Lo sviluppo della tecnologia Led è stato il grimaldello che ha permesso lo sviluppo estremamente rapido delle coltivazioni indoor. Ne è convinto il professore Alberto Pardossi dell'Università di Pisa. Proprio Pardossi è stato, assieme a molti altri, fra i relatori dei convegni dedicati all'indoor farming e al fuorisuolo, all'ultima edizione di NovelFarm, a Pordenone.

 

Fra i temi che più hanno tenuto banco, dato anche il particolare momento storico contraddistinto dall'impennata dei costi di produzione, c'è stata la sostenibilità di queste tecnologie, da un punto di vista ambientale ma anche da un punto di vista economico.

 

Il vertical farming a 360 gradi

 

"Sicuramente quello che ha dato il là al sistema di produzione è l'avvento della tecnologia Led - ha detto Pardossi - l'efficienza energetica consente di coltivare in ambienti particolari come le vertical farm. Negli ultimi anni poi è stata perfezionata molto la tecnica di produzione fuorisuolo". Se si guarda all'esplosione degli investimenti nel settore, si vede che è dal 2015 in avanti che l'attenzione è diventata massima. "Le vertical farm - ha confermato la collega Stefania De Pascale dell'Università di Napoli Federico II - crescono a un ritmo esponenziale, soprattutto in Nord Europa e nei Paesi asiatici. Le previsioni per il 2026 parlano di un mercato da oltre 22 miliardi di dollari".

 

Gli estimatori di questo nuovo metodo di coltivazione ne esaltano la sostenibilità ambientale ma, come si dice, non è tutto oro ciò che luccica. "Il vertical farming, coltivando su piani sovrapposti, consente un uso efficiente del suolo e dell'acqua. In termini di prodotto fresco per metro quadrato al giorno - ha detto ancora la professoressa De Pascale - si ottengono produzioni da cento a trecento volte superiori a una coltura di pieno campo, se si modifica la densità delle piante in funzione del momento del ciclo. Il fatto poi che il vertical farm si svolga in ambienti chiusi con il controllo preciso dei fattori ambientali e la possibilità di recuperare l'acqua di traspirazione delle piante, consente di recuperare fino all'80% dell'acqua di irrigazione usata".

Secondo i dati mostrati dalla professoressa durante NovelFarm 2022, per esempio, in un giorno di coltivazione a pieno campo, in 1 metro quadrato di superficie, si ottengono 10-15 grammi di lattuga, se si passa in serra si arriva fino a 300 grammi, in vertical farm si va dai 1.300 ai 3mila grammi di lattuga.

 

La sostenibilità in primo piano

 

Il guaio dell'indoor farming però, come è intuibile, è il consumo di energia elettrica. "L'energia è un tasto dolente" ha raccontato Stefania De Pascale. "L'elettricità rappresenta il 90% dei costi variabili nelle vertical farm e il 30% dei costi produttivi totali. La gran parte dei costi è legata all'illuminazione artificiale, al secondo posto ci sono i costi d'energia per il controllo climatico. Dal punto di vista della fisiologia delle piante comunque si può fare molto, utilizzando intensità luminose che massimizzano l'efficienza d'uso luce".

 

Secondo calcoli impostati prima dell'emergenza Ucraina, ipotizzando un costo dell'energia di 20 centesimi a kWh, per produrre un cespo di lattuga si spendono 40 centesimi in energia elettrica. "Anche l'impronta carbonica della produzione in vertical farm è superiore alla produzione a pieno campo e in serra. Il vertical farm ha un impatto ambientale più alto. Per produrre 1 chilogrammo di lattuga - ha detto ancora la professoressa, citando calcoli di un articolo dell'European Journal of Horticultural Sciences a firma Francesco Orsini e altri - servono fra 0,01 e 0,38 chilogrammi di CO2 equivalente contro 10-25 chilogrammi di CO2 equivalente per lo stesso chilogrammo prodotto però in vertical farm. I progressi tecnologici comunque possono ridurre l'impronta. Usando per esempio fonti energetiche rinnovabili questa si riduce anche del 50%".

 

Interessanti, per valutare quanto convenga puntare sull'indoor farming, anche i dati della ricerca che Agritecture Consulting, Società di consulenza americana che lavora in tutto il mondo nell'ambito dell'urban farming, pubblica ogni anno. Durante NovelFarm 2022, David Ceaser, agronomo di Agritecture ha presentato il "Global Cea Census Report 2021". La Società ha intervistato 336 aziende attive nell'agricoltura in ambiente controllato in Usa, Canada, Emirati Arabi Uniti, Australia, India, Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Malaysia.

 

I risultati del sondaggio hanno confermato che le colture attualmente prodotte in indoor farming sono prevalentemente insalate, microgreen, erbe aromatiche. Il 30% degli intervistati però pensa di provare con i piccoli frutti e il 26% con pomodori, peperoni e cetrioli. Dalla stessa ricerca, i dati sono quindi quelli reali, di aziende già operative, emerge che per avere un chilogrammo di prodotto si utilizzano in media 20,4 litri di acqua coltivando all'interno di una vertical farm, quando in serra ne occorrono 51,1. Come atteso la situazione è ribaltata se si considera l'utilizzo dell'energia elettrica per chilogrammo di prodotto: in serra servono in media 5,4 kWh, se si coltiva in sistemi verticali ne servono 38,8.