Come effetto dei cambiamenti climatici i vigneti italiani sono sottoposti, e lo saranno sempre di più, ad uno stress idrico causato dalla carenza di precipitazioni. In molti vigneti infatti non è possibile irrigare per una mancanza di risorsa idrica e in tanti altri l'irrigazione non è prevista dai disciplinari di produzione.

 

 

Per sostenere i viticoltori nell'affrontare questa sfida è nato Resilvigna, progetto finanziato dal Psr dell'Emilia Romagna (programmazione 2014-2020) che vede coinvolte l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e quattro aziende vitivinicole del territorio. Un progetto che ha come scopo quello di identificare degli approcci agronomici in grado di migliorare la gestione della risorsa idrica all'interno del vigneto.

 

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Nell'ambito di Resilvigna è stata organizzata una giornata dimostrativa il 18 maggio scorso presso l'Azienda vitivinicola Tenuta Pernice di Castelnovo Val Tidone (Piacenza), dove sono stati illustrati a tecnici e agricoltori presenti le differenti tecniche adottabili in vigneto. L'evento ha coinvolto anche un gruppo di studenti dell'insegnamento di Applied Viticulture, nel Corso di Laurea Food Production Management dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

 

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Un momento della visita in campo

Un momento della visita in campo
(Fonte foto: AgroNotizie)

 

"Anche in questo 2022 caratterizzato da un inverno mite e privo di precipitazioni e da una primavera calda e asciutta, le viti saranno probabilmente soggette ad uno stress idrico", spiega ad AgroNotizie Stefano Poni, responsabile del progetto e professore presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

 

"All'interno di Resilvigna sono state studiate diverse tecniche di gestione del suolo, nonché l'utilizzo di polveri di roccia e sostanze antitraspiranti ed infine l'impiego di strumenti digitali per monitorare la situazione di campo".

 

La gestione del suolo nel progetto Resilvigna

L'inerbimento dell'interfila porta con sé alcuni importanti vantaggi, come ad esempio una minore evaporazione dell'acqua dal terreno, una struttura del suolo meno compatta e una migliore capacità di ritenzione delle acque meteoriche. Tuttavia può determinare anche alcuni problemi, sia livello di gestione della vigna, sia di competizione delle piante con le viti.

 

Nell'ambito del progetto Resilvigna sono state dunque testate differenti tipologie di inerbimento e di terminazione dello stesso. Sono stati seminati nell'interfila diversi miscugli: alcuni a prevalenza di graminacee, come ad esempio orzo e loietto, altri a prevalenza di leguminose, come la veccia. In entrambi i casi sono state seminate anche essenze mellifere in grado di fornire sostentamento alle api e agli altri insetti pronubi.

 

Un esempio di inerbimento del filare presso la Tenuta Pernice

Un esempio di inerbimento del filare presso la Tenuta Pernice
(Fonte foto: AgroNotizie)

 

Sul fronte della terminazione alcune parcelle hanno visto l'utilizzo di una macchina trincia andanatrice che è in grado di trinciare il cotico erboso e di accumularlo in due andane nel sottofila, precedentemente diserbato in maniera meccanica (per le aziende biologiche) oppure chimica (per le aziende convenzionali).


"L'andana che viene a formarsi sotto il filare crea una pacciamatura naturale che ha come effetto quello di interdire l'emergenza di nuove infestanti e al contempo di diminuire la temperatura del terreno e quindi preservare lo stock idrico del suolo", spiega ad AgroNotizie Matteo Gatti, docente presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.

 

Questa tecnica potrebbe avere anche un risvolto positivo sotto il profilo della difesa delle viti dalla peronospora, in quanto la pacciamatura ridurrebbe l'effetto di rimbalzo delle gocce di pioggia e quindi diminuirebbe l'infezione primaria che proviene dal terreno.

 

La macchina per la trincia andanatura in azione

La macchina per la trincia andanatura in azione
(Fonte foto: AgroNotizie)

 

L'andanatura del sottofila è un approccio sostenibile sia dal punto di vista economico per l'agricoltore, sia dal punto di vista ambientale, in quanto riduce l'impiego di prodotti diserbanti ed è completamente biodegradabile.

 

Il secondo metodo di terminazione delle essenze seminate nell'interfila prevede l'impiego di un rullo pacciamante che allettando le piante forma un vero e proprio strato compatto di biomassa che impedisce l'emergenza delle infestanti e al contempo preserva l'umidità del suolo durante i mesi estivi, quando le precipitazioni sono scarse.

 

La macchina per la rullatura del cotico erboso

La macchina per la rullatura del cotico erboso
(Fonte foto: AgroNotizie)

 

L'impiego di polveri di roccia e antitraspiranti

Le elevate temperature estive, ormai per più giorni sopra i 35°C, la carenza di acqua e l'elevato irraggiamento solare, possono portare a scottature dell'acino. Si ha così un impatto negativo sulla quantità e qualità delle uve portate in cantina.

 

Per fronteggiare questo fenomeno, sempre più frequente, è stato testato l'utilizzo di polveri di roccia, sostanze di colore bianco grigio applicabili in campo con un normale atomizzatore che, imbrattando chioma e grappoli, riflettono la luce solare e diminuiscono in questo modo la temperatura della pianta stessa.

 

Questo porta ad una protezione diretta dei grappoli e anche ad una minore traspirazione della pianta. Traspirazione che può essere limitata ulteriormente utilizzando prodotti antitraspiranti.

 

L'utilizzo delle polveri di roccia è un metodo economico ed efficace, nonché sostenibile. Inoltre in dosi contenute non influenza le capacità fotosintetiche della pianta e può avere un effetto positivo sulla qualità delle bacche.

 

Anche il digitale dà una mano a risparmiare acqua

Le moderne tecnologie ci permettono di conoscere in maniera precisa e costante nel tempo le caratteristiche microclimatiche del vigneto e la disponibilità di acqua all'interno del suolo. Nell'ambito del progetto Resilvigna sono state ad esempio impiegate delle capannine meteo smart in grado di raccogliere dati e di trasmetterli in maniera automatica, in modo che siano facilmente monitorabili dall'agricoltore.

 

In questo modo è possibile conoscere le condizioni meteorologiche, potendo visualizzare importanti parametri quali la temperatura dell'aria e i livelli di precipitazioni. Ma è anche possibile conoscere la disponibilità idrica all'interno del suolo. In questo modo l'agricoltore può intervenire con irrigazioni di soccorso (quando possibili) nel caso in cui lo stress idrico risulti eccessivo.

 

Carenza di acqua, serve un approccio integrato

Quello che emerge dal progetto Resilvigna è che la gestione della risorsa idrica deve essere affrontata con una visione olistica, che prenda in considerazione tutti i fattori che influiscono sulla disponibilità di acqua all'interno del vigneto. Gestione del suolo quindi, ma anche trattamenti con le polveri di roccia oppure l'impiego di sensori e software che supportino l'agricoltore nel prendere le decisioni più corrette.

 

"Ma nella gestione della risorsa acqua ha il suo peso anche la genetica", spiega Tommaso Frioni, docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. "Nel progetto Resilvigna abbiamo testato l'impiego di portainnesti maggiormente resilienti alla carenza di acqua, come quelli della Serie M".

 

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I risultati del progetto Resilvigna, insieme a quelli di iniziative sullo stesso tema, devono andare ad arricchire la cassetta degli attrezzi dell'agricoltore, per metterlo nelle condizioni di fronteggiare la carenza di acqua. Un fenomeno che non interesserà l'Italia tra cinquant'anni, ma che ha il proprio impatto già oggi.

 


Logo Resilvigna
Iniziativa realizzata nell'ambito del PSR Emilia Romagna 2014-2020 – Tipo di operazione 16.1.01 – Gruppi operativi del PEI per produttività e sostenibilità dell'agricoltura, Focus Area 4B – Progetto: Tecniche di miglioramento di RESILienza ed efficienza idrica per i VIGNeti dell'Areale piacentino. RESIL-VIGNA

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