Fermare il cambiamento climatico assorbendo CO2. Un obiettivo possibile e quindi irrinunciabile. Già l'agricoltura in sé appare l'unica attività umana che oltre a causare emissioni di anidride carbonica contribuisce anche alla sua ricaptazione attraverso il processo fotosintetico delle colture stesse. Basti pensare che un chilo di sostanza secca accumulata dalle piante coltivate equivale a circa 2,2-2,3 chilogrammi di anidride carbonica estratta dall'atmosfera.

Tutto può essere migliorato, però. Quindi, anche il bilancio fra CO2 emessa e captata. A tali fini emerge prepotentemente il ruolo delle pratiche agricole cosiddette "conservative", una su tutte la semina su sodo. Gli agricoltori vanno quindi ancor più in foraggiati a seguire tali pratiche, anche per trasformare la percezione purtroppo negativa che l'agricoltura patisce a livello di media e, quindi, di opinione pubblica.

Solo nel 2015, a livello mondiale gli agricoltori hanno convertito ad agricoltura conservativa 10 milioni di ettari, pari alla superficie del Portogallo. Ciò ha comportato una riduzione di emissioni  nell’atmosfera di quasi 20 milioni di tonnellate. Ammontano a 200 milioni di ettari i terreni coltivati al mondo tramite tali pratiche, garantendo all’ambiente gli stessi benefici che deriverebbero dalla chiusura di 100 grandi centrali a carbone. I sostenitori dell'agricoltura conservativa sono tuttavia convinti che si possa fare ancora di più.

L’agricoltura conservativa riduce le emissioni di carbonio eliminando l’aratura dei terreni, mantenendo anche i preziosi nutrienti in essi presenti. In più, combinando la semina su sodo con colture di copertura e la rotazione delle colture, il suolo può agire come un pozzo di carbonio, assorbendo il carbonio in eccesso dall'atmosfera.

È venuto quindi il momento per i decisori politici di cogliere questa grande opportunità. Il passaggio all’agricoltura conservativa permetterebbe infatti di assorbire una tonnellata di carbonio per ettaro di terreno ogni anno. Questo metodo di coltivazione riduce drasticamente le emissioni delle macchine agricole, migliora la qualità del suolo e della materia organica e protegge il terreno dall'erosione. Un tema che in Paesi come l'Italia non può restare inascoltato, visti i disastri recenti e passati legati proprio alla fragilità del territorio nazionale.

Purtroppo, solo il 4% delle aziende agricole europee utilizza oggi metodi di agricoltura conservativa. Vista dal lato opposto, tale notizia lascia intuire quanto sia ampio il potenziale di risparmio di carbonio se tale numero dovesse crescere in modo adeguato.

Intervenuto sul tema, Michele Pisante, professore ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Teramo, ha ricordato come “In Italia circa 80/90.000 sono coltivati con l’agricoltura conservativa, che rappresenta il sistema di produzione agricola maggiormente sostenibile del comparto. Tale metodo, oltre a portare importanti vantaggi agli agricoltori, rappresenta un’importante risorsa della produzione agricola per far fronte alla sfida globale di nutrire un pianeta costantemente in crescita”.

Leggi l'intervista a Michele Pisante

Giunge quindi a fagiolo, per restare in tema agricolo, un importante rapporto della Commissione europea, il quale ha suggerito che i sussidi agricoli europei debbano essere modificati per incoraggiare gli agricoltori a "coltivare anidride carbonica", oltre alle colture. Vale a dire assorbire anidride carbonica dall'aria per riporla nel terreno, arricchendo così la materia organica del suolo e nello stesso tempo rallentando il cambiamento climatico.

L'agricoltura conservativa può infatti essere un importante strumento per l’agricoltura sostenibile a livello globale in generale e in Africa in particolare: nei prossimi 30 anni "Se gli agricoltori africani non si adatteranno, le rese agricole potrebbero diminuire del 20% entro il 2050. L’agricoltura conservativa non solo aiuta a ridurre l’anidride carbonica nell'atmosfera, ma aiuta anche a proteggere i mezzi di sussistenza degli agricoltori dall'impatto del cambiamento climatico" afferma Aziz Zine El Abidine, contadino marocchino e membro del Gcan - Global Conservation Agriculture Network.

Da parte sua, Maria Beatriz Giraudo, presidente di Gcan, ha ricordato che “L'opportunità che offre l’agricoltura conservativa è enorme, sia per i Paesi sviluppati, sia per quelli in via di sviluppo. Ed è una vittoria facile per i politici: alcuni semplici cambiamenti politici a costo zero sarebbero sufficiente ad aiutare i Paesi a raggiungere gli obiettivi climatici prefissi”.

Questo articolo appartiene alle raccolte: