Vi sono realtà agricole italiane che resistono, si pongono obiettivi ambiziosi e lottano, e magari vincono. Un caso esemplare ci pare quello della cooperativa Coprob, l’unica e sola realtà italiana rimasta nel comparto bieticolo saccarifero. E già questo renderebbe doveroso scriverne.
Il mercato dello zucchero è quanto più globalizzato si possa pensare, un mondo fatto di grandi gruppi, di finanza, di commodity indifferenziate che si muovono da un capo all’altro del pianeta.
Coprobi, la più piccola azienda europea in un settore oramai caratterizzato da gigantismo, ha resistito e rilanciato valorizzando il prodotto, ampliando e segmentando la gamma sugli scaffali di vendita, ma soprattutto innovando i propri cicli produttivi. Quest’anno faranno 1.546 ettari di bietola bio, un dato impressionante, ottenuto anche grazie a coltivazioni effettuate in regioni che della produzione bieticola avevano oramai perso la memoria. Nelle Marche, per esempio, gli ettari sono 355.

Piace capire come il processo abbia fortemente coinvolto tutti gli agricoltori soci attraverso un processo di autocontrollo; un processo di partecipazione agli obiettivi comuni che pare sia nel patrimonio genetico di questa società e che si pone come interessante esempio anche per altri settori. Obiettivi che son però ancora più ambiziosi volendo arrivare a 3mila ettari di bietola biologica nel 2022 e a un totale di 5mila ettari di produzione integrata e sostenibile in conformità Sqnpi (Sistema qualità nazionale produzione integrata).

Si è capito che per affrontare i "Golia del Nord Europa" si deve puntare sulla ricerca e sulla tecnologia (oggi si lavora per esempio su un prototipo di robot per sarchiatura e semina) creando quelle conoscenze che i competitori difficilmente possono replicare.
A parer nostro è quello che deve fare l’agricoltura italiana.