L'Italia deve aumentare la sua produzione di energia da fonti rinnovabili e il fotovoltaico è una delle opzioni che il Governo sta percorrendo per ottenere questo obiettivo. Accanto ai pannelli fotovoltaici installati sui tetti di case a aziende, sta crescendo l'interesse per l'agrifotovoltaico (o agrivoltaico), un sistema che prevede l'unione tra agricoltura e pannelli fotovoltaici.

 

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Non più dunque impianti "a terra", che consumano suolo agricolo, quanto pannelli sopraelevati, installati a 3 metri d'altezza, che consentono la produzione di energia elettrica (sopra) e quella agricola (sotto).

Per dare qualche numero, se oggi si coprisse con questi pannelli solari lo 0,2% della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) nazionale si potrebbe produrre qualcosa come 30 GW di potenza installata, rispetto ai 43 GW totali che il Paese ha come obiettivo dal fotovoltaico in generale.

 

Il Governo crede in questa tecnologia, tant'è vero che all'interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), nell'ambito del Secondo Pilastro (Rivoluzione verde e transizione ecologica), sono stati stanziati ben 1,1 miliardi di euro proprio per finanziare l'agrifotovoltaico.

 

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Sinergia, non convivenza

Un aspetto chiave da tenere in considerazione è che tra i pannelli fotovoltaici e la coltura sottostante non ci deve essere una convivenza forzata, ma una sinergia in grado di apportare benefici alla parte agricola. Non si deve dunque verificare un calo di produttività come conseguenza dell'ombreggiamento, ma bensì un aumento. Solo in questo modo i legittimi interessi degli agricoltori e delle aziende produttrici di energia saranno tutelati.

 

L'Università della Tuscia ha redatto le Linee Guida per l'applicazione dell'agrovoltaico in Italia

L'Università della Tuscia ha redatto le Linee Guida per l'applicazione dell'agrivoltaico in Italia

(Fonte foto: Università della Tuscia)

 

I pannelli fotovoltaici sono infatti in grado di offrire diversi servizi alle piante. Ad esempio ombreggiando il terreno diminuiscono la temperatura dello stesso e quindi l'evapotraspirazione, preservando una risorsa importane come l'acqua. Inoltre possono proteggere le piante da eventi atmosferici intensi, come le bombe d'acqua o le grandinate, garantendo ombra anche ad eventuali animali al pascolo.

 

Senza contare i vantaggi economici. Gli impianti agrivoltaici possono essere una interessante diversificazione delle attività aziendali, inoltre creano posti di lavoro sul territorio e possono valorizzare quelle aree marginali che per diverse ragioni sono scarsamente produttive o addirittura abbandonate.

 

Alcuni (pochi) esempi di agrivoltaico

Alcuni esempi di agrivoltaico sono oggi rintracciabili, anche se sono ancora pochi. Presso l'Azienda Tenuta di Bagnoli (Bagnoli di Sopra, Padova) si sono uniti la produzione di energia e il pascolo. Un altro esempio si ritrova a Sant'Alberto, Ferrara, dove l'Azienda agrozootecnica del Caseificio Buon Pastore governa un gregge di seicento pecore sotto un impianto fotovoltaico di oltre 70 ettari.

 

Animali al pascolo presso il Caseificio Buon Pastore

Animali al pascolo presso il Caseificio Buon Pastore

(Fonte foto: Caseificio Buon Pastore)

 

Si tratta tuttavia di un livello base di agrivoltaico, in quanto gli animali si nutrono dell'erba che altrimenti dovrebbe essere sfalciata, ma la produzione principale resta quella energetica. Non c'è dunque quella sinergia tra produzione elettrica e agricola che invece è alla base di un buon agrivoltaico.

 

Un esempio più interessante è quello di Scalea (Cosenza), dove Le Greenhouse, oltre a produrre cedri sotto serre fotovoltaiche, ha anche realizzato un impianto pilota in cui vengono coltivati agrumi in pieno campo al di sopra dei quali sono posti dei panelli fotovoltaici. Questo perché alcune varietà di agrumi mal sopportano la luce diretta del sole e dunque l'ombreggiamento offerto dai pannelli offre le migliori condizioni di sviluppo. In questo caso, sì, vi è una sinergia tra produzione elettrica e agricola.

 

Enel Green Power sta testando a Montalto di Castro (Lazio) sistemi agrifotovoltaici che prevedono la coltivazione di legumi, asparagi e zafferano. Mentre a Bastardo, in Umbria, si sta lavorando su erbe officinali e foraggio.

 

Al tema si lavora molto anche all'estero. In Cina, nella provincia di Ningxia, è stato realizzato un mega impianto di oltre mille ettari in cui sotto i pannelli vengono coltivate bacche di goji e altri piccoli frutti. Mentre in Olanda sono coltivate colture come il ribes rosso, i mirtilli, le more e le fragole. Negli Usa invece ci si è spinti fino al frumento e alle patate.

 

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L'agrivoltaico ha, sulla carta, i requisiti per aiutare il Paese ad affrancarsi dalle energie fossili e al contempo rafforzare i bilanci delle aziende agricole, offrendo sinergie tra produzione elettrica e agricola.

 

Quello che serve oggi, tra le altre cose, è che si portino avanti maggiori esperienze di campo, in modo da verificare quali sono le reali colture che rispondono bene a questa simbiosi. Considerando anche che l'Italia è caratterizzata da una elevata varietà di contesti pedoclimatici, sarà anche necessario mettere in atto sperimentazioni su tutto il territorio.