Una risposta comune all'emergenza, con le risorse di tutti gli Stati. A disposizione di tutti i paesi, che prima dovranno indicare un programma di riforme, indicando spese e investimenti. E' un passaggio storico l'accordo sul Recovery fund messo a punto dall'Europa. Una sintesi, non facile, di posizioni diverse che mantiene però inalterata la cifra totale del bazooka a 750 miliardi.

Anche se scendono alcune cifre. Come il pezzo riguardante i sussidi da 500 a 390 miliardi, e viene scambiato il peso tra trasferimenti a fondo perduto e i prestiti da 250 a 360 miliardi. All'Italia andranno 209 miliardi, 82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti, pari al 28% dell'intera somma. Ma pur diminuendo la quota delle sovvenzioni, viene rafforzata di 15 miliardi la parte sostanziale della Resilience recovery facility (che prevede allocazioni dirette ai paesi) che aumenta così da 310 a 325 miliardi. Un taglio riguarda invece la parte di trasferimenti suddivisi tra vari programmi. E, nodi politici permettendo, c'è un plus di 36 miliardi con il pacchetto di risorse del Mes, dedicate alla sanità.


La suddivisione del piano Ue

Recovery and resilience facility: è la parte principale del piano e ora conta su 325 miliardi di trasferimenti a fondo perduto. Si tratta di risorse che vengono allocate direttamente agli Stati membri secondo precisi criteri di ripartizione.

React-Eu: scende a 45 miliardi (da 50) di sussidi veicolati attraverso la politica di coesione verso i territori più colpiti dalla crisi.
Horizon Europe: scende a 11,5 miliardi (da 13,5) di sussidi la dotazione aggiuntiva per sostenere la ricerca in Europa.
InvestEU (ex piano Juncker): scende a 11,5 miliardi di sussidi (da 30,3) la dotazione per mobilitare nuovi volumi di investimenti.
Solvency support instrument: viene azzerato (meno 26 miliardi) il fondo a sostegno delle aziende entrate in crisi a causa del coronavuirus.
Fondo agricolo per lo sviluppo rurale: scende a 7,5 miliardi la dotazione supplementare di 15 miliardi di sussidi per azioni in linea con il Green deal.
Just transition fund: passa a 10 miliardi da 30 la dotazione integrativa per finanziare azioni di sostegno ai territori più in difficoltà sulla transizione ecologica.
RescuEu: resta invariata a due miliardi di sussidi la dotazione per rafforzare la protezione civile Ue.
Eu4Health: il nuovo programma europeo per la sanità scende a 5 miliardi di sussidi (da 7,7).
Azione esterna: scende a 10 miliardi di sussidi (da 15,5).

I fondi arriveranno nel 2021, ma il 10% dei sussidi, più o meno 8 miliardi potranno essere anticipati e finanziare progetti già avviati. L'Italia dovrà indicare le riforme che intende realizzare tenendo conto delle raccomandazioni Ue che tra le altre cose indicano di rivedere pensioni, lavoro, giustizia, Pubblica amministrazione, sanità e istruzione. Ora si tratta di riuscire a combinare le misure d'emergenza con le strategie per il futuro.

Per l'agricoltura, con le risorse che arriveranno, servirà - come per il resto - un piano complessivo di rinascita delle terre per rilanciare l'economia e la produzione in base ai nuovi bisogni della popolazione. Un piano che dovrà far parte del Recovery plan che il Governo scriverà, e che non dovrà essere soltanto economico ma anche e soprattutto sociale e sostenibile. Il Recovery fund è la prima opportunità. Così come la Pac che su 600 miliardi di aiuti proverà a farne arrivare soltanto il 20% ai piccoli e medi produttori.

Ora "abbiamo maggiori opportunità grazie all'accordo sul Recovery fund. Abbiamo risorse importanti e l'Italia deve dimostrare di meritarsele, attraverso una visione del sistema paese. Questa è la sfida che abbiamo davanti - ha osservato la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova - per quanto riguarda il nostro settore, abbiamo l'opportunità di rispondere a bisogni concreti progettando il futuro. Se sarà necessario troveremo le risorse per aumentare i fondi. Ora, come non mai ci vuole coraggio, visione e determinazione. Serve uno sforzo particolare per il Mezzogiorno e la zootecnia deve essere un settore nel quale si può fare di più e meglio e in questo chiedo aiuto agli operatori del settore. Il risultato raggiunto afferma un'idea di Europa solidale e inclusiva".


Le associazioni

"L'accordo trovato sul Recovery fund è fondamentale - ha detto il presidente della Cia agricoltori italiani, Dino Scanavino - sia per la ripresa dell'economia dopo il lockdown, sia per la tenuta sociale del sistema Europa. Adesso altrettanto importante è che il Governo costruisca fin da subito un concreto progetto di rilancio del paese. L'Italia, insomma, dovrà definire un piano nazionale, per implementare la riforma della Pac, valorizzando il lavoro degli agricoltori e il contributo ambientale, sociale ed economico".

"Gli agricoltori vanno messi nella migliore condizione possibile per svolgere la loro missione principale: garantire la sovranità alimentare dell'Unione europea in un quadro di crescente sostenibilità ambientale e valorizzazione delle aree interne - ha osservato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - ci aspettavamo la conferma delle risorse finanziarie per la Pac in termini reali; ma è senz'altro positiva la scelta fatta dal Consiglio europeo di non rendere obbligatorio il massimale sui pagamenti diretti destinati alle imprese di maggiore dimensione".

"Da quando è iniziata la pandemia in Italia, il 57% delle 730mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell'attività, con un impatto che varia da settore a settore - ha rilevato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - l'obiettivo di un adeguato livello di approvvigionamento alimentare torna a essere un tema di sicurezza nazionale per il quale un sostegno importante può arrivare dal Recovery fund. L'arrivo dei finanziamenti europei per l'Italia, che dovranno essere spesi per il rilancio dell'economia, non deve farci dimenticare la necessità di un piano straordinario di almeno 1 miliardo per acquistare cibo 100% made in Italy da destinare alle famiglie più povere per l'emergenza sociale".


La compatibilità verde

"Stiamo andando a tutta velocità, lavoriamo sodo perché il Recovery fund entro la fine dell'anno sia a disposizione dei suoi destinatari; i governi sanno che spendere in investimenti in questo momento può fin d'ora essere contabilizzato nel prossimo Recovery fund, purché compatibili con il Green deal. L'Europa non è ancora fuori dall'emergenza, ma siamo arrivati ad un grande spartiacque, che abbiamo superato rimanendo uniti". Per il ministro dell'Ambiente Sergio Costa "ora che ci sono i soldi penso che si debba pensare a un cuneo fiscale ambientale. Una diminuzione del costo del lavoro per le aziende che si impegnano a investire nell'economia green, secondo criteri fissati dal Parlamento. Abbiamo adesso un'enorme opportunità e responsabilità, quella di traghettare l'Italia verso una ripresa economica più sostenibile e inclusiva, alimentando con i fondi a disposizione il Green deal".


Le condizioni ambientali e digitali

Ora sarà tutto nuovo. A cominciare dal modello di economia che dovrà spingerci fuori dalla crisi. Al cuore del Recovery fund - che comunque vale 750 miliardi di euro - l'Europa ha piantato la transizione ecologica e il digitale. Uno schema, quello delle condizionalità ambientali, di cui non si può fare a meno immaginando la prossima società che si intende costruire. E che, l'emergenza dettata dal coronavirus ha accelerato in tutte le sue estensioni. I progetti sul digitale e la transizione ecologica, con il Green deal, sono ormai delle pre-condizioni, e non più soltanto degli indicatori di valutazione.


Il momento storico

L'Italia si ritrova in una situazione unica: la Bce che compra debito a pieno ritmo, l'Europa che decide di destinare a noi le risorse più consistenti pari a 209 miliardi, il patto di stabilità sospeso, lo scostamento di bilancio per una nuova manovra da 25 miliardi, e il possibile arrivo anche del Mes. Ci sono risorse per pianificare i prossimi venti anni del paese che si vuole costruire.

Gli interventi dovranno essere calibrati per la crescita, lo sviluppo sostenibile, la transizione tecnologica in chiave ambientale della filiera industriale. Il programma nazionale di riforma, che di solito viene scritto in contemporanea al documento di programmazione economica e finanziaria, offre la base per mettere a punto le aree su cui lavorare dando anche delle indicazioni specifiche. Di sicuro il Recovery plan che l'Italia proverà a presentare a settembre dovrà essere in linea con le 'regole' immaginate dalla Commissione europea che, nelle scelte di Ursula von der Leyen, sono già abbastanza delineate.

L'obiettivo prioritario è "incrementare fortemente gli investimenti pubblici", puntando nei prossimi quattro anni ad "almeno un punto percentuale in rapporto al Pil rispetto al 2019". Primo punto dovrà essere il rafforzamento della resilienza e la capacità del sistema sanitario, a cominciare dagli operatori sanitari, dall'assistenza essenziale, dai presidi territoriali. E ancora tra le raccomandazioni all'Italia c'è la tutela dell'occupazione, l'offerta di liquidità all'economia, investimenti nel Green deal e nel digitale, l'efficientamento della Pubblica amministrazione e la riforma del sistema giudiziario. La parte preponderante in quanto a volumi la prenderanno le infrastrutture, come il 5G, la fibra, i trasporti, la rete autostradale e quella ferroviaria. E non andrebbe sottovalutato il nucleo di risorse da spendere per istruzione e ricerca; cosa che mentre settembre si avvicina richiede un'attenzione sempre più particolare.