Una tendenza si deve constatare: quello che veniva chiamato lo "spirito europeo" è nettamente in declino. E l'agricoltura, ovvero gli agricoltori, possono essere i primi a farne le spese.
Non vogliamo parlare di Pac, argomento che lasciamo volentieri ad altri, ma di mercato. Inevitabilmente i mercati dei differenti paesi europei stanno diventando sempre più sciovinisti.

Oggi la Brexit è cosa fatta ma da anni nei supermercati inglesi si vendevano (e bene) prodotti con la Union Jack che garriva sopra le confezioni – e notiamo che il Regno Unito ha una produzione agricola tutto sommato risibile.
Più preoccupante la situazione di altri paesi.
La Francia, come noto, è un paese assolutamente sciovinista e prima di importare, ad esempio una pera, deve averne i magazzini vuoti. In Germania negli ultimi mesi, e per la prima volta da decenni, vi sono state animate manifestazioni da parte degli agricoltori, che anche prima di Natale hanno invaso con i loro trattori le strade di Berlino, continuando poi a manifestare in varie parti della Germania. Angela Merkel ha allora chiamato a correo le grandi catene di supermercati nazionali (che in Italia conosciamo anche troppo bene - a partire dai discounters Lidl e Aldi) ammonendole di smettere di farsi concorrenza attraverso la tecnica del sottoprezzo a spese dei produttori - e arrivando a postulare un prezzo minimo garantito per agricoltori e allevatori.
La cancelliera è stata di rimando redarguita dal rappresentante della potente organizzazione del commercio tedesca con l'accusa di immischiarsi nelle logiche del libero mercato.

Conclusione: il ministro per l'Agricoltura Kloeckner alla grande fiera nazionale Grüne Woche ha promesso un pacchetto di aiuti da un miliardo di euro (oddio: che siano aiuti di stato?) e poi l'impegno del governo a incentivare una alleanza per la comunicazione fra produttori e distributori al dettaglio con lo scopo (guardate bene) di incentivare il consumo di prodotti nazionali, regionali e locali. Evviva.