Lo aveva detto durante la campagna elettorale e ha mantenuto la promessa, seppure fra le polemiche. Donald Trump ha detto addio all'accordo sul clima di Parigi, sfilando gli Stati Uniti dalla Cop21 e dagli impegni sottoscritti nel 2015 dal suo predecessore Barack Obama per contrastare il cambiamento climatico.

Che ci fossero attriti proprio sulla questione della riduzione delle emissioni era apparso chiaro già al G7 di Taormina. Ma il grande strappo è avvenuto qualche giorno più tardi, dal giardino della Casa Bianca di Washington. In quel frangente il presidente americano Trump ha dichiarato seccamente: "Rappresento i cittadini di Pittsburgh (storicamente il distretto delle acciaierie americane, ndr), non quelli di Parigi", un refrain che è stato adottato e poi scandito nelle piazze americane anche da una parte dei suoi elettori.
Non tutti, infatti, anche fra i repubblicani, si sono dichiarati favorevoli all'abbandono dell'accordo di Parigi e allo smantellamento del Clean power plane, il programma creato da Obama proprio per rispettare la Cop21 e tagliare le emissioni, contenendo allo stesso tempo l'aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi dei livelli pre-industriali.

Da alcuni giorni, a dare retta ai pettegolezzi, non si vede la figlia Ivanka, e secondo la frangia più critica di The Donald le ragioni andrebbero ricondotte proprio al disaccordo fra padre e figlia (e potentissimo genero) sulla decisione di questa Climate exit.
Anche Exxon, il colosso del petrolio, sarebbe contrario alla decisione della Casa Bianca di uscita dall'accordo di Parigi. Il 62% dei voti dell'assemblea dei soci di Exxon ha approvato nei giorni scorsi una mozione per chiedere che le scelte strategiche aziendali tengano conto del cambiamento climatico.
Tra le voci contrarie dall'interno si annoverano, fra le più accese, Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, ma anche Michael Bloomberg, che ha promesso di donare 15 milioni di dollari per sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite contro il cambiamento climatico, fino all'ex governatore della California Arnold Schwarzenegger.

La California farà da modello. Il Golden State ha già fissato un traguardo importante: tagliare del 40% i gas serra entro il 2030, prendendo come base addirittura il 1990. Addirittura nei giorni scorsi il Senato locale ha approvato una legge che fissa un obiettivo ambizioso: nel 2045 tutta l'energia usata nello Stato dovrà provenire dalle rinnovabili.

Critiche sono arrivate neanche dall'Unione europea, dalla cancelliera tedesca Merkel, dal presidente francese Macron (che ha riadattato lo slogan della fortunata campagna elettorale del presidente Trump "Make America great again" in "Make our planet great again"), fino al premier italiano Gentiloni e al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.

Nel frattempo, alcuni esperti hanno stilato manifesto a sostegno della posizione del presidente americano Trump. Si tratta di una difesa circostanziata che legittima, invece, l'addio alla Cop21, innanzitutto perché le decisioni stabilite dall'amministrazione Obama, secondo tali studi, provocherebbero la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, danneggiando la produzione americana e distruggendo 2,5 miliardi di dollari di Pil entro il 2035. Inoltre, l'obbligo di partecipare al fondo per il clima che, ricordiamo, punta a raccogliere 100 miliardi di dollari entro il 2020, sarebbe costato troppo agli Stati Uniti.

Alcuni di questi numeri sono stati rilanciati dallo stesso presidente Trump, secondo il quale l'accordo di Parigi costerebbe all'America 2,7 milioni di posti di lavoro entro il 2025, circa 3 trilioni di Pil, ridurrebbe del 12% la produzione di carta, del 23% quella di cemento, del 38% il ferro e l'acciaio, dell'86% il carbone, del 31% la produzione di gas. Numeri da ecatombe economica.
Ma è sufficiente tutto questo per smantellare un'intesa raggiunta a Parigi con fatica e collocare gli Stati Uniti nella colonna dei "cattivi" che non rispettano la Cop21, al pari di Siria e Nicaragua? Mentre altri 194 paesi del mondo - Cina compresa - si sono impegnati a ridurre le emissioni di CO2?

Il ritiro dall'accordo di Parigi, poi, secondo i difensori del presidente americano non impedirebbe agli Stati Uniti di continuare a investire nelle nuove tecnologie energetiche, un mercato che secondo le previsioni dovrebbe crescere di un terzo entro il 2040. 
Solo gli investimenti in energie rinnovabili della specifica divisione di GE Financial services (divisione della conglomerata americana General electric) ammontano a 15 miliardi di dollari.

Sulla querelle è intervenuto anche il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. "Se dovesse essere confermata questa
disdetta di Cop21 da parte di Trump saremmo di fronte a un gigantesco passo indietro che il mondo non si può permettere"
. Il ministro parla di "una rottura profonda con una stagione difficile di lotte e di confronto che ha caratterizzato il biennio 2015/16 e che ha visto l'Italia, con Expo Milano, protagonista nel contribuire alla preparazione dell'accordo Cop21".

I cambiamenti climatici con gli eventi estremi che si sono verificati nell'ultimo decennio hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro. E' quanto ha affermato la Coldiretti in occasione della giornata mondiale dell'ambiente, proprio ieri, 5 giugno 2017.
La tendenza al surriscaldamento è evidente, secondo Palazzo Rospigliosi. In Italia il 2015 è stato l'anno più bollente dall'inizio delle rilevazioni nel 1800, ma nella classifica degli anni più caldi in Italia ci sono nell'ordine il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2012, 2001, poi il 1994, 2009, 2011 e il 2000.