La qualità dell'instillato è una variabile determinante nel garantire un'alimentazione corretta delle vacche da latte e avere quindi produzioni di elevata qualità. Insilati mal conservati possono creare problemi alla salute delle bovine e influire negativamente sulla produzione di latte.

Solitamente gli insilati rappresentano la principale fonte di nutrimento della mandria e per questa ragione bisogna prestare la massima attenzione alla loro produzione. Un elemento cruciale è rappresentato dalla conservazione del prodotto che deve essere mantenuto al riparo dall'ossigeno presente nell'aria per poter avviare quelle fermentazioni lattiche che permettono una conservabilità nel tempo del prodotto pur mantenendo inalterate le caratteristiche nutritive.

Solitamente il foraggio viene conservato in trincea, in appositi silos oppure in silobag, ma esiste anche la possibilità di ricorrere a microsilos  attraverso la fasciatura  delle rotoballe con apposito film plastico.

Si tratta di una pratica importata dalla Danimarca negli anni '80 che si è diffusa con un certo successo anche in Italia. Dopo essere state pressate le balle vengono infatti avvolte, in campo o in azienda, con una pellicola plastica in polietilene che le protegge dall'aria garantendo il processo fermentativo.
 

I pro e i contro della fasciatura

Se correttamente eseguita la fasciatura delle balle permette di ottenere un instillato di elevata qualità, tuttavia questa tecnica non è esente da svantaggi, primo fra tutti il costo dell'attrezzatura e soprattutto della materia plastica che serve all'imballaggio. Nonché la più complessa gestione logistica delle balle rispetto alla classica trincea.

Bisogna poi considerare che il polietilene non rappresenta una barriera totale all'ossigeno, che continua a penetrare all'interno della balla. In caso di pochi strati (quattro o meno), di alte temperature e di lunghi periodi di conservazione la quantità di ossigeno che penetra all'interno può essere elevata e determinare la proliferazione di muffe e batteri che pregiudicano la qualità del prodotto.

Per questo motivo sarebbe una buona pratica quella di diversificare la quantità di strati a seconda dell’'poca di utilizzo dell'insilato. Impiegare quattro strati per il prodotto da consumarsi entro due o tre mesi, arrivando fino ad otto strati per quelle balle che invece devono conservarsi anche per un anno.

Per evitare rotture nella plastica bisogna poi prestare attenzione a dove vengono conservate, poiché anche le stoppie del campo possono forare il polietilene. E sarebbe buona norma utilizzare delle rotopresse dotate di coltelli, in modo da sminuzzare il prodotto e, oltre ad accelerare i fenomeni fermentativi, diminuire la capacità degli steli in uno stato più avanzato di lignificazione di forare la plastica.

Bisogna poi prestare attenzione alla tipologia di rotopressa che viene impiegata. Quelle a camera fissa infatti producono balle 'dal cuore morbido', in cui cioè il centro della balla ha una bassa densità. In questi casi vi è maggiore quantità di aria e quindi la qualità dell'insilato può risentirne. Le rotopresse a camera variabile invece garantiscono maggiori performance. Senza contare poi le presse prismatiche che offrono standard di compressione non raggiungibili dalle rotopresse.
 

Fasciatura, una tecnica non per tutte le aziende

La fasciatura delle rotoballe è una pratica sicuramente molto versatile, sia a livello di quantità di materia prima che di logistica, anche se più macchinosa da effettuare rispetto alla classica conservazione in trincea. Ha costi variabili elevati, dipendenti soprattutto dall'acquisto del film plastico e dallo smaltimento dello stesso a fine stagione. Permette però di gestire materie prime differenti (tra cui ad esempio il mais trinciato).

Per queste ragioni la fasciatura delle balle è consigliabile per alcune tipologie di aziende agricole. Vediamo quali.
  • Le aziende di piccole dimensioni, in cui i volumi trattati non giustificano la realizzazione di un'opera relativamente costosa come una trincea. Le rotoballe possono essere agevolmente stoccate, anche a bordo campo, e movimentate con un trattore dotato di pinza. Per lo stoccaggio in campo tuttavia possono esserci dei vincoli paesaggistici che obbligano l'agricoltore ad utilizzare un telo plastico di colore verde oppure a 'nascondere' le balle alla vista dei passanti.
  • Un altro aspetto a favore della fasciatura è costituito dal fatto che le aziende con un numero basso di capi hanno un consumo limitato di insilato che può creare problemi alla gestione della trincea stessa. Per evitare un deterioramento dell'insilato è infatti necessario che ogni giorno sia asportata una parte consistente del fronte di taglio in modo da rinnovare quotidianamente la parte esposta all'aria e che quindi va incontro all'ossidazione.
  • Le aziende che insistono su territori caratterizzati da vincoli edilizi che non permettono la realizzazione di opere murarie necessarie alla costruzione della trincea. Ad esempio aziende in aree protette, come i parchi naturali, oppure in prossimità dell'alveo di fiumi o ancora in zone montane. In tutti questi casi poter stoccare in azienda o direttamente in campo, in più siti, le rotoballe rappresenta un grosso vantaggio. Non bisogna però dimenticare che lasciare le balle in campo significa esporle alle intemperie, all'azione di animali selvatici o di qualche malintenzionato.
  • Aziende di grandi dimensioni che non avendo più posto in trincea hanno la necessità di stoccare in maniera versatile una parte del prodotto. Può capitare infatti che in anni particolarmente produttivi la trincea si riempia e non ci sia più posto per l'insilato. L'utilizzo delle rotoballe, magari avvolte con soli quattro strati perché impiegate nel breve periodo, può essere una soluzione 'tampone' conveniente.
  • Le aziende che producono in toto o in parte per la vendita a terzi e che hanno bisogno di movimentare in maniera semplice il prodotto. In questo caso le rotoballe fasciate, o ancora meglio le balle quadre, possono essere facilmente vendute e trasportate.