Sia il grano duro che quello tenero stanno oggi spuntando quotazioni di mercato di tutto rispetto. Il frumento tenero è scambiato sulla piazza di Bologna 330 euro la tonnellata, mentre quello duro ha raggiunto un record storico di 550 euro sulla piazza di Foggia.

Molti agricoltori stanno ora pensando di estendere le superfici aziendali destinate al frumento nella speranza che anche l'anno prossimo le quotazioni rimangano alte. Sono tuttavia frenati dall'aumento dei prezzi degli input produttivi (sementi, gasolio, agrofarmaci, etc.) che sono costantemente in ascesa.

 

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In particolare i fertilizzanti azotati hanno visto raddoppiare in pochi mesi il prezzo, con l'urea che ha superato i 60 euro al quintale. Conviene dunque investire nella semina del frumento, sperando in quotazioni buone il prossimo anno, ma dovendo affrontare costi rilevanti per l'acquisto di seme, gasolio agricolo, diserbi e fertilizzanti?

Per decidere se seminare frumento sia conveniente o meno occorre fare due riflessioni di fondo. La prima riguarda il costo degli input produttivi e in particolare se nei prossimi mesi saliranno o scenderanno. Il secondo aspetto riguarda le quotazioni del grano per il prossimo anno. Partiamo dagli input produttivi.


Il costo dell'urea scenderà o salirà?

In cerealicoltura le principali voci di costo sono il gasolio, il seme, i concimi e gli agrofarmaci (oltre alle spese generali, agli affitti e all'ammortamento delle macchine). Il seme oggi segue le quotazioni della granella e per questo alcuni vorrebbero utilizzare il seme aziendale. Le altre voci di costo sono invece direttamente influenzate dal prezzo del gas e del petrolio. Al gasolio agricolo abbiamo dedicato un approfondimento specifico, di seguito paleremo dei concimi.

In cerealicoltura il fertilizzante cardine è l'urea, che viene utilizzata a più riprese per sostenere la crescita della pianta. Questo fertilizzante azotato a pronto rilascio è utile sia per una crescita vigorosa del grano, sia per ottenere produzioni di elevata quantità e qualità, soprattutto sul fronte delle proteine.

Elemento chiave nella produzione dell'urea (e dei concimi azotati in generale) è il gas metano che incide per il 60-80% sui costi di produzione. Dunque un aumento del costo del gas determina un immediato aumento del costo dell'urea.


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Per capire quanto il legame metano urea sia forte basti pensare che il 3-5% dell'intero gas metano consumato al mondo in un anno è utilizzato per la produzione proprio di fertilizzanti azotati. E quando nel 2006 ci fu la crisi del gas in Europa a causa delle frizioni tra Russia e Ucraina i costi dell'urea schizzarono verso l'alto.

Oggi il costo del gas è volato alle stelle. Siamo su 0,70 euro/m3, contro i 20-30 degli scorsi anni. E gli effetti sull'urea si sono subito visti. Il prezzo è così elevato che una importante azienda che produce urea a Ferrara ha dovuto temporaneamente fermare gli impianti.

Ma che cosa accadrà nei prossimi mesi? Se si guarda ai futures sul gas il mercato ritiene che la situazione dovrebbe tornare nella norma e ad inizio aprile il gas dovrebbe costare la metà rispetto ad oggi. Gli elementi che potrebbero incidere negativamente su questa previsione sono da un lato l'andamento climatico invernale: più farà freddo, più si consumerà gas, più i prezzi saliranno. Dall'altro contano le tensioni geopolitiche, soprattutto tra Russia ed Europa sulla costruzione del gasdotto Nord-Stream 2.

Insomma, secondo gli analisti è probabile che il prezzo del gas si sgonfierà e in primavera dovrebbe tornare normale e con esso anche i costi dell'urea e degli altri concimi azotati. Bisogna quindi fare un ragionamento sul medio periodo e non guardando ai prezzi dell'oggi.

Le concimazioni azotate del frumento vengono fatte di solito nella fase di accestimento, tra marzo e aprile, e poi ancora in levata e nel caso del grano duro anche al riempimento della cariosside. Vediamo dunque che i maggiori apporti di urea si avranno nella prossima primavera, quando il prezzo dei concimi dovrebbe essere tornato normale.

Si tratta ovviamente di supposizioni (ma basate su dati concreti) a cui bisogna aggiungere qualche altra considerazione per avere un quadro esaustivo. Ad esempio il fatto che è sempre presente un gap temporale tra le quotazioni spot delle materie prime e il costo dei prodotti finiti. Passa cioè del tempo tra il calo della componente metano e la discesa dei prezzi dell'urea. Inoltre sul prezzo dei concimi influiscono le politiche di prezzo dei produttori e il fatto che una impennata della domanda nei mesi primaverili potrebbe far salire i prezzi dell'urea (oltre a rendere incerta la disponibilità), anche se il prezzo del gas sarà basso.


Le quotazioni del frumento, scenderanno o saliranno?

Parlando di quotazioni di frumento occorre distinguere le dinamiche del tenero da quelle del duro. Iniziamo con il tenero.

Oggi il grano tenero viene venduto a Bologna a 337 euro/tonnellata (speciali di forza con proteine uguali o superiori al 13,5%), mentre lo scorso anno nello stesso periodo era quotato a 224 euro (208 euro nel 2019 e 217 euro nel 2018).

Le quotazioni sono così elevate (circa 100 euro in più rispetto alla media del periodo) per diverse ragioni. Prima di tutto le scarse produzioni in Russia (primo esportatore a livello globale), che ha anche imposto dei dazi elevati alle esportazioni. In Europa la Francia e la Germania hanno avuto problemi di sanità della granella (piogge intense durante la spigatura). Mentre negli Stati Uniti e in Canada c'è stata una forte contrazione delle produzioni a causa della siccità in primavera. A questo si devono aggiungere scorte mondiali basse e una domanda di farina che a livello globale è in crescita.

Per il grano duro il discorso è simile, anche se si tratta di una nicchia visto che pesa solo per il 5% sull'intero mercato del frumento. Ad aver influito sui prezzi (550 euro sulla piazza di Foggia) sono state le pessime produzioni in Nord America, con il Canada, principale esportatore di duro, che ha raccolto la metà della granella rispetto al 2020. E anche in questo caso i consumi sono stabili e le riserve sono ai minimi storici.

Sapere quali saranno le quotazioni di frumento il prossimo anno è impossibile, ma la base di partenza è positiva: il 2021 è stato una annata deficitaria e gli stock a livello globale sono bassi. Dunque, se anche la prossima annata dovesse vedere un surplus di produzione (quindi con produzioni superiori al fabbisogno annuo globale) la situazione di partenza è talmente deficitaria che è probabile che i prezzi si manterranno ancora alti. Probabilmente non ai livelli di oggi, ma abbastanza alti da rendere remunerativa la coltivazione.


Concludendo

I dati ci dicono che il prezzo del gas dovrebbe rientrare nel medio periodo e che il prossimo anno i costi dei concimi azotati dovrebbero abbassarsi, rientrando progressivamente nella normalità a meno di un inverno particolarmente rigido o di eventi geopolitici destabilizzanti. Anche il prezzo del gasolio dovrebbe seguire un andamento discendente.

Sul fronte delle quotazioni la situazione attuale suggerisce che anche il prossimo anno i prezzi dovrebbero restare alti, anche se probabilmente non ai livelli di oggi. Risulta dunque conveniente investire sul frumento, considerando però anche l'indirizzo aziendale.


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