Il 2020 sembrava l'anno giusto per sbloccare la revisione dei mezzi agricoli, stabilita dal decreto interministeriale del 20 maggio 2015, ma mai applicata per l'assenza di un decreto attuativo.

A luglio 2019 vi è stata la pubblicazione del decreto interministeriale del 28 febbraio 2019 con scadenze riviste. Verso la fine del medesimo anno, Inail, Mit (ora Mims, ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili) e Mipaaf avevano chiuso il documento tecnico per la definizione della fattibilità. Mancava "solo" il decreto attuativo. Poi il coronavirus ha fermato tutto e la revisione è entrata di nuovo in standby.
 


Scadenze, siamo agli sgoccioli

Il termine entro cui revisionare trattrici e macchine operatrici immatricolate prima del 1984 si avvicina - stiamo parlando del 30 giugno 2021 - ma si riscontrano diversi problemi: le condizioni non corrispondono a quelle indicate dal decreto del 28 febbraio 2019, i corsi di formazione dell'Inail sono stati interrotti per poi essere svolti online e le officine autorizzate a svolgere la revisione sono poche.

In questo contesto, sul tavolo ci sono proposte differenti. Il Mims intende spostare l'entrata in vigore del decreto del 2015 al primo gennaio 2023 e aggiustare il calendario delle scadenze in modo da far partire le prime revisioni nel 2025 o nel 2026. Diversamente, l'Inail propone di modificare solo il calendario (allegato 1 del decreto 2015) posticipando i primi interventi al massimo al 2023.
 

Parco assolutamente da revisionare

Gli organi competenti non hanno ancora preso una decisione lasciando gli attori del settore nell'incertezza. Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma intervenuto alla presentazione di Rive 2021 lo scorso 27 aprile, si augura che "non ci sia nessun rinvio della revisione, perché in Italia si utilizzano molte macchine agricole con un'età media superiore ai vent'anni, quindi poco sicure e ben lontane dall'innovazione tecnologica su cui il comparto sta investendo".
 
Nota ancora molte resistenze sulla revisione Roberto Rinaldin, presidente di Federacma, secondo cui "al momento molti operatori sostituiscono i macchinari più obsoleti con mezzi nuovi grazie agli incentivi introdotti di recente, in primis il pacchetto 4.0. Auspichiamo che, quando alla fine la revisione verrà applicata, il settore non avrà così bisogno di revisionare i modelli più vecchi". Tuttavia Unacma stima che, nelle condizioni attuali, servano 65 anni per mandare in soffitta il milione e 700mila trattori con oltre trenta anni d'età e mettere in sicurezza il parco macchine italiano.
 

Revisione, come fare?

La revisione tocca da vicino anche contoterzisti e agromeccanici.
Uncai - convinta che lo sviluppo dell'agricoltura digitale acceleri l'obsolescenza tecnologica delle macchine - suggerisce di capovolgere il paradigma delle revisioni iniziando dai veicoli nuovi. "Partire dai trattori più vecchi significherebbe svolgere 500mila revisioni annue nei primi quattro anni" afferma Aproniano Tassinari, presidente di Uncai. "Sarebbe meglio intervenire prima sui trattori nuovi (7-8mila all'anno) che dovrebbero essere revisionati entro il quinto anno dalla prima immatricolazione".

A detta dell'unione, il cambio di approccio renderebbe il processo di revisione sostenibile dal punto di vista economico e permetterebbe di valutare, con le associazioni agricole, le strategie migliori per gestire i mezzi datati, alcuni dei quali possono ancora fornire risultati soddisfacenti.

Cai chiede, invece, al governo di stabilire una nuova proroga senza stravolgere i criteri che - concordati a suo tempo con i rappresentanti della filiera - prevedono scadenze temporali basate sull'obsolescenza dei macchinari. "Revisionare prima le macchine più moderne e sicure non inciderà sulla sicurezza e - dichiara Gianni Dalla Bernardina, presidente della confederazione - finirà per danneggiare gli operatori che investono in innovazione".

"Gli agromeccanici cambiano spesso, anche senza incentivi, i loro mezzi che sono sempre sicuri, efficienti e moderni" sostiene Sandro Cappellini, vicepresidente di Cai. "Non vorrebbero essere i primi a subìre una revisione di facciata, che conceda altro tempo a chi adotta macchine o pratiche antiquate e pericolose". Ne deriverebbero ulteriori disparità nel settore.
 

Nuovo: gli incentivi non mancano

Se la revisione sembra destinata a restare ferma ancora un po', nel frattempo il governo ha messo in campo misure per promuovere l'acquisto di macchinari nuovi.
"Dopo aver introdotto il pacchetto 4.0 e rifinanziato la Nuova Sabatini con 460 milioni di euro, abbiamo inserito - fa sapere il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli - mezzo miliardo nel Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) per la modernizzazione del parco macchine agricolo".
 
Inoltre, nel Documento di economia e finanza 2021 (Def) - approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 15 aprile - sono previsti finanziamenti per l'ammodernamento del parco e la promozione del biometano. Le idee del Def sono condivisibili in linea teorica per Cai, che al momento considera più fattibile puntare su ricerca e innovazione, accompagnando la transizione ecologica con una visione e aiuti mirati.

Secondo la confederazione, non ci sono ancora le condizioni per la diffusione su larga scala dei trattori alimentati a metano, caratterizzati da costi superiori ed un'autonomia limitata rispetto ai modelli tradizionali. In ogni caso, Cai è disponibile a testare i nuovi mezzi e a promuoverne la diffusione, purché ci siano pari condizioni di accesso all'acquisto tra aziende agricole e agromeccaniche.