Gli ontani sono alberi decidui della famiglia delle Betulaceae, tipici dei terreni umidi paludosi o lungo i corsi d'acqua.

Esistono trenta specie di questo genere, di cui quelle di maggiore interesse agroforestale in Italia sono tre:

  • L'ontano comune o ontano nero (Alnus glutinosa (L.) Gaertn) è quello maggiormente presente su tutto il territorio nazionale. In Puglia è considerato una specie avventizia, in Umbria è una specie protetta dalle normative regionali. Si adatta bene a suoli neutri alcalini, anche con ristagno idrico.
  • L'ontano bianco (Alnus incana (L.) Moench) è invece presente solo lungo l'arco alpino e sull'Appennino settentrionale, avventizio e naturalizzato in Sardegna. Cresce lungo i corsi d'acqua come specie pioniera, su suoli prevalentemente calcarei, sino a circa 1.300 metri.
  • L'ontano napoletano, chiamato anche ontano cordato per le sue foglie a forma di cuore (Alnus cordata (Loisel) Duby) è una specie endemica dell'Italia meridionale, dalla Campania alla Calabria; oggi frequentemente utilizzata anche a scopo ornamentale in viali, parchi e giardini, e quindi diffusa anche al di fuori del suo areale naturale, soprattutto nell'Italia centrale. Si differenzia dagli altri ontani perché sopporta bene la carenza idrica e la sua crescita è favorita in terreni acidi; queste caratteristiche permettono di utilizzarlo nel rimboschimento di terreni nudi ricchi di argilla e di scheletro.


La principale caratteristica che accomuna tutte e tre le specie è la capacità di crescere lungo i corsi d'acqua, formando popolamenti ripari che costituiscono habitat a conservazione prioritaria a livello europeo. Gli ontani forniscono nutrimento agli uccelli durante tutto l'inverno (Foto 1); riparo e cibo a fagiani, lepri e cervidi, le api ne bottinano il polline. Gli apparati radicali ospitano batteri azotofissatori simbionti (Frankia alni), per cui la pianta fertilizza naturalmente il suolo. Di conseguenza, gli ontani vengono impiegati in progetti di riforestazione, ad esempio in terreni previamente utilizzati per pioppicoltura, per il contenimento dell'erosione e del dissesto idrogeologico, e per bonificare terreni umidi degradati.


I frutti dell'ontano, simili a piccole pigne, contengono semi che maturano e si staccano progressivamente durante l'inverno. Tale caratteristica rappresenta una fonte di nutrimento per gli uccelli, ed è uno dei principali pregi dell'ontano per progetti di rimboschimento e tutela della biodiversità
Foto 1: I frutti dell'ontano, simili a piccole pigne, contengono semi che maturano e si staccano progressivamente durante l'inverno. Tale caratteristica rappresenta una fonte di nutrimento per gli uccelli, ed è uno dei principali pregi dell'ontano per progetti di rimboschimento e tutela della biodiversità
(Fonte foto: Mario A. Rosato - AgroNotizie)


Molteplici usi ma scarso sfruttamento commerciale

Nonostante le somiglianze esterne fra i tre alberi, i legni sono molto diversi. Il legno dell'ontano nero, di un caratteristico colore giallo aranciato quando è fresco, assume notevole resistenza quando è immerso nell'acqua per cui è sempre stato usato per fondazioni di palafitte e strutture sommerse in genere. Oltre al particolare uso a contatto con l'acqua, non è un legno molto pregiato perché si decolora e deperisce facilmente se esposto all'aria; viene utilizzato per la produzione di strumenti musicali, imballaggi di lusso - scatole per sigari e liquori - mestoli e taglieri da cucina, mobili impiallacciati e per la produzione di parquet. L'ontano bianco, invece, è atto solo per produrre legna da ardere, perché il tronco è in genere storto e di piccolo diametro. L'ontano napoletano ha un legno leggero, elastico e compatto, facile da lavorare, utilizzato per manici, zoccoli e prodotti artigianali da tornitura.

Il potere calorifico inferiore del legno è pressoché indipendente dalla specie: 19,18 MJ/chilogrammo nel caso dell'ontano bianco, 19,31 MJ/chilogrammo l'ontano nero (Fonte: Woodenergy.ie) ma poiché la densità è diversa, la resa calorica effettiva lo è di conseguenza.

 

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La legna di ontano è considerata "dolce" o "tenera" perché si asciuga velocemente, arde in breve tempo e con poco fumo ed ha un odore gradevole. Viene utilizzata dalle pizzerie e per caminetti e stufe domestiche (Foto 2).


Legna di ontano nero. Il caratteristico colore rosso arancione si sviluppa quando la savia fresca viene a contatto con l'aria, ma sparisce gradualmente con l'essiccazione
Foto 2: Legna di ontano nero. Il caratteristico colore rosso arancione si sviluppa quando la savia fresca viene a contatto con l'aria, ma sparisce gradualmente con l'essiccazione
(Fonte foto: Jrc)


Le foglie sono utilizzabili occasionalmente come foraggio: contengono mediamente 14,4% di proteina cruda, la digeribilità in vitro è medio bassa (41,8%) per via del contenuto di tannini e lignina (1). Una sperimentazione condotta in Francia nell'ambito del progetto di ricerca Agforward dimostra che le foglie di ontano napoletano sono atte per l'alimentazione estiva di vitelli e vacche asciutte, in sostituzione dell'erba medica. Il sistema di coltivazione per tale scopo è il ceduo a rotazione veloce, con raccolta del cippato a fine estate, fornendo all'allevamento un reddito addizionale. Le foglie cadute in autunno conservano un discreto tenore di azoto, per cui è possibile raccoglierle per utilizzarle come concime organico.

La corteccia dell'ontano nero contiene una pletora di molecole potenzialmente utili per il trattamento di tumori, reumatismi e infiammazioni. Alla data attuale, però, tale potenziale non è ancora sfruttato su scala industriale (2). Tradizionalmente, la corteccia dell'ontano nero veniva utilizzata per l'estrazione di tannino per la concia al vegetale delle pelli, processo oggi limitato quasi esclusivamente alla produzione di suole e per tingere di nero i tessuti, da cui il nome "ontano nero".

Nei progetti di afforestamento, l'ontano nero viene intercalato con noce nero (Juglans nigra), il quale beneficia dell'azoto fissato dai batteri simbionti del primo. Viene anche utilizzato per depurare l'acqua in terreni facilmente inondabili (Fonte: Issg). Nell'arboricoltura finalizzata alla produzione di legname da opera, l'ontano viene intercalato alla coltura principale di pregio, affinché questa possa beneficiare dell'azoto fissato dai batteri simbiotici. In questo caso, il turno della coltura di pregio è lungo, dell'ordine di venti trenta anni, mentre quello dell'ontano è più breve, cinque o dieci anni.

Alle nostre latitudini, l'ontano nero raramente raggiunge i 20 metri, ma cresce abbastanza velocemente anche su suoli argillosi poco fertili e perfino ristagnanti. Perciò, è una specie potenzialmente interessante per il carbon farming. La biomassa accumulata in una fustaia di 13-18 anni con circa 30mila alberi/ettaro è stata stimata in 66,4 tonnellate/ettaro, di cui 59,3 tonnellate/ettaro di tronchi e rami, 2,8 tonnellate/ettaro di foglie e 4,3 tonnellate/ettaro di biomassa ipogea. La produzione annuale di biomassa si stima in 6-9 tonnellate/ettaro, l'azoto fissato nel suolo da una piantagione di otto anni è pari a 125 chilogrammi/ettaro.anno.

L'ontano nero è una delle specie incluse nel progetto di forestazione urbana lungo il fiume Dese, noto come Bosco di Mestre, il quale è stato finanziato dal Ministero per la Transizione Ecologica.

 

Note sulla coltivazione

L'ontano nero si riproduce principalmente da semi, raccolti a fine ottobre primi di novembre e piantati subito per evitare che si secchino, innescando la loro dormienza. I semi vengono messi a germinare in plateau di polistirolo a 150 fori, riempiti di torba e ricoperti di un sottile strato di sabbia silicea. Con i primi caldi della primavera, le piantine si svilupperanno, e nel giro di qualche mese sarà possibile trapiantarle in vasi. L'ontano si può riprodurre anche da talee contenenti due o tre gemme, preparate alla fine dell'inverno e piantate in vaso (3). La produzione di semi è abbondante, ma la germinabilità è del 30%-40%. I semi freschi possono germinare subito, quelli secchi devono essere vernalizzati a 4°C durante quattro o cinque mesi (4). L'ortano nero talvolta ricaccia quando viene tagliato, ma la sua capacità pollonifera dipende da diversi fattori, quali l'età al momento della ceduazione, l'ombreggiamento da altri alberi (l'ontano non cresce bene all'ombra), il pH del suolo (idealmente neutro), la profondità della falda. È in grado di ibridizzarsi con l'ontano bianco (5).

Nonostante la adattabilità e perfino potenziale invasività dell'ontano nero, dalla decade del 1990 la popolazione europea ha progressivamente subìto l'attacco dell'oomicete Phytophthora alni. I sintomi includono macchie nere alla base dello stelo e ingiallimento delle foglie, che cadono prima dell'autunno. Col passare degli anni, si seccano prima i rami sottili, poi quelli più grossi, ed eventualmente l'albero muore. La malattia si propaga più velocemente nelle popolazioni lungo i corsi d'acqua, probabilmente trasportata dalla corrente assieme ai semi (6). Il rischio di forte declino delle popolazioni naturali ha spinto lo sviluppo di tecniche di micropropagazione in vitro, che consentono la produzione in breve tempo di grandi quantità di cloni, selezionati fra gli esemplari sani, quindi potenzialmente più resistenti alla malattia (7).

 

Bibliografia

(1) Boki Luske, Nick Van Eekeren; Renewed interest for silvopastoral systems in Europe - an inventory of the feeding value of fodder trees, Rahmann G & Aksoy U (Eds.) (2014) Proceedings of the 4th Isofar Scientific Conference. ‘Building Organic Bridges’, at the Organic World Congress 2014, 13-15 Oct., Istanbul, Turkey.
(2) Sati SC, Sati N, Sati OP. Bioactive constituents and medicinal importance of genus Alnus. Pharmacogn Rev. 2011;5(10):174-183. doi:10.4103/0973-7847.91115.
(3) Il progetto Star, conservazione e valorizzazione dei boschi umidi di frassino e ontano nero sulle rive dello Stella. Rete Natura 2000.
(4) Beti Piotto e Anna Di Noi, Propagazione per seme di alberi e arbusti della flora mediterranea, Manuale Anpa, Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente Dipartimento Prevenzione e Risanamento Ambientali, Via Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Roma, 2001. ISBN 88-448-0271-6.
(5) E. V. Banaev, V. Bažant, Study of natural hybridization between Alnus incana (L.) Moench. and Alnus glutinosa (L.) Gaertn; Journal Of Forest Science, 53, 2007 (2): 66-73.
(6) Houston Durrant, T., de Rigo, D., Caudullo, G., 2016. Alnus glutinosa in Europe: distribution, habitat, usage and threats. Atlas of Forest Tree Species. Publ. Off. EU, Luxembourg, pp. e01f3c0+.
(7) M. Carmen San José, Laura V. Janeiro and Elena Corredoira, Micropropagation of threatened black alder, Silva Fennica vol. 47 no. 1 article id 892.