Da ieri sera - 4 luglio 2022 - per cinque regioni italiane il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza per siccità fino al 31 dicembre 2022 mettendo loro a disposizione 36,5 milioni di euro per le operazioni di primo soccorso. A breve il Consiglio dei Ministri approverà un Decreto Legge con il quale saranno poste le basi per la nomina del commissario straordinario alla siccità per velocizzare gli interventi infrastrutturali a medio e lungo termine e sarà aumentata la dotazione finanziaria del Piano Acque da 4 miliardi di euro contenuto nel Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

 

Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte sono le prime regioni che hanno presentato all'esecutivo le proprie richieste di dichiarazione di stato di emergenza, tutte accolte dal Governo. Il Consiglio dei Ministri è stato convocato ieri in serata, alle 19:30, e si è concluso alle 19:50, perché il premier, Mario Draghi, nel primo pomeriggio si era recato a Canazei (Trento) per prendere diretta conoscenza del disastro causato dallo scioglimento del ghiacciaio della Marmolada.

 

Leggi anche

Stato di emergenza, come funziona e su cosa inciderà


Lo stato di emergenza siccità

La dichiarazione dello stato di emergenza è stata adottata con Deliberazione di Protezione Civile "in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché per le peculiari condizioni ed esigenze rilevate nel territorio delle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto" si legge nella nota di ieri sera emanata da Palazzo Chigi. Non è stato pertanto utilizzato lo strumento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

 

"Lo stato di emergenza - continua il comunicato del Governo - è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche", tra queste quelle dei consorzi di bonifica e irrigazione.
Per far fronte ai primi interventi "sono stati stanziati 36,5 milioni di euro a carico del Fondo per le Emergenze Nazionali", così ripartiti tra le regioni;


Emilia Romagna: 10,9 milioni di euro;
Friuli Venezia Giulia: 4,2 milioni di euro;
Lombardia: 9,0 milioni di euro;
Piemonte: 7,6 milioni di euro;
Veneto: 4,8 milioni di euro.

 

"All'esito di ulteriori approfondimenti - conclude la nota di Palazzo Chigi - potranno essere adottate ulteriori deliberazioni per il completamento delle attività o per l'avvio di nuovi e diversi interventi".


Le ricadute per il mondo agricolo

Stando a quanto sin qui dichiarato dal ministro alle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, tale dichiarazione di stato di emergenza pone una premessa forte per la richiesta di declaratoria di stato di calamità da parte delle regioni interessate per evento catastrofale eccezionale, tale da poter aggirare il divieto di compensazione dei danni a colture contenuto nel Decreto Legislativo n.102/2004, che disciplina il Fondo di Solidarietà Nazionale.

 

Il Decreto Legge sulla Siccità

Sarà approvato in uno dei successivi Consigli dei Ministri il Decreto Legge titolato "Disposizioni urgenti per la prevenzione e contrasto della siccità e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche". Il provvedimento, una volta approvato e promulgato, avrà l'effetto di nominare un commissario straordinario per il contrasto e la prevenzione della siccità, che - da quanto dato sapere - dovrebbe essere individuato nel coordinatore nazionale della Protezione civile, Fabrizio Curcio.

 

Il commissario avrà il potere di individuare 20 opere infrastrutturali di importanza nazionale nei confronti delle quali accelerare le procedure di realizzazione, oltre ad esercitare un forte controllo sugli enti idrici per l'individuazione delle perdite nelle reti. Il Decreto Legge, inoltre, come anticipato dal presidente del Consiglio Mario Draghi giovedì scorso, comporterà un incremento dell'impegno finanziario sul Piano Acque previsto dal Pnrr.


Il commento di Anbi

"L'opzione commissariale per l'emergenza idrica, decisa dal Governo e richiesta a più voci, è l'unica in grado di ricercare, in questa critica contingenza e nel rispetto delle priorità di legge, la compatibilità fra i molteplici interessi e le molteplici burocrazie, gravanti sulla risorsa acqua, ancora più preziosa di fronte agli obbiettivi alimentari ed energetici, cui ci obbligano gli scenari pandemico e bellico, che stanno caratterizzando questa fase storica"  è questo il commento di Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, alle decisioni assunte ieri dal Consiglio dei Ministri e a quelle che saranno a breve varate.

 

"L'importante obbiettivo di 20 progetti da realizzare entro il 2024 per migliorare le infrastrutture idriche del Paese non può che vedere i consorzi di bonifica ed Irrigazione fra i protagonisti - aggiunge il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano -. Al Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili mettiamo a disposizione un cospicuo 'portafoglio' di progetti definitivi ed esecutivi, cioè in avanzato iter procedurale, determinante per riuscire a rispettare i tempi imposti  dalla burocrazia, ma soprattutto dai cambiamenti climatici. In questo nuovo quadro, presenteremo mercoledì 6 luglio 2022, alle ore 10:00, in conferenza stampa all'Hotel Parco de' Medici a Roma, le prime progettualità del Piano Laghetti, proposto insieme a Coldiretti".

 

Leggi anche

Anbi e Coldiretti lanciano Piano da 223 laghetti per dissetare i campi


Le dichiarazioni di Draghi sulla siccità

Draghi al termine del Consiglio dei Ministri del 30 giugno scorso aveva detto: "Il Governo è al lavoro con la massima urgenza per intervenire contro la terribile siccità che ha colpito il nostro Paese, in particolare l'agricoltura nel Centro Nord. Nel bacino padano si tratta della crisi idrica più grave degli ultimi settant'anni, secondo l'analisi dell'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po. La crisi idrica ha due categorie di cause: una è un deficit di pioggia degli ultimi tre anni. Le precipitazioni sono state scarse, ovviamente non solo quest'anno ma già nei precedenti". E ancora: "ci sono anche una serie di cause strutturali: la cattiva manutenzione dei bacini, la cattiva manutenzione della rete.


"Oltre gli interventi di emergenza occorrerà predisporre presto, subito, un Piano per ovviare alle carenze infrastrutturali - aveva aggiunto il presidente Draghi - un grande Piano dell'Acqua. Tenete presente che questo c'è già nel Pnrr, dove sono stati stanziati 4 miliardi per questo. Occorrerà aumentare gli stanziamenti, ma soprattutto arrivare a un coordinamento massiccio dei tanti enti preposti all'amministrazione dell'acqua".