Ho visto il futuro. Non son profeta o soggetto a visioni escatologiche, ma la visita al salone World Fira che si è tenuto a Tolosa nella seconda settimana di questo mese mi ha veramente impressionato.
Fira è l'unica manifestazione europea dedicata alla robotizzazione agricola, un settore che oramai non può più essere considerato pionieristico o tanto meno campo di azione di coraggiose startup. I prototipi iniziano ad essere prodotti in piccole serie, idee che sembravano uscite da un libro di fantascienza iniziano a concretizzarsi in offerte economiche.

Qualche immagine: macchine programmate per muoversi in totale indipendenza ed estrema precisione nei campi, con autonomia prolungata (anche oltre 60 ore), capaci di compiere azioni di lavorazione quali sarchiatura, trinciatura, semina, trattamenti antiparassitari. Motori a combustione interna o elettrici. Macchine leggere che rovesciano il paradigma della meccanica pesante di campagna e sviluppano ulteriormente il concetto di agricoltura di precisione, che riducono o anche annullano il ricorso alla chimica.
Queste macchine son già pronte.

Il settore si sta ovviamente evolvendo ulteriormente e velocemente: dagli scanner per identificare e distruggere con laser le plantule infestanti alla raccolta degli ortaggi di serra effettuata con arti artificiali. Realtà affascinanti che non si possono ignorare.

Un settore fatto da progettisti giovani e dinamici che ha trovato terreno fertile (e anche ampi finanziamenti nella ricerca e sviluppo) primieramente in Francia ma anche in Usa, Canada, Germania, Danimarca e che si aggancia perfettamente all'evoluzione in corso nei settori dell'automotive ma anche dell'avionica (ecco: dei droni ve ne parlo un'altra volta).

L'Italia, potenza mondiale nella meccanica agricola, non può rimanere alla finestra.