La provincia di Trento è una zona vocata alla viticoltura, ma con una variabilità di suoli e microclimi enorme. Per gestirla in maniera ottimale e affiancare il viticoltore nella conduzione del vigneto, Cavit ha sviluppato Pica (Piattaforma integrata cartografica agriviticola), una piattaforma digitale di gestione del vigneto.
Grazie a Pica è possibile avere un supporto alle decisioni basato sui dati che coinvolge ogni aspetto della vita di una azienda agricola. Dalla scelta della migliore cultivar per l'impianto ai trattamenti, passando per gli interventi agronomici e la vendemmia.

Cavit è una cooperativa a cui aderiscono dieci cantine sociali che rappresentano oltre il 60% della produzione vitivinicola trentina. Sono circa 4.500 i soci conferitori che gestiscono una superficie vitata di 5.400 ettari. Realtà dunque molto frammentata e sparsa su un territorio con delle variazioni di suolo e clima molto elevate. Si va dalle parcelle a fondo valle fino a quelle a 800 metri sul livello del mare. Dai suoi alluvionali fino a quelli glaciali e vulcanici.

"Per gli agronomi di Cavit e delle cantine sociali gestire queste variabilità e interloquire con i soci era molto complesso", spiega ad AgroNotizie Andrea Faustini, responsabile scientifico del team agronomico di Pica.
"Nel 2010 abbiamo dunque deciso di creare Pica, una piattaforma digitale che ci permettesse di gestire la variabilità in campo e avere una comunicazione più veloce con gli agricoltori".

Per la parte digitale Cavit si è rivolta ad uno spin off della Fondazione Bruno Kessler, Mpa Solution, che ha costruito l'architettura informatica di Pica. Mentre la Fondazione Edmund Mach ha contribuito alla parte agronomica e della caratterizzazione del territorio.

La piattaforma racchiude una vera miniera di informazioni. Sono state infatti identificate tutte le parcelle, oltre 35mila, ad ognuna delle quali è associata una scheda con le informazioni sul suolo e la caratterizzazione orografica, che comprende informazioni come la posizione, l'altitudine, la radiazione solare e il fotoperiodo. A questo si aggiungono i dati sul vigneto: vitigno, forma di allevamento, anno e sesto di impianto.
 

Tutte informazioni che vengono poi incrociate con i dati della rete di centraline meteo sparse sul territorio della Fondazione Edmund Mach. "Con il sistema si riescono ad indicare le scelte irrigue attraverso l'elaborazione del dato meteorologico circostanziato sulla profondità del terreno e sulla tessitura del suolo della singola parcella", spiega Faustini. "Oppure al viticoltore che vuole realizzare un nuovo impianto siamo in grado di consigliare le cultivar che meglio si adattano alle caratteristiche di quella parcella".

Parte di Pica è il software HarvAssist, che sfruttando dati storici delle vendemmie e l'andamento climatico è in grado di prevedere le principali caratteristiche delle uve: dal pH al grado zuccherino. In questo modo si possono raccogliere i grappoli nel momento migliore.

L'interfaccia grafica di Pica
(Fonte foto: Cavit)

Non è tuttavia l'agricoltore ad interfacciarsi direttamente con Pica, ma è il tecnico di Cavit o delle cantine sociali, il quale interpreta i modelli del sistema e supporta il viticoltore nella gestione del vigneto, anche nel caso della difesa della coltura.

"Senza Pica non sarebbe possibile organizzare per un territorio così vasto e variegato un lavoro personalizzato sulle esigenze di ogni viticoltore", continua Faustini.
"Le indicazioni sui trattamenti e le informative tecniche relative alle operazioni agronomiche, dalla concimazione al diradamento, vengono comunicate ai soci sulla base delle caratteristiche delle parcelle e dei dati meteorologici. Abbiamo selezionato una ventina di gruppi diversi che condividono al loro interno una omogeneità e che richiedono dunque una gestione mirata".

Se ad esempio in una zona del Trentino piove e ci sono temperature che possono portare all'insorgenza della peronospora, non è detto che nelle altre ci siano le stesse condizioni. E i trattamenti dunque possono essere fatti solo lì dove serve. Gli agricoltori vengono avvertiti tramite sms, oppure email e per gli irriducibili del cartaceo anche attraverso i classici bollettini affissi in bacheca nelle cantine.

"Pica non vuole certo sostituirsi all'agricoltore, è piuttosto un supporto al lavoro del tecnico e alle decisioni che alla fine spettano sempre al viticoltore", ci tiene a precisare Faustini. "All'inizio c'è stato un po' di timore nei confronti di questi strumenti, ma oggi ogni remora è stata abbandonata. L'esperienza dei viticoltori e la loro presenza sul territorio rimane essenziale per ottenere uve di alta qualità".

La scheda geografica ed orografica di Pica
(Fonte foto: Cavit)

Questa piattaforma è utile anche per monitorare la diffusione dei parassiti, come la Drosophila suzukii, il Planococcus ficus, la Lobesia botrana o lo Scaphoideus titanus. Quando il tecnico è in campo può registrare tramite tablet o smartphone la presenza dell'insetto. A quel punto solo gli agricoltori limitrofi al focolaio vengono avvertiti di prendere contromisure specifiche. In questo modo si ha un intervento efficace senza ingenerare inutili allarmismi tra gli agricoltori della zona che possono portare a trattamenti ingiustificati.

Tirando le somme, quali sono i vantaggi di una piattaforma come Pica? Prima di tutto la possibilità da parte dei tecnici di dare consigli personalizzati, attività che altrimenti non sarebbe possibile in un territorio così diversificato come il Trentino. Inoltre si velocizza lo scambio di informazioni tra gli agricoltori e gli agronomi. Ed infine per le aziende agricole, oltre ad una maggiore facilità di gestione del vigneto, si può anche generare un risparmio economico dovuto ad una riduzione degli interventi in campo, ad esempio di difesa, che vengono consigliati solo quando effettivamente necessari.