"L'Italia è un Paese molto piccolo rispetto alla produzione mondiale di cereali e ciò che succede fuori dai confini ha impatto sul nostro mercato". La dichiarazione di Valerio Filetti, presidente della Borsa Merci di Bologna, va tenuta sempre presente quando si parla di mercato dei cereali e si guarda alla prospettiva dell'annata.

 

Filetti è stato fra gli ospiti dell'ultimo Convegno Nazionale Compag che si è tenuto proprio a Bologna lo scorso primo dicembre. Durante l'evento è stato fatto il punto sulle prospettive di mercato per la stagione 2022-2023.

 

Le acque, soprattutto per quanto riguarda il grano, sono molto agitate. A fare il quadro della situazione è stato Philippe Mitko, presidente di Coceral, Associazione europea che rappresenta i commercianti di cereali, semi oleosi, riso, agroforniture e mangimi.

Leggi anche EVENTO - La strategia verde europea: un futuro grigio per il settore del commercio?

Il consumo di cereali cumulativo, a livello mondiale, si prevede superiore alla produzione mondiale. Guardando solo al grano, le scorte mondiali sono in continuo calo, quest'anno si prevede che i consumi si attesteranno attorno ai 791 milioni di tonnellate per una produzione di 783 milioni di tonnellate. I consumi, a causa della recessione, dovrebbero diminuire rispetto alla stagione precedente, ma ciò non basterà a riportare l'equilibrio e si prospetta quindi grande volatilità sui mercati. Ciò significa continui sbalzi di prezzo.

 

Da considerare ovviamente la situazione in Ucraina: grazie ai corridoi marittimi, fino a fine ottobre scorso, sono state portate fuori dal Paese 5 milioni di tonnellate di grano, ma, a causa del conflitto in corso, la situazione resta molto instabile. Il Paese, come si sa, è uno dei maggiori esportatori di cereali al Mondo. Nel 2021 la produzione di grano si era attestata a 33,14 milioni di tonnellate, quest'anno si ferma a 19,40.

Leggi anche Quanto dipendiamo a tavola da Russia e Ucraina?

Coceral ha poi tracciato le prospettive di mercato per il grano duro, in particolare. Essendo un bene di prima necessità, i consumi resteranno stabili nonostante la diminuzione del potere d'acquisto. Purtroppo il grano duro è una colture esigente e sensibile ai cambiamenti climatici.

 

Dopo un'annata disastrosa in Canada, la stagione 2022 ha visto l'irrompere della guerra in Ucraina che ha compromesso la capacità produttiva europea. L'Europa oltre ad essere infatti grande consumatore di grano duro è anche fra i principali produttori mondiali, ma il raccolto quest'anno dovrebbe attestarsi appena sotto i 7 milioni di tonnellate, al di sotto dei consumi previsti a 7,6 milioni di tonnellate. Le prospettive non sono rosee neanche per l'Italia che si prevede sarà fra i principali acquirenti europei di grano duro sui mercati internazionali.

 

Mais, annata complicata

Anche per quanto riguarda il mais, l'annata 2022-2023 sarà complicata in Europa. Il raccolto infatti è stato particolarmente scarso a causa di problemi climatici, in particolare dell'annata estremamente siccitosa. Il raccolto è calcolato intorno ai 50 milioni di tonnellate, in discesa libera rispetto ai circa 70 milioni di tonnellate dell'annata precedente. I consumi però sono previsti in calo, anche per la tendenza a diminuire il consumo di proteine animali. All'incertezza si aggiunge incertezza, guardando all'Ucraina. Secondo Coceral, il raccolto di mais sarà inferiore al previsto, una volta che gli agricoltori avranno finito di raccogliere. Di recente l'Usda, il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America, ha in effetti abbassato le previsioni a 27 milioni di tonnellate, ma il punto interrogativo restano le esportazioni e quanto effettivamente del raccolto potrà essere stoccato.

 

A livello mondiale, comunque, consumi e produzione di mais nella stagione 2022-2023 si equivalgono e gli stock sono stabili, anche se, a pesare, è la domanda di Cina e India. I due Paesi, da soli, lo scorso anno hanno acquistato sul mercato 33 milioni di tonnellate di mais, 55 milioni di tonnellate in totale con gli altri cereali. La Cina, in particolare, sta comprando grandi quantità di cereali per una politica nazionale che punta alla sicurezza mondiale. Il comportamento di India e Cina che, appunto, spingono dal punto di vista della domanda, aumentando gli stock, non può che influenzare gli equilibri di mercato. Fra i fattori che portano incertezza, e quindi instabilità, c'è da mettere in conto il rischio La Niña, che implica grande siccità in Sud America minacciando così il raccolto non solo di mais.

Leggi anche Farm to Fork e Biodiversità, le nubi si addensano