Il mondo del pomodoro da industria è deluso dal Piano Strategico Nazionale (Psn) presentato a Bruxelles a fine 2021 e in corso di valutazione. Il Psn è di fatto la declinazione italiana della nuova Pac, quella che entrerà in vigore a partire dal 2023 e i produttori di pomodoro da industria vedono già chiaramente le conseguenze di quella che è chiamata convergenza interna, ovvero la necessità di rispondere alle richieste dell'Ue rispetto al fatto che i pagamenti a ettaro del Primo Pilastro Pac vengano riequilibrati, nelle cifre, fra i diversi produttori, seguendo un principio di equità.


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All'edizione 2022 del Tomato World, alla Fiera di Piacenza, gli addetti ai lavori si sono confrontati sulle prospettive della nuova Pac durante l'evento "Il Piano Strategico Nazionale della Pac 2023-2027 e la filiera italiana del pomodoro da industria", un convegno organizzato dall'Oi Pomodoro da Industria Nord Italia.

"La filiera - ha detto Tiberio Rabboni, presidente dell'Oi - fattura 3 milioni e mezzo di euro annui, il 58% su mercati esteri. Avevamo dato le nostre indicazioni, in sede di confronto sul Psn. Da quello che abbiamo letto e capito del Psn trasmesso a fine 2021 sono state colte solo parzialmente. Il premio accoppiato è rimasto lo stesso, rispetto alla programmazione precedente. Ci aspettavamo di vederlo avvicinarsi a quello dei concorrenti francesi e spagnoli. Con Francia e Spagna ci confrontiamo sul mercato". "Speriamo - ha aggiunto Rabboni - che i produttori di pomodoro da industria possano accedere all'ecoschema quattro, gli altri ci sono preclusi. Non ci sono possibilità di vedere rinnovato il contributo economico per le manichette per l'irrigazione a goccia. L'Ue ritiene che non siano più innovative e il paradosso è che oggi l'80% del pomodoro del Nord Italia è irrigato a goccia, proprio ora con l'acuirsi del cambiamento climatico rischiamo di retrocedere".



In effetti una simulazione presentata da Luigi Sidoli, direttore della Op Ainpo, ha dimostrato che dal 2023 i produttori di pomodoro da industria vedranno notevolmente ridotto l'accesso ai fondi Pac. D'altra parte, ha chiarito Luigi Polizzi, direttore generale per le Politiche Internazionali e dell'Ue del Mipaaf, "la coperta è corta".

"Fino al 2022 - ha spiegato Sidoli - il pagamento di base, più il greening valevano 3,2 miliardi di euro all'anno circa (l'85% del Primo Pilastro, Ndr). Nel 2023 il base (Biss) si ridurrà a 1,6 miliardi di euro all'anno circa, compreso il prelievo per il Fondo Nazionale per i Rischi Catastrofali. Per effetto della convergenza interna un'azienda che oggi percepisce 750 euro a ettaro, nel 2026 percepirà 271 euro a ettaro".


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I conti, messi nero su bianco da Ainpo, seppure senza pretesa di scientificità, ma solo a titolo di simulazione, hanno mostrato, per i 71mila ettari a pomodoro da industria (dato 2021), un importo che passa dai 55 milioni di euro ai 19 milioni di euro del 2026, alla fine della programmazione della nuova Pac. Resta, come nella precedente programmazione, il pagamento accoppiato, che si va ad aggiungere al base ma che non è stato aumentato, come avrebbero voluto i produttori.

A Luigi Polizzi del Mipaaf il compito di spiegare le scelte del Piano Strategico Nazionale che, ricordiamo, non è ancora definitivo perché Bruxelles, che lo sta analizzando, potrebbe chiedere degli aggiustamenti. "La riforma è complessa e la coperta finanziaria è cortissima. Siamo passati dall'85% di pagamento base al 48%. Va tenuto conto che abbiamo voltato pagina, abbiamo cambiato prospettiva. Il produttore deve assoggettarsi a vincoli per ottenere i pagamenti. È una politica agricola ma anche ambientale".
Il meccanismo di convergenza interna poi, cui l'Italia è obbligata ad adeguarsi, porterà, a fine programmazione, i titoli a valere almeno l'85% del valore medio unitario (oggi a 169 euro a ettaro). Ciò significa che chi aveva titoli con valori molto alti, li vedrà progressivamente ridursi a favore degli agricoltori più piccoli e con terreni in zone più svantaggiate. Il livello massimo dei titoli comunque non potrà in nessun caso superare i 2mila euro a ettaro mentre la perdita massima che l'agricoltore potrà subire sarà del 30% del valore del titolo ad oggi. "Redistributivo e convergenza si basano sul principio di equità fra i produttori", ha scandito chiaramente Polizzi.

Una possibilità di vedere aumentare i pagamenti Pac è quella di accedere a uno degli ecoschemi, sempre parte del Primo Pilastro Pac, ma fuori dal pagamento base. Per come sono formulati ora però sembrerebbero preclusi ai produttori di pomodoro da industria. "Valgono 900 milioni, il 25% dei pagamenti diretti. Forse - ha detto Polizzi rivolgendosi ai produttori - potreste accedere al numero quattro, con la semina di specie da rinnovo", poi subito, come a non volere creare illusioni, ha specificato: "L'impianto degli ecoschemi si può giustificare e integrare ma non modificare. È difficile introdurre un nuovo schema".

E anche Alessio Mammi, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna, concludendo l'evento, ha promesso di lavorare per ottenere di più per la filiera, ma senza lasciare intravedere grandi margini di manovra. "Sull'accoppiato - ha detto - ho scritto, insistito. La filiera è strategica. Abbiamo ottenuto una conferma, proverò a lavorarci ancora. Sull'ecoschema numero quattro dico che il pomodoro da industria deve essere della partita".