Da quasi due anni stiamo seguendo le vicende che vedono protagonista una categoria di macchine agricole, gli specializzati, particolarmente cara al nostro Paese e messa a rischio dalle sempre più stringenti normative europee volte a ridurre le emissioni gassose prodotte in ambiente dalle macchine mobili non stradali - leggi gli articoli sul tema.

Finalmente è arrivata il 19 luglio scorso, diffusa da FederUnacoma, la notizia che il Parlamento europeo ha approvato, in via definitiva e a larghissima maggioranza, il nuovo Regolamento sulle emissioni delle macchine mobili non stradali fissando parametri severi per la tutela ambientale, ma riconoscendo la specificità dei trattori per vigneto e frutteto che, si legge nel comunicato stampa, "potranno passare dall’attuale Fase III b direttamente alla Fase V nel 2021, dando così alle case costruttrici più tempo per progettare soluzioni che consentano di installare i dispositivi antiparticolato senza modificare le dimensioni e alterare la funzionalità delle macchine".

Questa soluzione consente di saltare un passaggio intermedio (Fase IV) che avrebbe costretto le industrie a riprogettare le macchine per un brevissimo lasso di tempo per poi modificarle nuovamente dopo il 2021 - ha spiegato Manlio Martilli, presidente di Assotrattori, l’associazione che all’interno di FederUnacoma raccoglie le industrie italiane costruttrici -.
È stata accolta l’opzione più corretta per l’industria italiana, che ha proprio nei trattori stretti uno dei suoi prodotti d’eccellenza e che mira a conciliare l’adeguamento alla normativa con le necessità degli agricoltori e con le esigenze di massima funzionalità dei mezzi meccanici”.

Quali le problematiche 
Uno dei nodi principali per la modifica del quale case costruttrici e associazioni si sono battute in questi anni, erano proprio le tempistiche imposte dalla normativa 97/68/Ce per la categoria di trattori T2 e C2, cui appartengono gli specializzati, e che  fissavano l'ingresso in Fase IV nel 2017 e nella successiva Fase V nel 2019-2020 con un periodo di transizione di 12 mesi.
Ciò avrebbe significato tempi di progettazione quasi impossibili da rispettare e costi esorbitanti in particolar modo per il comparto degli specializzati il cui volume di vendita fermo a 20 mila trattori annui venduti in Europa disegna un mercato di nicchia.

In aggiunta, la tecnologia attualmente disponibile per portare le emissioni dei motori a soddisfare i limiti imposti dall'Europa, avrebbe rappresentato un ostacolo importante sotto il profilo tecnico che avrebbe costretto i costruttori a snaturare l'essenza delle macchine, dovendo intervenire sulle caratteristiche di compattezza e dimensioni ridotte, strettamente funzionali al loro utilizzo.

Una vittoria importante per l'Italia
Arrivata alla fine di una lunga battaglia alla quale ha partecipato un fronte compatto con in testa FederUnacoma, il Cema, Assotrattori e l’associazione  europea delle organizzazioni professionali agricole Copa-Cogeca, ma nella quale un ruolo chiave ha avuto anche l’onorevole Elisabetta Gardini, membro della Commissione Envi e relatrice in Parlamento per l’intera questione riguardante il Regolamento, la nuova normativa nata da una complessa negoziazione con la Commissione e con il Consiglio, recepisce la richiesta di una regolamentazione ad hoc per i trattori specializzati nella quale si riconosce la difficoltà oggettiva nell'applicarvi i voluminosi dispositivi di post-trattamento dei gas combusti. 

Nessuno sconto alla tutela ambientale
Il nuovo Regolamento, che si applica con queste particolari modalità ai trattori specializzati ma che riguarda in senso generale una vasta gamma di mezzi meccanici dalle macchine da cantiere ai gruppi elettrogeni, dalle automotrici e locomotive alle navi per la navigazione interna fino alle macchine agricole e ad ogni tipo di dispositivo motorizzato utilizzabile in ambiente rurale, introduce parametri molto esigenti in termini di salvaguardia ambientale.

"Abbiamo reso più stringenti i limiti proposti dalla Commissione per molte gamme di potenza - ha dichiarato Elisabetta Gardini - ma abbiamo mantenuto l'approccio abbastanza ragionevole da consentire all'industria, e in particolare alle piccole imprese che sono la spina dorsale della nostra economia, di adattarsi al nuovo quadro normativo in tempi brevi senza vincoli impossibili da rispettare: questo era l'obiettivo più importante”.

Il nuovo regolamento pone l’industria europea ai vertici per quanto riguarda il controllo delle emissioni, giacché a partire dal 2019 avremo nel continente i limiti più severi al mondo - ha aggiunto il presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni - ma tiene anche conto, grazie proprio al lavoro svolto dalla relatrice Gardini e da altri europarlamentari italiani come il presidente della Commissione ambiente del Parlamento Giovanni La Via, delle economie industriali e delle metodologie per la ricerca e l’innovazione, che hanno un’importanza prioritaria per un settore come il nostro ma che hanno precisi tempi di programmazione e di sviluppo”.

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