Una delle sfide più ardite dell’agricoltura del futuro occupa lo staff agronomico di Netafim, nei diversi paesi, da qualche anno. Si tratta di condurre la coltura del riso utilizzando l’irrigazione a goccia con tutte le implicazioni che un passaggio epocale come questo comporta.

Il riso a goccia Netafim è oggi già una realtà in paesi leader mondiali della produzione e delle superfici investite quali India, Cina e Tailandia dove è risorsa alimentare primaria. Dalla fase di analisi e ricerca si sta passando all’applicazione su scala produttiva.

In Italia il mercato del riso non riveste l’importanza d’impatto che ha nei paesi sopra citati ma è importante una risorsa economica e rappresenta anche entità culturali consolidate nelle aree di coltivazione. Dalla stagione 2010 vengono condotte in Italia prove e studi agronomici di fattibilità che hanno portato importanti risultati sulle varietà maggiormente utilizzate dal mercato italiano, specialmente le varietà Japonica, ovvero quelle da risotto, per intenderci.

La rivoluzionaria e innovativa soluzione irrigua a goccia permette, da un lato, di poter produrre riso sia nelle esistenti risaie che in suoli marginali o comunque non preparati per la sommersione. Ha importanti e positive prerogative di rispetto ambientale dato che le emissioni di gas serra, che la risaia condotta in sommersione emette, sono praticamente irrilevanti nella conduzione a goccia. Il risparmio idrico è immenso, come è intuibile, e rende disponibile acqua per la conduzione irrigua di molte altre aree oggi in coda alle turnazioni di distribuzione dei consorzi irrigui. La fertirrigazione consente la modulazione dei fertilizzanti distribuiti gradualmente a coltura in atto e senza sprechi o dilavamenti. Uno dei motivi storici dell’uso della sommersione è il contenimento delle infestanti che risulta la pratica a cui prestare maggiore attenzione nella conduzione agronomica del riso a goccia.

Gli effetti sulle produzioni sono importanti e riguardano sia la quantità che la qualità del riso prodotto; recenti pubblicazioni indicano, inoltre, la conduzione tradizionale in sommersione come possibile responsabile dell’accumulo di elementi nocivi alla salute umana nel chicco di riso, accumulo che sotto la conduzione a goccia è al di sotto del valore minimo misurabile.


Tutte queste implicazioni originano l’insieme di fattori positivi che spinge la ricerca, supportata da Netafim, a continuare nello studio dell’irrigazione a goccia su riso al fine di completare, anche in Italia, il quadro varietale più adatto e la più completa gestione delle variabili agronomiche. Consapevoli che ci sono e ci saranno sempre in Italia le aree laddove la cultura locale è legata alla presenza delle risaie sommerse, nessuno intende sradicare questa importante realtà, tuttavia le possibilità offerte dalla tecnica a goccia vanno incontro alle indicazioni e ai richiami che la comunità europea e internazionale rivolge all’agricoltura del futuro. Indicazioni e richiami che non possiamo disattendere. A questo importante traguardo si guarda con determinazione e spirito di innovazione, con quella fame di ricerca e scoperta che è intrinseca nella natura umana fin dai tempi mitici di Ulisse che partì per vedere cosa ci fosse oltre le colonne d’Ercole. Siamo già in viaggio verso domani.

Alberto Puggioni