anche eventuali ristagni; predilige terreni profondi ma con falda entro il profilo del suolo. È una specie abbastanza tollerante nei confronti della salinità (7). Più termofila rispetto al frassino maggiore, ha un'elevata suscettibilità rispetto alle gelate tardive (sporadica presenza negli ambienti vallivi montani).

 

Negli ultimi anni, in alcune zone del rodigino, si sono riscontrati nei mesi primaverili diffusi attacchi da parte di un defogliatore (Operophtera brumata): tali attacchi non portano alla morte delle piante ma ne danneggiano la vigorìa riducendone le potenzialità di accrescimento e quindi di produzione di biomassa. Rispetto al frassino maggiore presenta dimensioni leggermente inferiori (arriva al massimo a 20-25 metri di altezza), portamento meno slanciato, tronco non sempre eretto con sinuosità più o meno accentuata (quindi minore valore come legname da opera) e corteccia liscia di colore grigio chiara. È una pianta a rapido accrescimento che viene impiegata, per questa sua caratteristica, in impianti con ceduazione ogni cinque, otto anni. La capacità pollonifera resta elevata e costante nel tempo. Viene associato ad altre specie forestali (robinia, platano, olmo campestre) per dare al popolamento maggiore stabilità nei confronti di eventuali malattie. In Spagna è molto diffuso da secoli il governo a capitozza (Foto di apertura dell'articolo), più raro in Italia.

 

Si stima che un arboreto misto da biomassa produca 110-125 tonnellate/ettaro allo scadere del primo turno (cinque anni) e 220-225 tonnellate/ettaro allo scadere del terzo turno (quindici anni) in poi. La durezza del legno permette di ottenere come prodotto finale sia legna in pezzi dai tronchetti (maggiore valore di mercato) sia legno cippato dalle cime e dai rami sottili. La massa volumica del legno con umidità del 13% è mediamente di 720 chilogrammi/m3.  È un'ottima legna da ardere.

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L'impianto prevede l'utilizzo di piantine di un anno con pane di terra. Anche nel caso di consociazioni con olmi e platano, il frassino viene sempre mantenuto in file monospecifiche essendo più lento nell'accrescimento (in genere il turno è sempre uno, due anni più lungo). È fortemente indicata l'esecuzione della ripuntatura profonda (80-100 centimetri) prima di eseguire le altre lavorazioni di preparazione del terreno. Si consiglia, inoltre, di eseguire una spollonatura manuale sulle ceppaie l'anno successivo a ogni taglio di fine turno (normalmente a fine inverno): questo diradamento permette di concentrare tutto l'accrescimento sui pochi polloni rilasciati per ceppaia (tre, cinque al massimo), aumentando la produttività degli individui e consentendo allo stesso tempo una più efficiente meccanizzazione del cantiere di raccolta.

 

Tra i vantaggi dell'arboreto misto si hanno l'accrescimento veloce con produzione elevata e costante nel tempo e la flessibilità sul mercato: oltre al cippato, infatti, si possono ottenere diversi assortimenti di legna. In virtù della polispecificità degli impianti si ha un elevato contributo alla biodiversità locale e alla protezione del suolo dall'erosione. Per contro, l'articolazione del modulo di impianto rende complicate e onerose le fasi di messa a dimora dell'arboreto. Gli arboreti di questo tipo, inoltre, sono di concezione molto recente per cui risultano ancora poco diffusi e conosciuti sul territorio, di conseguenza manca l'esperienza necessaria per ottimizzare le operazioni colturali e non è possibile verificarne la produttività in quanto le rese a fine ciclo sono solo stimate ipoteticamente.

 

Il frassino meridionale è poco adatto al governo a ceduo ad alta rotazione. Un'esperienza condotta in Portogallo (8) con turno pari a tre anni, densità 10mila-15mila piante/ettaro, piantate da stecche, ha dimostrato che la produttività di biomassa del frassino meridionale è di 150 chilogrammi/ettaro, accumulo di carbonio nelle radici 75 chilogrammi/ettaro. Il pioppo ed il salice hanno produttività dieci, dodici volte più alta nelle stesse condizioni.

 

Utilizzi di nicchia

Gli utilizzi dei frassini diversi dalla produzione di legna o manna sono perlopiù limitati all'etnobotanica.

 

Ne riportiamo alcuni, segnalando però che non tutte le fonti potrebbero essere attendibili:

  • I semi immaturi del frassino maggiore si possono consumare sotto aceto.
  • Tutti i frassini sembrano avere proprietà medicinali (9), ma il loro utilizzo in erboristeria è scarso e abbondano le fonti non verificate (esempio). Si usano soprattutto le foglie (lassativo) e la corteccia (febbrifugo).
  • È possibile ricavare manna dal frassino comune e dal frassino meridionale, ma la qualità è inferiore a quella ricavata dall'orniello (Fonte: Plants for a Future).
  • Diverse fonti riportano l'utilizzo delle foglie come foraggio (ad esempio il sito dei Kew Gardens), ma il portale dei foraggi della Fao non include nessuna specie del genere Fraxinus. In Asturias (Spagna), le giovani foglie vengono consumate in insalata e gli autori dello studio ipotizzano il loro utilizzo nell'alimentazione dei suini, ma non sembra siano state condotte prove specifiche (10). I valori nutrizionali delle foglie di frassino comune, per la nutrizione dei ruminanti, sono i seguenti (11): SS = 37,6%; ceneri = 8,5% di SS; proteina grezza = 14,5% di SS; fibra detergente neutra = 27,9% SS; digeribilità in vitro = 75%; degradabilità effettiva = 64% SS; degradabilità effettiva dell'azoto = 50%.
  • Dai semi maturi è possibile ricavare un olio commestibile, simile a quello del girasole, con alcuni usi terapeutici potenziali (12).
  • I frassini nei boschi umidi spesso si trovano associati ai funghi spugnole o morchelle (Morchella esculenta (L.) Pers.).
  • Dalla corteccia si estraggono tannini per la conciatura delle pelli.

 

Bibliografia

(1) Arboricoltura da legno, Regione Piemonte.

(2) Arboricoltura da legno, Regione Friuli Venezia Giulia.

(3) Beck, P., Caudullo, G., Tinner, W., de Rigo, D., 2016. Fraxinus excelsior in Europe: distribution, habitat, usage and threats. In: San-Miguel-Ayanz, J., de Rigo, D., Caudullo, G., Houston Durrant, T.,Mauri, A. (Eds.), European Atlas of Forest Tree Species. Publ. Off. EU, Luxembourg, pp. e0181c0.

(4) Pliûra A. e M. Heuertz 2009. Euforgen, Linee guida per la conservazione genetica e l'uso del frassino maggiore (Fraxinus excelsior). Traduzione: A. Rositi, M. Morganti, B. Schirone, Dipartimento Daf, Università della Tuscia, Viterbo. Creia, Fondi, Latina, Italia, 6 pagine. Originariamente pubblicato da Bioversity International, in inglese, nel 2003.

(5) Dorota Dobrowolska, Sebastian Hein, Anne Oosterbaan, Sven Wagner, Jo Clark, Jens Peter Skovsgaard, A review of European ash (Fraxinus excelsior L.): implications for silviculture, Forestry: An International Journal of Forest Research, Volume 84, Issue 2, April 2011, Pages 133-148.

(6) Piero Belletti, Paolo Camerano, Diana Ferrazzini, Roberto Fiorentin, Francesco Cego Pernigotto; Biological, ecological and genetic aspects of narrow leaved ash (Fraxinus angustifolia Vahl) in the northeastern Italy; Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 12, Pages 25-40 (2015); Aug 08, 2015.

(7) Paolo Giandon, Silvia Talbot, Silvia Obber, Adriano Garlato, Massimo Ferasin, Colture energetiche e protezione del suolo, Veneto Agricoltura e Arpa Veneto, 2010.

(8) Patrício, Maria do Sameiro; Nunes, Luís; Saraiva, Daniel; Azevedo, João (2011). Potential biomass production of a short rotation crop in Portugal. In Carboforest Conference. Sekocin Stary, Polónia.

(9) Iqra Sarfraz, Azhar Rasul, Farhat Jabeen, Tahira Younis, Muhammad Kashif Zahoor, Muhammad Arshad, Muhammad Ali, "Fraxinus: A Plant with Versatile Pharmacological and Biological Activities", Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine, vol. 2017, Article ID 4269868, 12 pages, 2017.

(10) Vicente Rodríguez Estévez, Carolina Reyes Palomo, Santos Sanz Fernández, Pablo Rodríguez Hernández, Javier López Tirado, Manuel Sánchez Rodríguez,  Cipriano Díaz Gaona; Materias primas tradicionales, productos alternativos y subproductos para la alimentación del porcino ecológico; Cátedra de Ganadería Ecológica Ecovalia-Clemente Mata. Universidad de Córdoba, España, 2020.

(11) Emile JC, Delagarde R, Barre P, Novak S; Nutritive value and degradability of leaves from temperate woody resources for feeding ruminants in summer.

(12) Alessandra Giardinieri, Rosario Schicchi, Anna Geraci, Sergio Rosselli, Filippo Maggi, Dennis Fiorini, Massimo Ricciutelli, Monica Rosa Loizzo, Maurizio Bruno, Deborah Pacetti, Fixed oil from seeds of narrow-leaved ash (F. angustifolia subsp. angustifolia): Chemical profile, antioxidant and antiproliferative activities, Food Research International, Volume 119, 2019, Pages 369-377, ISSN 0963-9969.