Vado a memoria di quel che mi disse in tempi remoti e assolutamente non sospetti Luigi Veronelli - il grande Gino - indimenticato e indimenticabile maestro: "fra, poniamo, un Cabernet e un Raboso del Piave c'è una differenza fondamentale: il primo si produce in tutto il mondo, il secondo lo possiamo produrre solo noi".

La cosa mi viene in mente riflettendo a proposito di una splendida idea dello stesso Veronelli: le deco o denominazioni comunali d'origine. Forse un'occasione (non ancora) persa per la nostra agricoltura e per il nostro settore agroalimentare. Le deco diventarono effettive anche grazie alla riforma del capitolo quinto della Costituzione che riconosceva alle autonomie locali una maggiore vicinanza ai cittadini. Ovvero il Comune viene individuato e definito come "l'Ente Locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo, il progresso civile, sociale ed economico" (Ex D.lgs. 267/2000). Chi se non il sindaco, primo rappresentante di una comunità, è in grado di certificare l'origine di un prodotto locale?

Si guardi bene che una deco non entra nei termini della qualità, ovvero non ci dice se un prodotto è buono o meno. Il sindaco certifica che un prodotto della terra, gastronomico o dell'artigianato provenga solo e soltanto da uno specifico luogo. Altra specificità diciamo "democratica": è che non vi sono costi di certificazione.
Le deco sono un formidabile strumento di marketing territoriale ma anche uno straordinario elemento identitario. E come diceva quel filosofo "l'identità è memoria". E la memoria è l'unione di quei caratteri che ci rendono unici.

E qui torniamo all'inizio, alla fondamentale differenza fra le cose che possono produrre tutti e quelle che possiamo produrre solo noi. Differenza che deve esser tenuta in assoluta considerazione come chiave per lo sviluppo del nostro paese.