Se si vuole toccare con mano l'agricoltura del futuro il posto giusto dove andare è la California. Qui la spinta verso l'innovazione è fortissima. Da un lato infatti la Bay Area è la patria della maggior parte dei colossi dell'hitech, da Google a Facebook, passando per Twitter e Apple. Dall'altro è uno Stato in cui sono attivi moltissimi fondi d'investimento, pronti a sostenere lo sviluppo delle startup.

 

Ed infine la California ha l'agricoltura più ricca degli Stati Uniti. Qui si produce la maggior parte della frutta e della verdura venduta negli Usa. Se si apre un sacchetto di insalata a New York, è probabile che venga dalla cittadina di Salinas, 150 chilometri a Sud di San Francisco. Ed è da qui che parte il nostro viaggio alla scoperta delle ultime innovazioni in ambito agricolo.

 

California, l'insalatiera degli Usa

Tanimura & Antle è un'Azienda Agricola a conduzione familiare (ma di dimensioni colossali) che produce insalate, fragole, cavolfiori, broccoli, cipolle e altre orticole. Incontriamo Cody Baker, director of Cole Crops di Tanimura & Antle, in uno dei campi a Sud di Salinas, in un'area caratterizzata da terreno sciolto, ideale per la coltivazione dell'insalata.

 

Nell'Azienda vengono prodotte diverse varietà, come l'iceberg, la romana, la scarola, l'indivia più alcune tipologie tipiche della zona. La semina avviene in due modi: direttamente in campo attraverso la semina diretta oppure tramite trapianto.

 

La semina avviene ad alta densità, con piante che emergono a pochi centimetri l'una dall'altra lungo la fila. "Utilizziamo una macchina della Mantis Ag Technology, con sensore ottico in grado di identificare la presenza delle plantule ed è possibile impostare una distanza minima tra di esse", racconta Cody. Le piante in eccesso vengono eliminate attraverso un getto mirato di fertilizzante che brucia le foglie uccidendo la pianta. Le altre invece vengono trattate con un fungicida per proteggerle nei primi stadi di sviluppo.

 

La semina avviene direttamente in campo, ad alta densità. Le piantine che germinano vengono poi sfoltite in maniera automatica

La semina avviene direttamente in campo, ad alta densità. Le piantine che germinano vengono poi sfoltite in maniera automatica

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie)

 

Nel caso in cui invece si opti per il trapianto, in Azienda utilizzano la macchina Smart Cultivator di PlantTape, startup spagnola acquisita dalla stessa T&A. Il sistema è estremamente innovativo e si basa sull'impiego di nastri, simili a cartucciere, all'interno dei quali viene depositato un mix di terriccio, materiale inerte e fertilizzanti-biostimolanti, e in cui viene depositato il seme. Queste cartucciere, avvolte in nastri contenuti in vassoi di crescita, vengono fatti germinare nelle nursery per poi essere trasportati in campo per essere trapiantati.

 

Arriviamo in un campo di "lattuga romana" proprio mentre la macchina è al lavoro. Tutto il cantiere è composto da appena quattro persone: una alla guida della trapiantatrice, una di servizio e due che caricano i nastri negli appositi alloggiamenti.

 

 

"Con questo sistema siamo in grado di trapiantare 3 ettari di insalata romana in cinque ore, con un enorme risparmio di tempo e di forza lavoro", racconta Cody. I due operatori sulla macchina si limitano a sistemare le cartucciere negli appositi alloggiamenti e ad unirle tra di loro tramite una clip biodegradabile, quando un vassoio sta per terminare. Poi la macchina fa il resto. Taglia la sezione contenente la piantina e la inserisce nel terreno alla profondità desiderata.

 

I diversi nastri vengono collegati attraverso delle clip di plastica biodegradabile

I diversi nastri vengono collegati attraverso delle clip di plastica biodegradabile

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie)

 

Manca la manodopera in campo, arrivano i robot

Il vantaggio più grande è la velocità di esecuzione. "Prima, per fare lo stesso lavoro servivano 12-16 persone, ma si doveva lavorare ad una velocità minore e il rischio di errore era più alto. Qui invece fa tutto la macchina", spiega Baker.

 

L'unico inconveniente è che le radici sono racchiuse all'interno di un involucro e non sono dunque libere di espandersi in tutte le direzioni, ma solo verso il basso. Questo può creare dei problemi i primi tempi, soprattutto se l'irrigazione non è tempestiva, visto che il cilindro di substrato trapiantato tende ad asciugarsi in fretta.

 

Una piantina in campo

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie)

 

Il risparmio di manodopera è uno dei driver che ha spinto molte aziende agricole ad innovare. Con la stretta dell'amministrazione Trump all'immigrazione dal Messico il flusso di lavoratori immigrati si è drasticamente ridotto e quelli rimasti sono contesi da diversi settori, come ad esempio quello delle costruzioni. Come conseguenza le aziende agricole fanno fatica a trovare operai e cercano di rendere automatiche molte operazioni colturali.

 

La computer vision entra in campo

Diverse startup ad esempio lavorano sulla meccanizzazione delle attività di raccolta, come ad esempio quella delle fragole (Agrobot) o delle mele (Tevel). Altre invece sul diserbo di precisione (Blue River Technology). Un macchina che abbiamo visto in azione è quella prodotta dalla Stout, una Ditta californiana che ha abbinato un sistema di visione e machine learning ad una diserbatrice meccanica.

 

Il sistema di funzionamento è semplice. Grazie a telecamere e sensori l'attrezzatura registra la presenza in campo di coltura e infestanti. Poi un algoritmo distingue il cespo di insalata dalla malerba e invia la posizione all'attuatore meccanico che elimina l'infestante e preserva invece la coltura. In questo modo si ha un diserbo efficace e a residuo zero, nonché si risparmia il lavoro degli operai che altrimenti sarebbero dovuti entrare in campo per eliminare in maniera manuale le piante.

 

Stout diserbatrice all'opera

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie)

 

L'efficacia è elevata, anche se la macchina non è in grado di eliminare le malerbe che crescono molto vicino al cespo, in quanto per l'attrezzatura è (ancora) difficile distinguerli e operare in sicurezza. Anche perché è l'operatore stesso a impostare il livello di rischio: cioè quanto vuole che l'attrezzo si avvicini alla coltura. "Abbiamo comunque bisogno dell'intervento dell'uomo che però si limita ad un numero molto basso di operazioni di diserbo manuale ad ettaro", sottolinea Baker.

 

Quando sono gli agricoltori a sostenere l'innovazione

Nel centro di Salinas si trovano gli uffici di Western Growers, un'Associazione che raccoglie le aziende agricole specializzate nel campo frutticolo e orticolo in Arizona, California, Colorado e New Mexico. Western Growers, che rappresenta oltre il 50% della frutta fresca, delle verdure e della frutta secca prodotta negli Usa, offre diversi servizi agli agricoltori membri, come supporto tecnico, assicurazioni, gestione del personale, corsi e tanto altro ancora.

 

"L'associazione ha ritenuto di fondamentale importanza sostenere anche il processo di innovazione e per questo abbiamo realizzato il WG Center for Innovation e Technology, un centro dove accogliamo startup provenienti da tutto il Mondo e le sosteniamo nello sviluppo del proprio servizio o prodotto, al fine di rendere disponibili alle nostre associazioni le innovazioni", ci racconta Dennis Donohue, direttore del Centro e già sindaco di Salinas.

 

Dennis Donohue, direttore WG Center for Innovation e Technology

Dennis Donohue, direttore WG Center for Innovation e Technology

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie)

 

Le startup entrano nel programma del Centro per avere accesso diretto al network di aziende agricole socie, che permette di sperimentare direttamente in campo le soluzioni e di confrontarsi con gli agricoltori e i tecnici. E se una soluzione ha successo, lo sbocco sul mercato è estremamente facile.

 

"È una formula in cui tutti vincono. Le startup hanno la possibilità di scalare, mentre le nostre aziende agricole hanno accesso privilegiato alle ultime innovazioni" sottolinea Donohue. "All'inizio il Centro è stato creato per lavorare sul tema della food safety, ci siamo poi concentrati sul tema dell'acqua, mentre oggi è la scarsità di manodopera il tema centrale".

 

FarmWise è una delle startup presenti nel WG Center for Innovation e Technology

 

Per i servizi che mette a disposizione, il Centro attira anche realtà di una certa rilevanza, come ad esempio Naio Technologies, Azienda francese che sviluppa robot. Ma ci sono anche startup più piccole, come Rantizo, che si occupa dell'applicazione di agrofarmaci tramite drone, oppure Burro, che ha sviluppato un robot che assiste i raccoglitori trasportando le cassette piene e vuote dal camion fino alle postazioni di raccolta. C'è poi Boost Biomes, che sfrutta le potenzialità dei microrganismi del suolo per sviluppare agrofarmaci di origine biologica. Oppure Hummingbird Technologies, che invece ha creato una piattaforma per il digital farming.

 

A Salinas si è sviluppato un vero e proprio ecosistema dell'innovazione, in cui startup, aziende agricole e anche attori dell'agroindustria collaborano per sviluppare nuovi prodotti e servizi. Tra le numerose aziende sponsor del Centro c'è anche Bayer Crop Science, di cui abbiamo visitato il Centro di Ricerca di Salinas.

 

L'innovazione ha bisogno di collaborazione

"Siamo sponsor del Centro perché crediamo fermamente che sia necessario supportare l'innovazione per rendere l'agricoltura più sostenibile sia dal punto di vista ambientale, che economico e sociale", ci racconta Ryan OCallaghan, sales representative for North Coast California di Bayer, che ci accompagna nella visita al Centro di Ricerca.

 

Qui i tecnici provano nuove varietà di orticole, prima in serra e poi in campo, per studiarne le performance e l'adattamento alle varie condizioni di coltivazione, sia sotto il profilo pedologico che climatico. Inoltre grazie al continuo rapporto con agricoltori e tecnici viene messo a punto il migliore approccio agronomico.

 

Da sinistra a destra: Tania Moctezuma (Bayer), Ryan OCallaghan (Bayer) e Cody Baker (Tanimura & Antle)

Da sinistra a destra: Tania Moctezuma (Bayer), Ryan OCallaghan (Bayer) e Cody Baker (Tanimura & Antle)

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie)

 

"Il nostro lavoro è quello di innovare continuamente le varietà per renderle rispondenti alle esigenze degli agricoltori e del mercato, ma anche per riuscire a gestire gli effetti dei cambiamenti climatici e gli sviluppi delle attrezzature", sottolinea Ryan. Il climate change richiede oggi varietà che siano più resistenti agli stress abiotici, come la carenza di acqua (una risorsa scarsissima in California) o le elevate temperature estive. Ma anche i nuovi macchinari possono richiedere particolari conformazioni delle piante.

 

"Con la pandemia è cambiato profondamente il rapporto di molte famiglie con il cibo: oggi si cucina di più in casa e in molti hanno capito l'importanza di un'alimentazione sana. Il nostro compito è anche quello di supportare questo cambiamento, offrendo prodotti che rispondano ai nuovi bisogni dei consumatori".

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