I ricercatori del Cnr si sono ispirati all'organizzazione sociale delle api per sviluppare una forma collaborativa di lavoro per i droni.
Il progetto europeo 'Saga: Swarm robotics for agricultural applications' prevede l'utilizzo di diversi velivoli senza pilota che comunicheranno tra di loro e, sorvolando un campo, saranno in grado di identificare le malerbe segnalando la loro presenza all'operatore a terra. Ma tra qualche anno saranno anche in grado di intervenire direttamente per debellarle.

Se il Cnr cura la parte che riguarda il volo e la comunicazione tra i droni (costruiti da Avuolar), l'Università olandese di Wageningen, partner del progetto, si sta occupando della parte relativa al riconoscimento delle infestanti.
"I velivoli hanno montata una telecamera che registra le immagini del campo e grazie ad un algoritmo di visione artificiale è in grado di riconoscere l'aspetto delle piante coltivate e quello delle infestanti", spiega ad AgroNotizie Vito Trianni, ricercatore Istc-Cnr e coordinatore di Saga.

Ma perché usare proprio le api come modello? "Perché sono un esempio formidabile di collaborazione. Ogni ape si muove in maniera autonoma, non esiste un capo a cui fa riferimento, ma comunica e coopera costantemente con le sue simili nella ricerca degli elementi nutritivi, come il nettare o l'acqua. I nostri droni faranno lo stesso, si muoveranno sui campi, comunicheranno tra di loro e coopereranno per identificare i luoghi in cui crescono le malerbe".

Il progetto è partito da quattro mesi e proseguirà fino a novembre 2017. Per quella data il team di ricercatori dovrebbe avere messo a punto sia la parte relativa ai droni e ai sensori, sia i modelli per il riconoscimento delle infestanti.
Ma il progetto guarda oltre. Se nella prima fase ci si limiterà ad insegnare ai droni a individuare le infestanti e ad avvertire l'agricoltore, nel futuro questi velivoli potranno trasportare prodotti per il diserbo con cui trattare le zone critiche, magari al centro di un campo.

I droni affascinano molte aziende agricole, ma anche chi ha tentato un approccio a questi strumenti si è scontrato con gli alti costi di acquisto e di utilizzo. Se è vero che grazie all'agricoltura di precisione è possibile risparmiare sull'impiego degli input produttivi, visto che alla pianta viene dato esattamente ciò che gli serve nel momento in cui gli serve, senza sprechi, è anche vero che i droni hanno costi ancora elevati per colture i cui margini di guadagno sono sottili.

"All'interno del progetto ci sarà tutta una parte di analisi economica", spiega Trianni. "Questi strumenti probabilmente non saranno utilizzabili su tutte le colture, ma ad esempio per chi fa biologico si possono rivelare un valido aiuto per individuare le infestanti ed eradicarle, ovviamente non con prodotti diserbanti".
Proprio nel biologico i droni volanti potranno comunicare a mezzi a terra le coordinate delle malerbe e questi si muoveranno sul terreno fino a raggiungerle ed eliminarle con mezzi meccanici.

Un pregio di questi sistemi è la modularità. Piccole aziende potranno avvalersi dei servizi forniti da contoterzisti che metteranno in campo un numero limitato di droni, magari una decina.
Mentre per le aziende più grandi, con molti ettari da monitorare, i droni che si alzeranno in volo saranno anche cento, un vero sciame.
 

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