Innovazione o tradizione?

In agricoltura è un dilemma frequente. L'ultimo caso me lo racconta la mia "vecchia" amica Teresa Diomede, brillante imprenditirce agricola a Rutigliano, in quel SudEst barese che si è specializzato in una delle colture protagoniste da decenni nell'export agroalimentare italiano: l'uva da tavola.

 

Qualcuno ha ventilato la creazione di una varietà Italia ma senza semi - e allora la fumantina Teresa ha preso carta e penna per difendere quella che da sempre è considerata una bandiera della produzione frutticola nazionale. Certo è che le varietà apirene si stanno affermando da tempo sui mercati mondiali, conquistando diverse fasce di consumo. E certo è anche che buona parte delle varietà apirene sono protette e che le royalty hanno ovviamente un costo per i coltivatori.

 

Aggiungiamo che l'offerta di varietà senza semi si è oggi estremamente allargata ma purtroppo anche estremamente confusa sia per i coltivatori sia per i consumatori e nel contempo si sta allargando notevolmente anche l'offerta mondiale di uve da tavola apirene.

Il pericolo, secondo Teresa, è di abbandonare una varietà che invece potrebbe dare ancora molte soddisfazioni.

 

La polemica non è affatto speciosa ma molto seria: stiamo parlando di un settore che dà lavoro a decine di migliaia di persone soprattutto in Puglia e Sicilia, con un indotto economico di enorme rilievo. I cambiamenti devono quindi essere meditati e deve essere possibilmente definita una strategia nazionale sia per i mercati esteri sia per quello interno. È necessario dare indicazioni chiare per far sì che non si creino quelle situazioni di offerta compulsiva di varietà, non certo vantaggiosa per i coltivatori come si è visto tante volte in passato in altri settori (coltivatori di pesche e nettarine.... battete un colpo se potete).

 

Prima di "buttare via il bambino con l'acqua sporca" bisogna poi iniziare a pensare a rilanciare la varietà Italia, che di pregi (per i coltivarori e per i consumatori) ne ha veramente tanti. Ricordiamo allora sommessamente che per esempio a Bruxelles ci sono fior di fondi per la promozione del consumo di ortofrutticoli e che le uve con semi ricche di proprietà nutraceutiche sarebbero perfette per campagne di informazione verso i consumatori in Italia e all'estero.

 

Chi ha tempo non aspetti tempo.