Una nuova agricoltura per rispondere alla crescita della popolazione mondiale e alle esigenze di sostenibilità ambientale, economica e sociale, ma anche di tracciabilità e trasparenza dei percorsi produttivi. Il futuro dell'agricoltura - indicato in generale da un quadro europeo delineato dal combinato di Farm to fork, riforma della Pac 2023-2027, Next generation EU - passa obbligatoriamente dai nuovi strumenti digitali. L'agricoltura 4.0 rappresenta uno dei pilastri sui quali si sta costruendo e continua a crescere l'agricoltura del futuro.

Ne sono convinti i vertici di Fieragricola, rassegna internazionale di settore, in programma a Veronafiere dal 26 al 29 gennaio prossimi, che proprio per la 115esima edizione hanno previsto un salone sulla digitalizzazione in collaborazione con Image Line, che da oltre trenta anni ha il futuro in tasca e aiuta a connettere il mondo agricolo per "rac-contare" (raccogliere, contare e raccontare) processi e prodotti del settore primario. Image Line, tra le altre cose, è anche propriertaria di AgroNotizie.
 
Scarica le relazioni del webinar "Agricoltura digitale 2022. Evoluzione e opportunità" in questa pagina.

"Con Fieragricola vogliamo proporre soluzioni concrete per le aziende, così da presentare un progetto nuovo che permetta di procedere nel percorso di digital farming e di formazione, elemento altrettanto fondamentale per compiere quel passo in avanti che l'Europa è orientata a chiedere", ha annunciato Sara Quotti Tubi, event manager di Fieragricola.
 
Big data, interoperabilità, formazione e trasparenza rappresentano i driver fondamentali dell'agricoltura digitale. Logica e matematica, per usare due termini che da secoli dialogano fra loro, sono la base di quella che Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e vicepresidente del Copa, ha indicato essere la "quarta rivoluzione degli ultimi cento anni in agricoltura, dopo le novità genetiche sul grano da parte di Nazareno Strampelli, la diffusione dei trattori fra l'inizio del Novecento e il secondo Dopoguerra, l'avvento della chimica negli anni Sessanta".

Ed è proprio il numero due del Copa a individuare la soluzione a un tema di natura non solo intellettuale e operativa, ma anche giuridica, con le conseguenze di natura economica che ne conseguono: a chi appartengono i dati raccolti dall'agricoltura di precisione, quarto stadio ("il 4.0", spiega Giansanti) della rivoluzione agricola?

"I dati raccolti in campo sono di proprietà dell'agricoltore - afferma Giansanti - ma per fare in modo che esprimano tutto il loro potenziale è necessario che questi vengano condivisi. Solo mettendo a disposizione i dati è possibile compiere quel passaggio ulteriore che consente di crescere e favorire la competitività delle imprese a livello globale".

Per raccogliere i dati in maniera efficiente e favorire il dialogo in chiave IoT, tuttavia, è necessario colmare i limiti del cosiddetto "digital divide". Senza reti operative veloci, sarebbe come voler guidare una Ferrari su una strada sterrata di campagna. Ma qual è la situazione in Italia? E, soprattutto, il gap da colmare è solamente legato alle performance del sistema oppure vi sono anche limiti di natura culturale? Quesiti ai quali ha risposto durante il webinar di Fieragricola e Image Line il professor Gianluca Brunori, ordinario di Economia Agraria all'Università di Pisa e presidente del Comitato consultivo sulla digitalizzazione in agricoltura dell'Accademia dei Georgofili, partendo proprio dai numeri. "Secondo il rapporto Desi 2020 - illustra Brunori - il nostro Paese è agli ultimi posti in termini di digitalizzazione. Quest'ultima può facilitare lo sviluppo sostenibile ma è importante che tutte le imprese agricole anche quelle più piccole vi possano accedere". Limiti dunque di natura strutturale e di capitale umano, che vanno superati attraverso l'inclusione, l'accesso fisico, l'interoperabilità.

In caso contrario, tutte le prospettive di crescita dell'agricoltura digitale resterebbero solo illusorie proiezioni sulla carta. Eppure, i numeri di per sé sarebbero confortanti. Li ha riassunti efficacemente Giuseppe Perrone, EY Blockchain Emeia leader. "Nel 2023 il 35% delle aziende agricole utilizzerà droni per monitorare e gestire colture e bestiame, così da ridurre i costi del lavoro e gestire più superficie - stima Perrone -; nel 2025 il 45% di trattori e attrezzature agricole avranno sensori IoT integrati per la mappatura delle resa e della raccolta; nel 2026 il 75% degli allevatori utilizzerà i dispositivi indossabili smart per fornire informazioni in tempo reale sui livelli di salute e attività degli animali".

Un percorso di sviluppo promettente e in direzione della sostenibilità e dell'efficienza, che già oggi registra trend positivi. Ne ha parlato Maria Pavesi, ricercatrice dell'Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell'Università degli Studi di Brescia (del quale Image Line è partner), sottolineando come gli operatori del settore siano sempre più consapevoli delle opportunità date dall'utilizzo del digitale. "È per questo che il mercato continua a crescere - racconta Maria Pavesi - tanto che nel 2020 ha raggiunto il valore di 540 milioni di euro, nonostante la pandemia".  Una crescita destinata ad aumentare grazie in particolar modo all'utilizzo sempre più diffuso di strumenti quali: sistemi gestionali aziendali, macchinari connessi e i sistemi di monitoraggio e controllo delle attrezzature. Analizzando le tecnologie abilitanti, i sistemi di lettura e analisi di dati e big data rappresentano con il 73% di incidenza il motore fondamentale dell'agricoltura 4.0.

Pioniere della raccolta dati con i sistemi dedicati come Fitogest®, Fertilgest® e successivamente con QdC® - Quaderno di Campagna®, strumento indispensabile per il monitoraggio delle attività, la trasparenza delle operazioni in campo e persino nel dialogo con la Pubblica amministrazione, l'amministratore delegato di Image Line, nonché direttore responsabile di AgroNotizie Ivano Valmori, è fermamente convinto che i big data rappresentino una ricchezza strategica per le imprese agricole e per il mercato a patto che "si crei un ecosistema dell'agroinnovazione che permetta ai diversi attori della filiera di collaborare, interagire tra loro, scambiare i dati e le informazioni per essere tutti insieme parte di un sistema cooperante e fondato su alcuni principi fondamentali: informare e confrontarsi, gestire e condividere, studiare e imparare, perché il dato è il petrolio del 21° secolo, ma per poterne cogliere il potenziale è importante sapere come analizzarlo e utilizzarlo".

Un dato che rimane ad uso esclusivo dell'impresa agricola non svolgerà mai fino in fondo la propria missione, magari finalizzata a sostenere un'intera filiera produttiva o un percorso che, magari, è un simbolo di un territorio.

L'importanza della condivisione è stata sottolineata anche da Antonio Samaritani, amministratore delegato di Abaco Group, il quale ha anche evidenziato l'importanza di alimentare la catena dal valore con il principio della trasparenza. 
Presentando una piattaforma che integra tutte le componenti software necessarie a garantire una corretta attuazione della Politica agricola comune, Samaritani ha mostrato le sinergie possibili tra pubblico e privato per lo sviluppo della smart agriculture, avendo fra l'altro Abaco Group una collaborazione a livello statale con Malta.

Parallelamente alla diffusione delle nuove tecnologie e della digitalizzazione come strumenti per accrescere il valore aggiunto dell'agricoltura, è importante garantire a tutti gli operatori la formazione necessaria, in particolare ai piccoli imprenditori. Giuseppe Perrone, EY Blockchain Emeia leader, ha sottolineato non solo "la necessità di supportare le aziende nella transizione digitale per sostenerne la crescita", ma anche come le tecnologie digitali a supporto dell'agricoltura 4.0 permettano oggi di "rispondere alle esigenze delle nuove generazioni di consumatori, sempre più attenti all'healthy food e attratti dai temi della sostenibilità nella scelta delle aziende da seguire e dei prodotti da acquistare. Il 79% dei consumatori, infatti, desidera ricevere informazioni sull'intero processo di produzione del prodotto, dalla sua origine alla vendita, che solo l'uso corretto dell'agricoltura digitale può fornire in maniera affidabile e trasparente".

In una logica di produzione per il mercato è necessario, infatti, tenere a mente alcuni orientamenti, che influenzano il consumatore durante l'acquisto dei cibi. "Il 70% dei consumatori - riassume Perrone - considera il chilometro zero la scelta sempre più di frequente rilevante nell'esperienza di acquisto; il 55% dei consumatori acquisterebbe un prodotto di un marchio che dimostra un sincero impegno nei confronti dei suoi valori; il 79% dei consumatori desidera ricevere informazioni sull'intero processo di produzione del prodotto dalla sua origine alla vendita; l'82% dei genitori di millennial afferma che un marchio che propone l'indicazione dell'origine degli ingredienti è importante; il 97% dei consumatori italiani considera la reputazione dell'azienda durante l'acquisto e, di questi, il 69% sostiene le cause etiche dei produttori".

Fitogest® è un marchio registrato da Image Line Srl Unipersonale
Fertilgest® è un marchio registrato da Image Line Srl Unipersonale
QdC® e Quaderno di Campagna® sono marchi registrati da Image Line Srl Unipersonale