Originaria dal Sud Est asiatico e l'Australia sudorientale, la Casuarina equisetifolia è la specie più coltivata della famiglia delle Casuarinaceae. È diffusa in sessanta paesi lungo la fascia tropicale-temperata del mondo. In Africa ed India viene coltivata come albero da reddito (Rif. [i]) per la sua velocità di crescita, alta densità d'impianto, qualità del legno e perché l'80% della sua biomassa è concentrato nel tronco. Nelle isole Hawaii e in Florida è stata dichiarata "specie invadente di categoria I", invece in Sudafrica è classificata come "categoria II".
 
Il suo habitat è quello costiero, prevalentemente sulle spiagge e sulle dune sabbiose, ma anche su terreni rocciosi e in ambienti paludosi. Questa specie è presente anche in Italia, dove è stata introdotta come pianta ornamentale e frangivento, naturalizzandosi in Toscana e Puglia; presente occasionalmente anche in Lazio, Campania e Sicilia (Foto 1). Nel nostro paese non sembra particolarmente invadente, probabilmente perché tollera bene temperature maggiori di 40°C e venti salini, grazie alla particolare conformazione dei suoi cladodi, ma muore se la temperatura media del mese più freddo è minore di 10°C, con un minimo assoluto di 5°C.

Distribuzione della Casuarina in Italia. In Sardegna non è confermata la sua presenza
Foto 1: Distribuzione della Casuarina in Italia. In Sardegna non è confermata la sua presenza
(Fonte foto: Portale della flora di Roma)

La Casuarina equisetifolia è un albero che può raggiungere i 35 metri, con chioma piramidale, espansa e di colore verde scuro. Ha un tronco diritto e robusto, i frutti ricordano le pigne del pino, da cui il nome comune inglese "Australian pine". I cladodi ricordano le piume del casuario e hanno una conformazione simile a quella degli equiseti, da cui deriva il nome specifico. In Australia, Africa e India viene chiamata ironwood - legno di ferro - per il suo legno duro, capace di resistere anche immerso in acqua di mare, per cui viene utilizzato per la costruzione edile e navale, per la fabbricazione di carta e mobili, e per produrre carbone.


Coltivazione

La Casuarina comune è una pianta pioniera, coltivata come prima barriera frangivento e per fissare le dune grazie alle sue radici poco profonde ma molto estese. Cresce e si sviluppa su suoli poveri di nutrienti, grazie alla capacità di fissare l'azoto atmosferico che le conferiscono le actinorrize, noduli radicali simili a quelli riscontrati nelle Fabaceae, prodotti dalla simbiosi con attinomiceti del genere Frankia. La specie cresce bene anche su suoli con elevato grado di salinità e resiste allo stress idrico. La Casuarina comune è una pianta da pieno sole adatta a climi temperati-caldi. Si propaga sia per semi che tramite talee.

A metà o fine estate vanno prelevate delle talee semilegnose, lunghe 20-25 centimetri, tagliate con un taglio obliquo immediatamente sotto un nodo. Questo tipo di taglio è consigliato in quanto permette di avere una maggiore superficie per la radicazione ed evita l'accumulo di acqua su quella superficie. Si può inoltre coltivare in vivaio a partire dai suoi semi, mettendo a dimora le plantule dopo il primo anno di vita, periodo nel quale sono più vulnerabili allo stress idrico, ai grilli e alle formiche. Sebbene la Casuarina possa resistere alla siccità per alcuni mesi, richiede un apporto idrico complessivo di almeno 350 millimetri/anno, e tollera fino a 3.500 millimetri/anno purché il suolo non presenti ristagno. Cresce bene con pH compresi fra 5 e 9,5, anche su suoli calcarei e perfino su pomice sterile e rocce di scavo delle miniere di stagno (Cabi, riferimento già citato).

La resistenza alla salinità rende la Casuarina un'interessante opzione per contrastare il fenomeno, purtroppo crescente, della salinizzazione dei suoli. È stato dimostrato che concentrazioni di sale (cloruro di sodio) fino all'1,2% non influiscono sulla capacità di fissare l'azoto nelle sue radici (Rif. [ii]). C. equisetifolia è in grado di fissare fra 60 e 230 chilogrammi N/ettaro, gli indigeni della Nuova Guinea la utilizzano come coltura intercalare nelle rotazioni (Rif. [iii]). Secondo uno studio cinese, l'abbondante produzione di fogliame e la capacità di fissare l'azoto rendono questa pianta ideale per restituire la fertilità ai suoli aridi. Le quantità di carbonio sequestrato fino alla profondità di 1 metro si riportano nella Tabella 1.

Tabella: Accumulo di C nel suolo nelle piantagioni di C. equisetifolia
Tabella 1: Accumulo di C nel suolo nelle piantagioni di C. equisetifolia
(Fonte foto: Rif. [iv])
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Produzione di biomassa

Prove realizzate in India (Rif. [v]) hanno messo in evidenza che nei primi anni di vita la Casuarina concentra la sua biomassa principalmente nei rami e cladodi, a partire dall'ottavo anno la concentrazione di biomassa nel tronco aumenta arrivando fino all'80% negli alberi di grosso diametro. I turni di ceduazione ottimali vanno da cinque a otto anni, con produttività di legname comprese fra 19 e 29 tonnellate/ettaro.anno. Quando lo scopo della piantagione è la produzione di biomassa, la densità di impianto è di 2.500 alberi/ettaro, ovvero un albero ogni due metri (Rif. [iii già citato]). Un altro studio indiano, condotto su suoli sodici marginali, su un turno di ceduazione di sette anni (Rif. [vi]), ha raggiunto produzioni totali di biomassa (umida) comprese fra 137 e 188 tonnellate/anno, con il 35% corrispondente ai tronchi, 27% di foglie, 15,5% concentrato nelle radici e il resto ripartito fra la corteccia e i rami.

Poiché non sono stati condotti programmi di selezione, non esistono cultivar vere e proprie. Di conseguenza, a parità di tutti gli altri fattori agronomici, la produttività della Casuarina varia molto con la provenienza del materiale genetico. Uno studio, condotto in Tanzania, su un turno di sette anni di cloni provenienti da tredici località diverse in Asia e Africa (Rif. [vii]), ha registrato una produttività di biomassa variabile da 23,5 tonnellate/ettaro a 72,9 tonnellate/ettaro. I due lotti più produttivi sono stati quelli provenienti dalla Thailandia, mentre i meno produttivi provenivano dall'Egitto e dal Benin. Anche la densità del legno ha mostrato una grande variabilità, fra 617 e 731 chilogrammi/m3. Secondo il (Rif. [iii già citato]), il Pci (Potere calorifico inferiore) del legno di Casuarina è il più alto in assoluto fra tutti i legnami da ardere coltivati in India, pari a 4959 kcal/chilogrammi (20,74 MJ/chilogrammo) e la sua densità sarebbe compresa fra 0,8 e 1,2 chilogrammi/dm3. Il carbone di Casuarina rende 7181 kcal/chilogrammi (30 MJ/chilogrammo).


Conclusioni

Attualmente le uniche fonti disponibili sulla produttività di biomassa e le caratteristiche del legname della Casuarina equisetifolia sono tutte asiatiche o nordamericane. Mancano studi sulla sua coltivazione nelle condizioni pedoclimatiche italiane, in particolare nei casi di terreni inquinati da bonificare, o di terreni salinizzati da recuperare. Potrebbe essere interessante valutare la sua resa non solo come legna da ardere, ma anche in altri svariati utilizzi potenziali come per esempio: trarre dalla sua corteccia e radici un tannino di ottima qualità per la conciatura delle pelli; dai tronchi dritti e molto resistenti delle piante giovani si può ricavare ottima materia prima per fabbricare recinzioni e pali telefonici. Infine, il suo bel colore rossiccio e la durezza del legno ricavato dagli alberi maturi sono particolarmente apprezzati nell'architettura d'interni per la fabbricazione di travi, mobili, pavimenti e addirittura imbarcazioni.


Fonti dei dati di carattere generale 


Bibliografia scientifica specifica

Rif. [i] Barthwal, Santan & Warrier, Kannan & Kumar, Ashok & Paliwal, Kailash. (2001). Photosynthesis and water relations in Casuarina equisetifolia. Capitolo del libro Casuarina improvement and utilization (pp.97-102), Institute of forest genetics and tree breeding, Coimbatore, India, Editori: K. Gurumurthi, A. Nicodemus, Siddappa.
Rif. [ii] National research council. 1984. Casuarinas: nitrogen-fixing trees for adverse sites. Washington, DC: The national academies press.
Rif. [iii] J.R. & G. Forst; Casuarina equisetifolia; James A. Duke. 1983. Handbook of energy crops. Unpublished.
Rif. [iv] Faming Wang, Xin Xu, Bi Zou, Zhihua Guo,  Zhian Li, and Weixing Zhu; Biomass accumulation and carbon sequestration in four different aged Casuarina equisetifolia Coastal Shelterbelt Plantations in South China;  PLoS One. 2013; 8(10): e77449. Published online 2013 Oct 15.
Rif. [v] Alok K. Srivastava, Biomass and energy production in Casuarina equisetifolia plantation stands in the degraded dry tropics of the Vindhyan plateau, India, Biomass and bioenergy, volume 9, Issue 6, 1995, pages 465-471, ISSN 0961-9534.
Rif. [vi] Rana, B. & Rao, O. & Singh, B; Biomass production in seven year old plantations of Casuarina equisetifolia on sodic soil. Tropical ecology. 42 (2001).
Rif. [vii] Abeid I Kindo, Ezekiel Edward, Mathew A Mndolwa & Shabani AO Chamshama; Survival, growth, wood basic density and wood biomass of seven-year-old Casuarina species/provenances grown at Kongowe, Kibaha, Tanzania, pages 85-92 ,  23 Apr 2014.