Secondo i dati della Staffetta Petrolifera, a fine ottobre il prezzo del gasolio franco raffineria (quindi esclusa l'Iva, costi di distribuzione, etc.) era di 0,74 euro al litro. Nell'ottobre dello scorso anno il gasolio era quotato 0,42 euro/litro mentre, se si guarda ai mesi di marzo e aprile, in pieno lockdown, le quotazioni erano ancora più basse.

Dal 2020 al 2021 il prezzo al litro è cresciuto di 32 centesimi, pari al 76%. Ma se andiamo al 2019 vediamo che il gasolio franco raffineria era venduto a 0,63 euro/litro, mentre nel 2018 di centesimi ne servivano 71.


Quotazioni ballerine per il gasolio

I dati dimostrano che il prezzo del gasolio in queste ultime settimane non ha affatto raggiunto i massimi storici. È sicuramente su livelli di prezzo alti, ma chi paragona le quotazioni di quest'anno con quelle dell'anno scorso sbaglia, poiché il 2020 è stato un anno unico nel suo genere per qualunque tipo di consumo, vista l'influenza della pandemia.

Posto che livelli di prezzo attuali sono alti, ma in linea con la media delle annate precedenti, è interessante capire come evolveranno nel tempo. O meglio, quali saranno le quotazioni del petrolio nei prossimi mesi e quindi quale sarà il prezzo alla pompa per il gasolio agricolo.


Geopolitica e transizione ecologica

Per farlo abbiamo chiesto aiuto a Massimo Nicolazzi, docente presso l'Università di Torino e autore di diverse pubblicazioni in ambito energetico.
Secondo il professore occorre mantenere distinti due piani: l'attuale situazione dei mercati, che spiega le quotazioni oggi, e la spinta di molte economie verso la transizione ecologica che influenzerà i prezzi più che altro dei prossimi anni.

"Le attuali quotazioni del petrolio sono dovute principalmente a politiche di prezzo decise da Paesi come Russia e Arabia Saudita e da organizzazioni come l'Opec. Nonché da una non completa ripresa della produttività degli Stati Uniti", spiega Nicolazzi.

Dopo il crollo dei prezzi avvenuto nella primavera dello scorso anno, con quotazioni che sono addirittura arrivate a livelli negativi per il greggio, i Paesi produttori hanno ridotto le estrazioni per far rialzare i prezzi e recuperare redditività. In pochi però si aspettavano che la ripresa globale fosse così veloce e dirompente e dunque, oggi ci troviamo con un'elevata richiesta di petrolio e al contempo con una limitata produzione.

La soluzione sarebbe un aumento dell'estrazione di petrolio che però, probabilmente avverrà gradualmente nei prossimi mesi. I Paesi produttori hanno tutto l'interesse a mantenere elevato il prezzo del barile ma "non hanno interesse che aumenti troppo, questo sarebbe un forte incentivo allo sviluppo e all'implementazione di tecnologie alternative a quelle che oggi si basano sulla combustione del petrolio", sottolinea Nicolazzi.

Alcuni analisti ritengono che lo squilibrio tra domanda e offerta potrebbe portare il prezzo del barile intorno ai 100 dollari (oggi siamo a 80). Tuttavia il mercato non ritiene plausibile questa ipotesi e se si guarda ai future relativi al petrolio a sei mesi, ci si accorge che le quotazioni sono più contenute rispetto a quelle attuali (segno che gli investitori prevedono quotazioni in discesa).


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La transizione ecologica

Se nel medio periodo dunque il barile di petrolio dovrebbe rimanere tutto sommato stabile, la situazione a quattro-cinque anni potrebbe essere ben diversa. Nell'ambito della transizione ecologica e della decarbonizzazione dell'economia mondiale, si sono fortemente ridotti gli investimenti in nuovi pozzi e infrastrutture energetiche legate ai combustibili fossili.

Al contempo, sono aumentati gli investimenti in ricerca e sviluppo per la messa a punto di nuove tecnologie energetiche "green". Il problema sta nel gestire il timing della transizione.

"Il rischio che si formi un collo di bottiglia c'è. Da un lato abbiamo meno investimenti sul fronte dell'estrazione petrolifera, dall'altro investimenti crescenti nelle energie rinnovabili. Non è detto però che una contrazione della disponibilità di greggio nel medio periodo sia rimpiazzata tempestivamente dalla disponibilità di altre fonti", sottolinea Nicolazzi.

Questo è vero soprattutto per quanto riguarda il trasporto pesante e la meccanizzazione agricola. Se infatti già oggi sono disponibili molti modelli di autovetture elettriche e ibride piuttosto efficienti, l'offerta di trattrici ad alimentazione elettrica o almeno gas naturale si limita a macchine con ancora scarsissima diffusione e prototipi non ancora in commercio.

Se si esclude uno slancio in avanti della tecnologia, per molti anni ancora i trattori saranno alimentati a gasolio. Agricoltori e contoterzisti saranno potenzialmente esposti a rincari considerevoli dei prezzi dell'energia nel medio periodo.

"Gli analisti ritengono che il picco del prezzo del gasolio dovrebbe collocarsi tra il 2025 e il 2030", sottolinea Nicolazzi. Impossibile dire oggi a quale livello si arriverà tra così tanti anni, la speranza è che nel frattempo siano disponibili fonti energetiche alternative che rendano competitiva l'agricoltura rispetto ad altri settori.

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