Occorrono strutture ancora più competitive, perché in Italia sta calando il numero di imprese agricole, a fronte di un aumento della superficie media. Ma solo un terzo delle aziende agricole può dirsi efficiente”.

A dirlo è il Rapporto dell’Osservatorio economico di Confai Academy sull’evoluzione della struttura agricola nel nostro Paese, in fase di ultimazione, ad opera della corporate university del settore agricolo e agromeccanico.

Dal 2000 a oggi le aziende agricole in Italia sono diminuite del 35%, mentre la superficie aziendale ha registrato una crescita di oltre il 30%, tanto che ci stiamo movendo verso modelli aziendali più consoni alle esigenze di un’agricoltura moderna”, osserva Enzo Cattaneo, segretario generale di Confai Academy.

Tuttavia, il processo in atto è ancora troppo lento. “Parliamo in definitiva di una superficie aziendale media di soli 8 ettari – fa notare Sandro Cappellini, coordinatore nazionale di Confai - E, se eliminiamo dal novero delle aziende censite la miriade di realtà non professionali, assolutamente incapaci di confrontarsi con i mercati, ci rendiamo conto che parliamo di poco più di mezzo milione di imprese agricole efficienti”.

Rispetto al quadro così delineato, il rapporto di Confai Academy individua nel ruolo delle imprese agromeccaniche un importante fattore di dinamizzazione della struttura aziendale agricola italiana.
In particolare, si osserva come la moderna agricoltura stia generando da tempo una nuova tipologia di azienda agricola, costituita da rilevanti aggregazioni di terreni (anche oltre i 2.500 ettari, in alcuni casi), che ruotano attorno ad ognuna delle aziende agromeccaniche professionali. Estensioni che sono coltivate da ognuna delle imprese dell’outsourcing agricolo applicando economie di scala e dosando in maniera oculata i fattori di produzione, come se questi appezzamenti fossero parte di un’unica realtà aziendale.

Nei prossimi anni - afferma il presidente di Confai, Leonardo Bolisquesto modello gestionale potrà rappresentare un valido antidoto all’eccessiva parcellizzazione delle proprietà agricole che è tipica di molte aree del nostro Paese e che rischia di portare alla chiusura un numero sempre più rilevante di aziende”. Per migliorare ulteriormente la competitività, sarà necessario, secondo Bolis, “promuovere corposi investimenti in tecnologia e innovazione, oltre che in metodi di coltivazione altamente ecosostenibili. Strategie che necessitano dell’adeguato supporto governativo”.

Per Confai il punto chiave consisterà nell’impiegare in maniera adeguata la dotazione di risorse per lo sviluppo rurale: 10,42 miliardi di euro in sette anni, ai quali va aggiunta una quota equivalente sotto forma di cofinanziamento regionale e nazionale.

È auspicabile – rileva Bolis – che tali somme siano impiegate per tipologie di investimento in grado di generare vera competitività, a partire dalla meccanizzazione, e non siano disperse in mille inutili rivoli”.