Mentre si fa avanti fra gli operatori l'ipotesi dell'adozione di un Sistema di Qualità Nazionale (Sqn) in grado di garantire una effettiva sostenibilità di filiera, con certificazione dei processi e del percorso dall'olivo alla tavola, l'Outlook Agricoltura della Commissione Europea diffuso nei giorni scorsi ipotizza prezzi dei consumi superiori alla media degli ultimi cinque anni, trascinati da costi degli input, logistica e trasporti e prezzi di altri oli e grassi sostenuti. È prevista una flessione dell'export, a fronte di una ripresa dei consumi, con scorte finali che potrebbero assottigliarsi.

 

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La stagione 2021-2022

Nella stagione 2021-2022 l'Unione Europea ha registrato un incremento delle produzioni di olio d'oliva, nell'ordine dell'11% rispetto alla stagione precedente, raggiungendo quasi 2,3 milioni di tonnellate. L'andamento non è stato omogeneo nei vari Paesi. In Spagna le rese di olive sono state inferiori del 9% rispetto all'anno precedente, compensate però da un contenuto di olio più elevato, nell'ordine del 17%. In forte flessione la Grecia, che al calo annuale della produzione (-16%) ha affiancato una contrazione nel contenuto di olio, perdendo circa il 33%, nonostante le maggiori rese di olive (+54%).

 

Il raccolto record in Portogallo (oltre 200mila tonnellate) è stato il risultato di una resa di olive superiore del 59% e di un contenuto di olio migliorato di oltre un quinto (+21%).

In Italia l'aumento della produzione è stato in gran parte sostenuto dalla crescita delle rese di olive (+19%) mentre il contenuto di olio è rimasto pressoché invariato, secondo il dossier comunitario.

 

Prezzi in aumento

Anche i listini dell'olio hanno risentito dello choc legato all'invasione russa dell'Ucraina. Nei mesi successivi la curva dei prezzi è scesa leggermente, pur mantenendo i prezzi su livelli superiori alla media degli ultimi cinque anni. In Spagna e Grecia i prezzi nazionali dell'olio extravergine di oliva si aggirano intorno ai 340 euro/100 chilogrammi (collocandosi rispettivamente del 19% e del 16% sopra la media quinquennale), mentre in Italia è di 430 euro/100 chilogrammi (in flessione del 5% rispetto alla media dei cinque anni precedenti).

 

È probabile, secondo l'Outlook della Commissione Agricoltura dell'Ue, che i prezzi rimangano elevati a causa degli elevati costi sostenuti di input e trasporto e dei prezzi elevati di altri oli e grassi. Una prospettiva che potrebbe essere sostenuta da aspettative produttive inferiori per il prossimo raccolto.

 

Consumi in aumento

Il prezzo al consumo dell'olio d'oliva in Ue continua ad aumentare. A maggio era del 16% più alto rispetto all'anno precedente (19% per il burro, 45% per altri oli commestibili). Il consumo di olio d'oliva nell'Ue continua a crescere, in particolare grazie a vendite al dettaglio sostenute e alla ripresa della ristorazione dopo i due anni di lockdown a singhiozzo, che hanno scatenato alcune difficoltà per la tenuta del settore.

 

Si prevede che nella stagione 2021-2022 i consumi potrebbero essere superiori dell'11% nei principali Paesi produttori e rimanere su livelli relativamente alti degli ultimi anni in altri Paesi comunitari.

 

Export Ue in contrazione

Le esportazioni dell'Ue-27 da ottobre a marzo sono inferiori del 9% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, per effetto dell'aumento dei prezzi e dei flussi record nell'ultima campagna.

 

Nel 2021-2022, a conti fatti, questa tendenza dovrebbe portare a un calo delle esportazioni del 4%. Ciononostante, i livelli dell'export si collocherebbero su volumi più alti di circa l'8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

 

Calo dell'import

Nel periodo fra ottobre e marzo le importazioni comunitarie sono state molto inferiori rispetto all'anno scorso (-26%), per effetto delle minori spedizioni dalla Tunisia, nonostante un buon raccolto nel Paese nordafricano.

 

Nei prossimi mesi, poi, le conseguenze della guerra in Ucraina e i ridotti invii dal Mar Nero degli oli vegetali potrebbero aggravare ulteriormente il bilancio delle spedizioni dalla Tunisia, spingendola a tenere più alte le scorte interne e riducendo così il tradizionale flusso di olio d'oliva verso l'Unione Europea.

 

Tutto questo potrebbe ridurre a 650mila tonnellate le scorte di olio d'oliva in Europa.

 

Produzioni in calo per il 2022-2023

La siccità potrebbe pesare sulla campagna in avvicinamento. La mancanza di pioggia e acqua per l'irrigazione in alcune regioni produttrici di Spagna e Italia, unita a un'alternanza semestrale in Portogallo, potrebbe portare a un calo della produzione di olio d'oliva dell'Ue nel 2022-2023, nonostante una certa ripresa prevista in Grecia.
Uno scenario che dovrebbe continuare a sostenere i prezzi alla produzione nei prossimi mesi.

 

Le stime Usda

Le stime del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) relative al mondo olio d'oliva per l'annata 2022-2023, che sono state diffuse a metà luglio, non sono del tutto coincidenti con l'Outlook dell'Unione Europea (il forecast è riportato dal sito Teseo.Clal.it). Pur trattandosi solamente di qualche piccola sfumatura, ne riportiamo una breve sintesi.

 

Le produzioni di olio di oliva in Ue-27 sono previste in calo del 9,8% per una resa complessiva pari a 2,02 milioni di tonnellate. Sostanzialmente invariato l'import per 0,18 milioni di tonnellate e in calo del 5,7% l'export.

 

Giù anche i consumi, secondo le previsioni dell'Usda, che registrano una contrazione nell'ordine del 5%.

Complessivamente il bilancio porterà a stock finali nell'ordine di 0,3 milioni di tonnellate pari al 60% degli stock mondiali, comunque in diminuzione del 15,4%.

 

Su scala planetaria solamente per la Siria sono previste produzioni in aumento (+13,2%), con un correlato aumento delle esportazioni (+60%).