Ci sono attività non delocalizzabili, legate indissolubilmente ai territori, che creano una grande ricchezza.

 

Parliamo dei prodotti Dop e Igp, ovvero del sistema di certificazione europeo dei cibi. Un sistema di cui la Commissione Europea vorrebbe una riforma: le proposte saranno esaminate dal Parlamento Europeo a breve. E speriamo che si lavori bene dato che il sistema produce nell'Unione un valore di oltre 75 miliardi di euro (vini compresi) di cui circa il 60% circa in due Paesi: Italia (16,6 miliardi) e Francia (27 miliardi), i due leader europei assoluti del settore. E la ventura mi ha portato proprio ieri a coordinare un incontro bilaterale organizzato all'ambasciata di Francia in Italia dall'ottimo Jean-Pascal Fayolle.

 

L'asse italo francese è infatti assolutamente necessario dato che vi son Paesi che pare non comprendano bene la portata della regolamentazione, della tutela e della promozione di questi prodotti. Prodotti che portano ricchezza nei territori agricoli e ne sono anche la miglior carta da visita nelle operazioni di valorizzazione.

 

La creazione di un sistema capillarmente diffuso nell'Unione di piccoli e grandi consorzi, coeso nella protezione e soprattutto tarato per una forte penetrazione nei Paesi extra Ue, sarebbe portatore di un'immensa ricchezza, non solo economica. Piange il cuore, tanto per fare un esempio, vedere operazioni miserelle come quella messa in atto da certi produttori croati che vorrebbero contrassegnare con l'aleatorio termine di Prošek i loro prodotti.

 

Nel settore agroalimentare come in tanti altri campi è giusto ed anche l'ora che i Paesi fondatori dell'Unione portino responsabilità, cultura, un disegno strategico e una coscienza del ruolo europeo nell'economia mondiale. C'è molto da lavorare.