Quando ad inizio 2020 la Commissione Europea ha reso nota la sua strategia From Farm to Fork tutti gli attori della filiera agroalimentare hanno avuto una reazione di stupore cercando di immaginare come il settore agricolo e successivamente il resto della filiera avrebbe potuto continuare a produrre cibo sano e a prezzi accessibili riducendo al contempo del 50% l’uso di agrofarmaci, del 20% quello di fertilizzanti e portando la Sau biologica al 25% entro il 2030.

Ad un anno e mezzo di distanza questa difficile equazione non ha ancora una soluzione. Prova ne è l'acceso dibattito che si è tenuto durante il World Agri-Tech Innovation Summit (di cui AgroNotizie è partner), l'evento che ogni anno raccoglie a Londra e a San Francisco aziende, investitori, ricercatori e policy maker da tutto il mondo per immaginare il futuro del settore primario.

Durante una sessione dedicata proprio alla strategia From Farm to Fork, rigorosamente in streaming, hanno preso la parola Janusz Wojciechowski, Commissario Ue all'Agricoltura, Hanneke Faber, presidente global Foods & refreshment di Unilever, Livio Tedeschi, svp Agricultural Solutions di BASF, e Pekka Pesonen, segretario generale di Copa Cogeca.


Livio Tedeschi nel corso dell'evento durante il World Agri-Tech Innovation Summit


Il più duro con il commissario è stato sicuramente Pekka Pesonen, che in rappresentanza degli agricoltori europei ha accusato la Commissione Ue di ignorare sistematicamente tutte le ricerche (se non quelle prodotte dal Jrc) che lanciano l'allarme sulla tenuta del settore primario nel caso in cui gli obiettivi di Ursula von der Leyen fossero raggiunti.

Le ricerche parlano di un calo consistente della produttività delle aziende agricole e dunque di un aumento delle importazioni di derrate da Paesi terzi per soddisfare il fabbisogno alimentare dei consumatori europei. Secondo le proiezioni ci sarà un aumento dei prezzi, dovuto appunto ad una minore produttività, nonché uno scadimento della qualità di certe derrate. A livello globale inoltre la diminuita produttività europea si ripercuoterebbe sui mercati internazionali causando un aumento di prezzi e una scarsità di derrate.

In ultima istanza gli agricoltori avrebbero seri problemi a mantenere la redditività delle proprie aziende agricole che provocherebbe seri problemi a livello di tessuto produttivo ma anche di tenuta di quello sociale. D'altronde l'agricoltura è oggi il settore che sta risentendo maggiormente degli effetti del cambiamento climatico e secondo Pesonen è necessario che la Commissione stanzi fondi per sostenere il cambiamento e investa in innovazione.

A condividere le preoccupazioni sull'implementazione completa della strategia From Farm to Fork è stato anche Livio Tedeschi, il quale ha voluto ricordare come l'unica strada per mantenere invariata la produttività e quindi garantire la sostenibilità economica e ambientale del settore primario sia l'innovazione. Innovare dal punto di vista degli agrofarmaci, puntando su sostanze attive con un profilo ecotossicologico estremamente favorevole e su prodotti di origine biologica. Ma anche sul digitale, come valido strumento per razionalizzare l'impiego degli input produttivi.

Secondo Tedeschi è necessario però anche uno sforzo da parte di Bruxelles nell'incentivare e accelerare l'innovazione, stanziando fondi ma anche snellendo le procedure burocratiche che oggi rendono l'Unione Europea un mercato estremamente ostico per chi vuole fare innovazione. Un esempio su questo fronte riguarda le Tea, Tecnologie di evoluzione assistita, tecniche di miglioramento genetico in grado di rendere disponibili varietà di piante più performanti e resistenti alle malattie attraverso dei processi naturali. Tecnologie che però ad oggi è difficile impiegare a causa di una legislazione europea datata.


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A dover gestire gli effetti della strategia From Farm to Fork sono anche le aziende agroalimentari che da un lato si approvvigionano di materie prime dagli agricoltori e dall'altro si interfacciano con i consumatori, intercettandone bisogni e desideri. Per Hanneke Faber le aziende del comparto agroalimentare devono essere le prime a sostenere l'obiettivo di un'agricoltura sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.

Faber ha voluto ricordare come Unilever si sia impegnata a raggiungere la neutralità climatica sul fronte delle emissioni di CO2 e come stia supportando gli agricoltori nell'adozione di pratiche rigenerative, un trend che accomuna praticamente tutte le grandi multinazionali del settore.

A difendere le strategie della Commissione Europea era presente il commissario Wojciechowski, che ha voluto ricordare come l'Unione Europea abbia investito pesantemente per sostenere la transizione verso un'agricoltura maggiormente sostenibile e di come gli obiettivi definiti a Bruxelles non siano vincolanti né per gli agricoltori né per gli Stati membri, ma siano più che altro uno sprone per l'Unione Europea nel suo complesso.

Tuttavia in molti sottolineano come gli agricoltori dipendano di fatto dai contributi Pac e di come il Primo Pilastro chieda importanti sforzi dal punto di vista ambientale. E se è vero che nei prossimi anni l'innovazione renderà disponibili soluzioni in grado di rendere l'agricoltura più efficiente e sostenibile, è anche vero che gli sforzi vengono richiesti adesso, mentre i frutti dell'innovazione devono ancora arrivare.

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