Chiacchierando con il mio verduraio (ovvio: sempre con la mascherina indossata) ho appreso che le melanzane si son tornate a vendere il martedì.
Non vi sembri un delirio: io raccomando sempre ai miei studenti che, nel caso trovino qualcuna/o che prepari la parmigiana il martedì, devono immediatamente sposarla/o.

Gli specialisti ci spiegano infatti che una delle massime manifestazioni di affetto è quella di spendere tempo in cucina per preparare qualche cosa di buono per i propri cari. Sta di fatto che la melanzana è verdura di lunga preparazione, il cui consumo è da anni in netto calo e che si vende, se si vende, solo nel fine settimana quando la gente ha tempo di cucinare.
Il lockdown ci ha quindi restituito tempo per la cucina e, forse, anche per curare gli affetti.

Qualche informazione in più sui consumi rispetto all'amico verduraio me l'ha data il Nomisma, che per la bisogna ha istituito un apposito osservatorio sul "lockdown" (marò che brutta parola). Leggo, ahinoi, che sono in  peggioramento la forma psico-fisica ed economica – però per contrappasso vi è molta più attenzione ai consumi. Secondo Nomisma il 22% dei consumatori della Penisola ha aumentato l’acquisto di prodotti italiani, il 22% ha aumentato quello di prodotti locali e il 28% ha iniziato a ricercare prodotti da filiere "corte". Infine il 40% ha aumentato gli acquisti di ingredienti: dal lievito alla farina fino alle già citate melanzane e mill’altre verdure.

Anche la sostenibilità diventa un concetto più familiare se è vero che vi è un aumento del 20% dell’interesse per i prodotti "sostenibili" e del 12% per il packaging a ridotto impatto ambientale. Un'indicazione in più me la dà un amico grossista, fine osservatore di fatti di mercato: secondo lui i consumatori italiani si sono accorti che c’è di molto meglio rispetto per esempio alla fetta di ananas che la nostra ristorazione si è accanita per decenni a propinarci a fine pasto.

Conclusione: w l'amore e la parmigiana.