Il ruolo di agromeccanici e agronomi nello sviluppo dell'innovazione in agricoltura è stato al centro di una tavola rotonda organizzata da Conaf e Cai in chiusura all'intenso programma di Expo 2015.

Nel corso dell'incontro, Tommaso Maggiore dell'Università degli Studi di Milano, partendo dai prezzi delle commodity e dalla necessità di aumentare la produzione alimentare, ha evidenziato come lo sviluppo dell'agricoltura non possa esimersi dal passare per professionismo e innovazione. Pena l'incapacità di soddisfare il fabbisogno alimentare, di garantire salubrità dei prodotti e sostenibilità ambientale.
 
Tommaso Maggiore dell'Università degli Studi di Milano


Un'agricoltura e una zootecnia di punta capaci di coniugare sostenibilità economica e ambientale superando il problema della frammentazione richiedono, secondo Maggiore, professionisti in possesso delle migliori tecnologie e della capacità di saperle usare, così come una vera agricoltura conservativa e di precisione richiede tecnologie specifiche e un'attenta gestione del parco macchine.

Gestione cui va necessariamente affiancato quel supporto tecnico che solo il contoterzista e l'agronomo possono fornire. In assenza di questi elementi ogni tentativo o finanziamento pubblico otterrebbe effetti contrari a quelli che ci si era preposti.
 

Andrea Sisti, presidente del Conaf


Andrea Sisti, presidente del Conaf e dell'organizzazione mondiale degli agronomi, nella foto sopra, ha ricordato come le imprese agromeccaniche siano cresciute nell'ultimo decennio attribuendo tale fenomeno al diverso peso assunto nell'immaginario collettivo dalle norme di sicurezza e di compatibilità ambientale.
Tali norme avrebbero
frenato gli investimenti in innovazione delle aziende agricole stimolando, invece, quelli degli agromeccanici che, inserendosi in maniera naturale nell'ambito delle crescenti richieste dei mercati di tracciabilità, sostenibilità e assenza di residui, avrebbero investito in tecnologia senza temere le nuove responsabilità nei confronti dell'ambiente e dei consumatori,

Sisti punta il dito anche contro la politica agricola che da un decennio stimolerebbe di fatto l'abbandono dei campi, e contro gli strumenti istituzionali, rivelatisi inutili quando non dannosi.
Secondo il presidente del Conaf la soluzione sarebbe nella collaborazione tra agronomi e agromeccanici che, anche attraverso i Gruppi operativi per l'innovazione (Goi), devono interagire affinché la tecnologia entri rapidamente a far parte dei processi produttivi agricoli promuovendone l'uso nella maniera e misura più redditizia possibile.

Le posizioni degli agronomi si sono rivelate in linea con quelle degli agromeccanici.
Roberto Guidotti, del Cai, ha ricordato che il contoterzista - concentrando la sua attenzione su macchine e tecnologie produttive - è naturalmente portato all'innovazione.
In questo processo - secondo Guidotti - le imprese agromeccaniche si sono evolute, assumendo un ruolo sempre più incisivo in agricoltura fino a gestire in proprio il processo produttivo. Di qui l'orientamento verso l'alta tecnologia e verso un servizio di supporto alla produzione agricola ormai a 360 gradi.
Sul fronte della politica, Guidotti si rammarica dell'incapacità dei legislatori di capire che il nocciolo della produzione non è più concentrato nell'azienda agricola tradizionale ma ripartito fra diversi soggetti che, tutti insieme, consentono di fare agricoltura sostenibile e competitiva.
 

Leonardo Bolis, presidente Confai

È ancora Guidotti a sollevare la questione delle aziende agricole clienti, spesso impreparate all'innovazione, che possono rappresentare un freno alla sua diffusione.

Dello stesso avviso Leonardo Bolis, presidente di Confai, che ha sottolineato la complementarietà fra i ruoli dell'agronomo e del contoterzista nel processo di trasferimento delle nuove tecnologie in agricoltura, invocando anche un coinvolgimento della politica per incentivare le aziende ad innovare il processo produttivo.
 
Il presidente di Unima Silvano Ramadori
 

Silvano Ramadori, presidente di Unima, pur difendendo il ruolo sociale delle politiche comunitarie ha osservato che gli effetti indotti sono spesso negativi rispetto all'obiettivo di fornire derrate alimentari in quantità sufficiente, qualitativamente sane e a prezzi sostenibili.

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Purtroppo - ha concluso Ramadori - la nuova Pac ha il grave difetto di aumentare il carico burocratico. Gli agronomi non devono servire solo per gli aspetti amministrativi; vogliamo lavorare con loro non solo per muovere delle carte, ma per produrre e dare sostenibilità e competitività all'agricoltura. Dagli agronomi ci attendiamo un supporto tecnico e scientifico che possa farci riconoscere dalla politica".

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