"L'arte del pizzaiuolo napoletano" è infine diventata patrimonio immateriale dell’umanità dopo una lunga trattativa internazionale iniziata nel 2009. E non mancano le prescrizioni: dovrà rimanere un "piatto popolare". Alla portata di tutti, per non tradire la propria origine.

A renderlo noto il 7 novembre 2017 è stato il ministero delle Politiche agricole, riportando la notizia giunta nella notte dall’isola di Jeiu in Corea del Sud, dove il Comitato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco ha deliberato l’iscrizione.

Reazioni positive sono così giunte da ogni parte. Nello scorso fine settimana a Napoli si è sviluppata spontaneamente una vera e propria festa popolare, con pizze offerte gratuitamente agli avventori nelle pizzerie, dove i clienti hanno anche prenotato “pizze sospese” per consentire proprio a tutti di partecipare all'evento. Forte il versante agricolo del riconoscimento: pomodoro e mozzarelle, tra gli ingredienti fondamentali della pizza, hanno una importante radice produttiva sul territorio meridionale e campano.

La candidatura era stata avviata dal Mipaaf nel marzo 2009 ed è stata condotta da una specifica task force di esperti guidata dal professor Pier Luigi Petrillo, capo dell’Ufficio legislativo della Regione Campania.
 

Martina: "Un altro successo del made in Italy"

"Il made in Italy ottiene un altro grande successo – ha affermato il ministro Maurizio Martina – È la prima volta che l'Unesco riconosce quale patrimonio dell'umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro paese".

"È un'ottima notizia che lancia il 2018 come Anno del cibo
- ha ancora detto il ministro - L'arte del pizzaiuolo napoletano racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze, gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in generazione. E' un riconoscimento storico che giunge dopo un complesso lavoro negoziale durato oltre otto anni, che premia l'impegno del ministero al fianco delle associazioni dei pizzaiuoli".
Il ministro ha poi ringraziato le istituzioni locali, la Regione Campania, gli esperti e tutti coloro che hanno reso possibile l'impresa.

Ma l'Italia non è nuova a questo genere di imprese. Nel 2010 era arrivata la proclamazione della dieta mediterranea, primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare iscritto nella lista dell'Unesco; nel 2014, il riconoscimento della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, primo elemento culturale al mondo di carattere agricolo riconosciuto dall'Unesco. E ora si aggiunte l'arte del pizzaiuolo napoletano. Dei sei elementi italiani riconosciuti dall'Unesco patrimonio dell'umanità, ben tre sono riconducibili al patrimonio agroalimentare.
 

De Luca: "Grande riconoscimento per la Regione Campania"

"Un grande riconoscimento per l'Italia, per Napoli e la Regione Campania". Così il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca ha commentato l'importante successo ottenuto grazie all'impegno del capo dell'Ufficio legislativo della Regione, il professor Luigi Petrillo, che ha seguito personalmente, da Parigi fino in Corea, il dossier che ha portato al riconoscimento.
 

Consorzio Mozzarella di bufala campana Dop: "Inizia una nuova storia"

“È il giusto e meritato riconoscimento a un’arte antica, che è simbolo di Napoli e dell’Italia nel mondo. Da oggi comincia una nuova storia, tutta da scrivere, di cui noi facciamo e faremo parte sempre più orgogliosamente".
Questo il primo commento del presidente del Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana Dop, Domenico Raimondo.
“La mozzarella di bufala campana Dop – ha aggiunto Raimondo – è indissolubilmente legata alla pizza per tradizione e cultura. Inoltre l’utilizzo del nostro prodotto è previsto nel disciplinare di produzione della pizza verace napoletana. Questo successo testimonia che quando l’Italia riesce a fare davvero sistema sa cogliere importanti traguardi. Da Seul arriva anche la conferma che la pizza deve restare un piatto popolare. Un plauso incondizionato va alle istituzioni, alle associazioni e soprattutto ai tantissimi pizzaioli, sempre più preparati, che ci hanno creduto sin dall’inizio. Tutti insieme hanno firmato una straordinaria pagina che sa di futuro”.
 

Coldiretti Campania: "Realizzato un sogno"

Grande soddisfazione è stata espressa dal vicepresidente nazionale di Coldiretti Gennarino Masiello, in Corea insieme alla delegazione italiana. Coldiretti è stata protagonista della più grande raccolta di firme a sostegno di una candidatura mai realizzata prima, insieme all’Associazione pizzaiuoli napoletani e alla fondazione UniVerde.
“Abbiamo realizzato un sogno – ha commentato Masiello –  E' una vittoria del made in Italy, della capacità degli italiani e dei napoletani di trasformare materie prime uniche al mondo in un prodotto divenuto universale. Era necessario riconoscere l’unicità di questo legame forte tra saperi e territorio. La pizza è stata inventata nei vicoli di Napoli nel 1889 da ingredienti semplici e da un’idea geniale. Si è diffusa poi in tutto il mondo con stravolgimenti spesso discutibili. Ma è proprio il saper fare degli artigiani pizzaiuoli che distingue un percorso culturale e storico. E nella capacità di fare c’è anche la scelta di farina, pomodoro, mozzarella e altre eccellenze agroalimentari della nostra terra”.
 

Cia Campania: "Sigillo universale su valore unico"

“E’ stato posto un sigillo universale al valore unico di sapori e di saperi di cui la pizza napoletana è sintesi ineguagliabile”. Così Alessandro Mastrocinque, vice presidente nazionale di Cia nazionale e numero uno di Cia Campania. “Siamo di fronte al riconoscimento del saper fare di maestri artigiani che hanno saputo elevare la preparazione di una pietanza in un patrimonio di valori in grado di cementificare l’identità culturale di un territorio e, al tempo stesso, di far conoscere in tutto il mondo le eccellenze agroalimentare della Campania"

“Puntare sulla qualità dei nostri prodotti alimentari è l’unica strada per tutelare la nostra storia ma soprattutto il nostro futuro. Questo riconoscimento può e deve segnare anche un punto di svolta nell’attenzione delle istituzioni nei confronti di chi conserva e fa crescere giorno per giorno le nostre eccellenze agroalimentari, dalla mozzarella all’olio, dalla farina al pomodoro" ha concluso Mastrocinque.