Un mese di dicembre difficile per l'agricoltura, che paga un conto salato per il maltempo che si è abbattuto in questi giorni sull'Italia. Tra le zone più colpite vi sono Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.

Migliaia di ettari di frutteti, campi coltivati a cereali autunno-vernini e vigneti sono andati sott'acqua in provincia di Modena dove ha esondato il fiume Panaro, scrive Confagricoltura.
"E' impossibile, oggi, fare una corretta quantificazione dei danni, ma basti pensare che molti degli alberi da frutto sono da ripiantumare, con un costo di oltre 50mila euro a ettaro" afferma l'organizzazione.

Nel modenese, nell'area dell'esondazione nei comuni di Gaggio, Castelfranco, Fossalta fino a Nonantola, Ravarino e Bomporto, "Sicuramente ci sono centinaia di ettari di medicai e di campi coltivati a cereali autunno vernini completamente compromessi" spiega il presidente di Confagricoltura Modena, Gianfranco Corradi."L'acqua ha invaso stalle, magazzini, attrezzature, macchinari e spacci aziendali pronti per le vendite degli omaggi natalizi - continua Corradi -; ha danneggiato gli agriturismi nella fase di ripresa dopo il blocco dovuto all'epidemia da Covid e nel momento più promettente dell'anno".
 
Castelfranco, Modena. Maltempo: danni all'agricoltura
Castelfranco Emilia (Mo)
(Fonte foto: © Confagricoltura)

Non va meglio in Veneto, dove il governatore Zaia ha parlato di oltre mezzo miliardo di danni nel complesso, riporta una nota di Confagricoltura. Le province di Padova e Vicenza sono state devastate da nubifragi che hanno causato smottamenti, crolli di infrastrutture e rovinato migliaia di ettari di coltivazioni, compresi vigneti e frutteti.

Nel bellunese, al di sopra di 1.500 metri, sono caduti più di 1,5 metri di neve, creando molte difficoltà per l'approvvigionamento delle materie prime per l'alimentazione dei bovini e il blocco della corrente elettrica provoca molte difficoltà per l'attività agricola come la mungitura, spiega Cia-Agricoltori italiani in un comunicato. Situazione diversa nei territori pedemontani, dove le grandi precipitazioni hanno causato gravi smottamenti, compromettendo l'assetto idrogeologico del territorio. Da una prima stima, solo per il comparto agricolo regionale il danno supera i 20 milioni di euro, afferma l'organizzazione agricola, che segnala inoltre condizioni difficili in Liguria e Piemonte, Toscana, PugliaCampania, Basilicata e Sicilia nel messinese.
 
Difficoltà per la neve e allagamenti diffusi sono segnalati anche in Friuli-Venezia Giulia al Nord, riporta Coldiretti che inoltre segnala fiori e ortaggi finiti sotto decine di centimetri di acqua in Versilia. Trombe d'aria e nubifragi in tutta la Puglia hanno colpito gli uliveti nel brindisino e trascinato via grano e foraggio appena seminati nel barese, mentre in provincia di Lecce è stata registrata una tromba d'aria e ortaggi sono stati sommersi dall'acqua.
 
Ponte di San Martino sul Secchia e San Prospero in provincia di Modena - Fonte: Confagricoltura
Ponte di San Martino sul Secchia e San Prospero in provincia di Modena
(Fonte foto: © Confagricoltura)

Le organizzazioni agricole chiedono che si intervenga affinché gli agricoltori non si debbano più trovare in situazioni così critiche.

"E' ora di intervenire in modo serio, a 360 gradi, per evitare disastri sempre più frequenti" avverte Confagricoltura che spiega inoltre l'importanza della gestione della fauna selvatica: "Nel modenese gli esperti evidenziano che gli argini dei fiumi sono rovinati dalle gallerie sotterranee scavate dalle nutrie, presenti in numero sempre crescente. La tenuta degli argini è fondamentale per la sicurezza di intere popolazioni, e non può essere messa in secondo piano. Non è più tempo di aspettare ulteriori disastri".

Secondo Coldiretti si tratta degli effetti dei cambiamenti climatici uniti al moltiplicarsi di eventi estremi che si abbattono su un territorio reso più fragile dall'abbandono forzato e dalla cementificazione. "I cambiamenti climatici si abbattono su un territorio fragile, ben 7.275 comuni italiani hanno parte del territorio in pericolo di dissesto idrogeologico" sottolinea Coldiretti sulla base dei dati Ispra. "Il risultato è che - continua Coldiretti - sono sette milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi in una situazione di incertezza determinata dall'andamento meteorologico che condiziona la vita e il lavoro. A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall'abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre un quarto della terra coltivata (-28%)" conclude Coldiretti.

"Il quadro è estremamente allarmante ed evidenzia ancora una volta l'urgenza di mettere in sicurezza il territorio italiano" osserva il presidente di Cia, Dino Scanavino che aggiunge: "crediamo non sia più rinviabile un Piano nazionale di manutenzione e di governo del territorio, che sia capace di far fronte alla drammatica questione del rischio idrogeologico legato a fenomeni climatici incontrollabili e sempre più frequenti - continua Scanavino-. Un Piano, lanciato con il nostro progetto 'Il paese che vogliamo', che attivi un dialogo costante con le strutture e i protagonisti delle aree interne, a partire dagli agricoltori, sia sotto la regia della presidenza del Consiglio e non di un singolo ministero e attinga dal Recovery fund le risorse necessarie alla messa in sicurezza dell'Italia".